Dopo mesi di aspre polemiche verranno resi noti sulla prestigiosa rivista scientifica i dati relativi al “supervirus” dell’influenza aviaria creato in laboratorio.
Alla fine si farà. Le analisi ed i risultati relativi al super virus dell’influenza aviaria H5N1, probabilmente ibridato con quello della suina H1N1 e mutato in laboratorio per amplificarne la letalità a fini di studio, saranno pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Science.
La decisione è stata preceduta da mesi di asprissime polemiche, tra ricercatori ma anche tra chi difende la libertà di divulgazione scientifica e chi vede nell’operazione un serissimo rischio per la sicurezza mondiale, governo degli Stati Uniti in primis. Il supervirus, realizzato attraverso gli studi del ricercatore olandese Ron Fouchier dell’Erasmus Medical Center e dal professor Yoshihiro Kawaoka della University of Wisconsin, ha la capacità di essere facilmente trasmissibile tra uomo e uomo (attraverso uno starnuto) e potenzialmente in grado di sviluppare una gravissima pandemia.
E’ stato creato in laboratorio proprio per capire quanto il virus dell’influenza aviaria -in natura- possa diventare pericoloso per la nostra specie attraverso le mutazioni. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha sottolineato che un rischio di influenza pandemica “è possibile” e da diversi anni si stanno attuando contromisure per prevenirla e contrastarla. Ad oggi non sono moltissime le persone contagiate dall’H5N1 -tutte nel sud est asiatico e a stretto contatto con pollame infetto in scarsissime condizioni igieniche-, inoltre il contagio tra uomini si è verificato in casi del tutto eccezionali, tuttavia la mortalità è molto alta ed una possibile diffusione mondiale potrebbe avere effetti imprevedibili. Per queste ragioni sono stati avviati studi come quello condotto Ron Fouchier all’Erasmus Medical Center, un progetto finanziato dagli stessi Stati Uniti.
Il supervirus ottenuto dalle ricerche di Fouchier e Kawaoka è tenuto sotto strettissima sorveglianza nei laboratori scientifici e con esso i dati che ne hanno contribuito alla realizzazione, tuttavia sin dalla divulgazione delle prime notizie si è riflettuto sull’eventualità di diffonderne o meno i dettagli.
Oggi è giunta la notizia dalla CNN che questo passo si farà. Secondo il professor Anthony Fauci del National Institute of Health Usa “la pubblicazione dei risultati aiuterà a proteggerci in caso di mutazione spontanea dell’H5N1 naturale”, mentre per il dottor Thomas Inslesby del Center for Biosecurity di Pittsburgh questa scelta “ci avvicinerà ad un incubo”. “Stiamo scherzando col fuoco -ha spiegato il professor Inslesby- e se il virus mutato per qualche ragione dovesse lasciare i laboratori potrebbe mettere a repentaglio la vita di centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo”. Per alcuni il semplice fatto che verranno resi pubblici i risultati spingerà numerosi laboratori a lavorare sul virus e ciò, per semplice effetto statistico, aumenterà sensibilmente il rischio di perderne il controllo. Il pericolo maggiore, tuttavia, secondo molti risiede nelle organizzazioni terroristiche, che potrebbero utilizzare questi dati per creare il proprio virus mutato ed utilizzarlo come letale arma biologica. Un rischio concreto che andrebbe scongiurato in qualunque modo.
Il “bavaglio” alla divulgazione scientifica in determinati, circoscritti e specifici casi potrebbe essere una soluzione saggia e non censoria, tuttavia in molti erano preoccupati dalla possibile creazione di un “precedente” e ciò alla fine ha portato alla situazione attuale. Anziché decidere di pubblicare tali dati su riviste accessibili a chiunque, non sarebbe stato opportuno passarle solo ai laboratori ed ai ricercatori che ne facevano specifica richiesta? In questo modo si sarebbe scongiurato il rischio di passare informazioni delicatissime nelle mani sbagliate e non si sarebbero posti freni agli studi per contrastare il virus. In aprile, su Nature, sono state riportate alcune informazioni sui rischi che corre Ron Fouchier passando tali informazioni a Science senza il permesso del governo olandese, ovvero fino a 6 anni di reclusione e 78.000 Euro di multa. Non è ancora chiaro quali accordi siano stati presi, l’unica certezza è che prossimamente vedremo su Science la pubblicazione di queste controverse informazioni col rischio che ne consegue.
Articolo Tre – 14 maggio 2012