Torniamo a parlare di influenza aviaria, che da qualche giorno sta colpendo i volatili che popolano la zona del lago di Garda e in modo particolare i gabbiani: nei giorni scorsi sono state infatti segnalate centinaia di carcasse in diversi comuni della provincia di Brescia. Al momento, sembra che i contagi stiano iniziando a diminuire in queste zone e a spostarsi verso sud, lungo il corso del fiume Mincio, con le prime segnalazioni nel mantovano. Le autorità competenti invitano alla cautela soprattutto per evitare il contagio negli allevamenti circostanti. Il rischio per la popolazione è infatti ritenuto basso al momento, ma gli esperti esortano comunque i cittadini a non avvicinarsi alle carcasse e a segnalarne la presenza alle Ats competenti, che provvederanno alla rimozione seguendo adeguati protocolli di igiene e sicurezza.
Di quale virus parliamo
Si tratta, lo ricordiamo, del virus H5N1, il più pericoloso fra quelli in grado di provocare l’influenza aviaria e che quest’anno sta causando in tutto il mondo diversi casi di epidemie fra volatili sia di allevamento che selvatici. Non solo, a ottobre dell’anno scorso il virus ha generato un focolaio in un allevamento di visoni in Spagna, caso che ha messo in allerta gli esperti sul rischio dell’ormai noto salto di specie, in questo caso fra volatili e mammiferi. Fino ad ora, la capacità di questo virus di infettare i mammiferi era ritenuta piuttosto contenuta, anche se non nulla. Allo stesso tempo, nei pochi casi di contagio umano registrati si è osservato un tasso di mortalità piuttosto elevato, ecco perché è necessario che la situazione venga tenuta sotto controllo.
Il caso dei gabbiani sul Garda
Non è chiaro perché siano in particolare i gabbiani ad essere colpiti dal virus e gli esperti si stanno mobilitando per comprendere meglio il fenomeno, oltre che per prevenire il contagio degli allevamenti di pollame e volatili nella zona. Anche se il rischio per la popolazione è da ritenersi basso al momento, “è opportuno tuttavia raccomandare alla popolazione, senza alimentare allarmismi, di evitare il contatto diretto con animali selvatici, in particolare nel caso appaiano malati, moribondi o siano deceduti e di non provvederne autonomamente all’accudimento o alla raccolta e allo smaltimento delle carcasse”, come si legge in un comunicato stampa di Ats Brescia del 24 febbraio. “Le segnalazioni di mortalità anomala – prosegue il comunicato – devono essere fatte alla polizia provinciale e alla Ats competente per territorio. In caso di eventuale contatto involontario si dovrà provvedere a lavarsi accuratamente le mani e a lavare ad alta temperatura (60°C) gli indumenti entrati in contatto con potenziali fonti di contaminazione e si dovranno evitare contatti con pollame d’allevamento nei tre giorni seguenti”.
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