Usa, Canada, Gran Bretagna e Unione Europea si preparano ad affrontare un eventuale ampliamento dei contagi da virus aviario A/H5N1 con misure preliminari per la produzione e l’acquisto di vaccini contro l’influenza aviaria
Gli Stati Uniti, l’Unione Europea e altri Paesi stanno adottando misure preliminari per sviluppare e acquistare vaccini contro l’influenza aviaria. Questo vaccino potrebbe essere destinato alla protezione di lavoratori dell’industria avicola, veterinari e tecnici di laboratorio, considerati i più esposti al rischio di contagio.
Francesco Vaia, direttore della Prevenzione del ministero della Salute e ospite dell’evento “Siamo pronti alla prossima pandemia?” al Festival dell’Economia di Trento è intervenuto in merito agli ultimi sviluppi relativi ai casi di aviaria e alle risposte messe in atto da USA, Canada e Gran Bretagna.
Vaia ha dichiarato “L’aviaria non mi spaventa e non rincorro i colleghi che lanciano allarmi. Calma, in Italia e in Europa zero casi. Nel mondo abbiamo 13 contagi umani: in Cina, USA, Cambogia e Vietnam. Lunedì ho convocato i direttori dei laboratori di Virologia e Microbiologia’’
Le risposte di USA, Canada, Gran Bretagna e Unione Europea
La scorsa settimana, il governo americano ha annunciato la preparazione di quasi 5 milioni di dosi di un vaccino prodotto da CSL, specifico per il virus dell’aviaria. Fonti dell’Unione Europea hanno riferito all’agenzia di stampa britannica Reuters che stanno negoziando l’acquisto dello stesso vaccino. Canada e Gran Bretagna stanno intraprendendo analoghe trattative. Queste operazioni rispondono alla rapida diffusione di un nuovo ceppo di aviaria emerso nel 2020, che ha causato un numero senza precedenti di decessi negli allevamenti di polli e che recentemente ha iniziato a infettare diverse specie di mammiferi, inclusi i bovini.
Da quando, nell’aprile 2024, l’infezione da virus A/H5N1 è stata rilevata in un lavoratore agricolo del Texas durante un’epidemia in corso tra le mucche da latte in più stati, il livello di attenzione è aumentato. “Il rischio attuale per la popolazione statunitense derivante dal virus A/H5N1 è basso”, ribadiscono i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie CDC nel rapporto “Morbidity and Mortality Weekly Report”. Tuttavia, “le persone esposte ad animali infetti o materiali contaminati, compreso il latte vaccino non pastorizzato (crudo), corrono un rischio maggiore di infezione da virus A/H5N1 e dovrebbero adottare le precauzioni raccomandate, compreso l’uso di dispositivi di protezione individuale, l’automonitoraggio dei sintomi della malattia e, se sintomatici, richiedere una tempestiva valutazione medica per il test dell’influenza e il trattamento antivirale se indicato. Ci stiamo stanno preparando alla possibilità di un aumento del rischio per la salute umana.”
I CDC hanno affermato che la decisione di somministrare il vaccino come misura preventiva ai lavoratori dei settori più esposti dipenderà da vari fattori, tra cui il grado di diffusione del virus, la gravità della malattia e il numero di persone non legate alle industrie a rischio di contagio dall’aviaria che vengono infettate.
Sia Pfizer che Moderna, sono state contattate dalle autorità di diversi Paesi per sviluppare un vaccino contro questi virus aviari.
I casi registrati
Lo scorso aprile è stato identificato un caso di influenza aviaria in un uomo nel Texas. Si ritiene che il contagio sia avvenuto a seguito di un probabile doppio salto di specie del virus. Secondo le autorità statunitensi, il paziente avrebbe avuto contatti ravvicinati con vacche da latte a loro volta infette. Questo costituisce il secondo caso di H5N1 in un essere umano negli Stati Uniti, dopo un episodio precedente in Colorado nel 2022.
Un ulteriore caso di contagio è stato confermato pochi giorni fa in un bracciante del Michigan, un lavoratore di un’azienda lattiero-casearia dove il virus A/H5N1 è stato riscontrato nelle mucche. Secondo quanto riportato dai CDC, l’uomo ha mostrato solo sintomi oculari, quali la congiuntivite emorragica, manifestazioni simili a quanto osservato nel caso precedentemente registrato in Texas.
Dal lavoratore del Michigan sono stati prelevati due campioni di materiale biologico, uno dal naso e l’altro dagli occhi. Il campione nasale è risultato negativo al virus dell’influenza, mentre quello oculare ha confermato l’infezione da virus aviario dopo essere stato sottoposto al test specifico presso i laboratori dei CDC, fra i pochi centri in grado di eseguire tale analisi. Attualmente, sono in corso tentativi di sequenziamento del virus nel campione oculare, e ulteriori analisi genetiche cercheranno di individuare eventuali mutazioni che potrebbero influenzare la valutazione del rischio da parte dell’agenzia.
La diffusione negli animali
Secondo i dati raccolti dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, la scorsa settimana il virus è stato confermato in 54 mandrie da latte distribuite in nove Stati. Di queste, quindici si trovavano nel Michigan. L’esposizione umana al virus nell’industria del pollame e del latte potrebbe aumentare il rischio di una mutazione del virus, potenzialmente rendendolo più capace di diffondersi tra le persone. Si ritiene che gli animali infettati abbiano contratto il virus da specie selvatiche di uccelli o dal pollame allevato nelle vicinanze. “Questi virus” hanno dichiarato i CDC “possano mutare in modo da riuscire a infettare facilmente le persone e diffondersi efficacemente tra loro, potenzialmente provocando una pandemia. Pertanto, una sorveglianza e un’indagine complete a livello mondiale su ogni nuovo caso di influenza A negli esseri umani sono essenziali per prepararsi a qualsiasi sviluppo che aumenti il rischio per la salute umana.” Il Dipartimento dell’Agricoltura del Nebraska ha dichiarato di monitorare attentamente la situazione e di chiedere un permesso speciale per l’importazione di femmine riproduttrici di bovini da latte al fine di proteggere le mandrie locali.
Recentemente, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) ha pubblicato un rapporto sull’influenza aviaria, evidenziando che, tra dicembre 2023 e marzo 2024, i casi registrati di influenza aviaria ad alta patogenicità negli uccelli in Europa sono stati inferiori rispetto ai periodi precedenti. Inoltre, in Europa non sono stati segnalati casi di trasmissione del virus agli esseri umani fino ad ora, grazie anche alle misure di contenimento attuate negli allevamenti.
Il virus è inoltre stato rilevato in quantità significative nel latte crudo proveniente dalle mucche infette, ma i funzionari governativi assicurano che i prodotti lattiero-caseari pastorizzati venduti nei negozi di alimentari sono sicuri, poiché è stato confermato che il trattamento termico elimina il virus.
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