Il ministero della Salute ha predisposto il Piano di sorveglianza nazionale per l’Influenza aviaria relativo all’anno 2015. Nella nota con cui viene trasmesso alle regioni e agli Izs, il direttore generale Sanità animale, Silvio Borrello, specifica che esso dovrà essere portato a termine entro il 31 dicembre 2015. Le strategie rispondono alle caratteristiche del sistema produttivo avicolo italiano, alle variabili geografico-ambientali, ai fattori meteo-climatici e migratorio-stagionali. Il Piano dettaglia aziende avicole da campionare, le procedure e i periodi di campionamento, la frequenza dei test e l’esecuzione dei test di laboratorio. Le misure da applicare in caso di focolaio di virus influenzali sono quelle previste nella direttiva 2005/94/CE e dal Manuale diagnostico per l’influenza aviaria. Sulla base dell’analisi della situazione epidemiologica e dei fattori di rischio è stata ridistribuita la numerosità campionaria e ridefinita la frequenza del campionamento negli allevamenti avicoli.
In particolare, è stata presa in considerazione la concentrazione e la tipologia delle aziende avicole in zone ad alta densità. A seguito dell’elaborazione dei dati di popolazione, presenti in Banca dati Nazionale, sono state predisposte mappe relative alla presenza di allevamenti distribuiti per provincia , e mappe indicanti la consistenza delle specie considerate a maggior rischio sulla base dei dati epidemiologici delle precedenti epidemie di influenza aviaria in Italia (tacchini da carne, galline ovaiole, anatre e oche).
La maggiore numerosità di allevamenti è presente in una macroarea area che ricomprende gran parte della Regione del Veneto e della Lombardia (province di Verona, Vicenza, Padova, Brescia, Mantova, Cremona e Bergamo), nella quale sono concentrate oltre il 70% delle produzioni avicole nazionali.
Prendendo in considerazione quale fattore di valutazione esclusivamente le specie che risultano a maggior rischio di infezione e il numero di focolai di influenza aviaria in allevamenti industriali nel corso degli ultimi 5 anni sono state identificate delle province ad alto rischio, in cui attuare un monitoraggio con frequenza elevata (appartenenti alle regioni: Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto), e altre province a rischio medio da sottoporre a monitoraggio con frequenza meno elevata (regioni: Lazio, Umbria e Marche).
Le province da sottoporre a monitoraggio a frequenza elevata, suddivise per regione, sono:
– Emilia Romagna: province di Forlì-Cesena, Bologna e Ravenna;
– Lombardia: province di Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova;
– Piemonte: province di Cuneo e Torino;
– Veneto: Province di Padova, Verona e Vicenza.
Le province da sottoporre a monitoraggio a frequenza meno elevata, suddivise per Regione, sono:
– Lazio: province di Roma e Viterbo;
– Umbria: province di Perugia e Terni.
– Marche: province di Ancona, Ascoli Piceno, Fermo, Macerata, Pesaro e Urbin
In tutti gli allevamenti a livello nazionale è obbligatorio attuare piani di biosicurezza come da ordinanza ministeriale 26 agosto 2005.
Il metodo di sorveglianza da attuare nel 2015 in Italia è stato definito in base al rischio, tenendo in considerazione i seguenti fattori:
– ubicazione delle aziende avicole in zone ad alta densità di volatili selvatici migratori, in particolare di quelli definiti “specie bersaglio” per l’individuazione del virus H5N1 dell’HPAI, elencati nella parte 2 dell’Allegato II della Decisione della Commissione 2010/367/UE;
– presenza di aree ad alta densità di aziende avicole (DPPA);
– struttura e gestione del sistema produttivo avicolo;
– situazione epidemiologica presente e pregressa (fattori di rischio di introduzione diffusione rilevati nel corso delle precedenti epidemie);
– flusso e tipologia di scambi commerciali;
– tipologia produttiva e biosicurezza degli allevamenti commerciali di specie a rischio (presenza nell’azienda di categorie di pollame a lunga vita produttiva, multietà e multi specie);
– presenza di aziende avicole in cui il pollame o altri volatili sono tenuti all’aperto in strutture che non possono essere sufficientemente protette dal contatto con i volatili selvatici.In base al rischio di introduzione o di diffusione verranno testati sia allevamenti del settore industriale sia del settore rurale (svezzatori, commercianti e rurali).
Popolazione target
Nel 2015 saranno sottoposte a campionamento le seguenti specie e categorie di pollame: a) galline ovaiole; b) galline ovaiole free-range; c) polli riproduttori; d) tacchini riproduttori; g) quaglie riproduttori; h) tacchini da ingrasso; i) anatre da ingrasso; j) oche da ingrasso; k) selvaggina da penna di allevamento (gallinacei), soprattutto uccelli adulti e riproduttori; l) selvaggina da penna di allevamento (acquatici). Inoltre nell’ambito della sorveglianza, saranno individuati in base alla valutazione del rischio, allevamenti rurali e free-range. Le caratteristiche di tali allevamenti infatti li rendono maggiormente soggetti a nuove introduzioni virali. In considerazione della breve vita produttiva, saranno invece esclusi dal piano di monitoraggio i broiler e le quaglie da carne.
Sono stati considerati a rischio d’introduzione gli allevamenti, in particolare quelli free-range, ricadenti nelle aree di svernamento del germano reale. Tali aree sono, per la gran parte, sovrapponibili alle aree densamente popolate di avicoli e sono state quelle maggiormente colpite nelle epidemie italiane di LPAI e HPAI. Dato che la maggior parte degli allevamenti free-range è di tipo rurale, un numero di tali allevamenti verrà campionato con cadenza semestrale (in concomitanza con le rotte migratorie, in primavera e autunno) per valutare la possibile introduzione virale.
Sulla base della situazione di rischio e del riscontro, anche nel 2013, di circolazione di virus influenzali a bassa patogenicità nel settore rurale e ornamentale, risulta indispensabile ricomprendere tali categorie nell’ambito del piano di sorveglianza. I controlli verranno effettuati con modalità e cadenze differenti in relazione alle specie allevate e alle caratteristiche dei flussi commerciali. Il Ministero della Salute con il DM 25 giugno 2010 ha emanato un provvedimento per il settore avicolo rurale, definito sulla base del rischio.
“Piano Nazionale di Sorveglianza per l’Influenza Aviaria 2015“
c.fo. – 14 febbraio 2015