Roberto Giovannini. I dati sulla disoccupazione in Italia sono davvero catastrofici. Ma volendo fare i conti per bene, ai 3,4 milioni di disoccupati dovremmo sommare il vero e proprio esercito di lavoratori «scoraggiati». Parliamo di ben 3,6 milioni di cittadini senza più fiducia, il 14,2% della forza lavoro nazionale, oltre il triplo della media dell’Europa a 298 (4,1%). Si tratta di persone che sarebbero prontissime a iniziare o a riprendere a lavorare, ma che a differenza dei «disoccupati» calcolati dalle statistiche tradizionali sono talmente sfiduciate e convinte che sia impossibile riuscire a farsi assumere che neanche ci provano.
A mettere in evidenza questo fenomeno ci ha pensato Eurostat, l’istituto Ue di statistica, con riferimento ai dati del terzo trimestre del 2014. Se si pensa che appunto nel terzo trimestre 2014 si contavano circa 3 milioni di disoccupati (oltre 3,4 milioni il dato mensile di novembre), considerando i 3,6 milioni di persone che non cercano impiego ma sarebbero disponibili a lavorare, si superano i 6,6 milioni di persone, il 7,8% in più dello stesso periodo del 2013. E la situazione rischia di aggravarsi nell’ultimo trimestre del 2014, dato che secondo l’Istat i disoccupati erano oltre 3,4 milioni sia a ottobre che a novembre (il dato sugli inattivi disponibili a lavorare invece è solo trimestrale).
Il confronto europeo
In Italia, quindi, non solo la disoccupazione è più alta in media rispetto all’Europa (a novembre al 13,4% contro l’11,5% dell’Eurozona e il 10% dell’Ue a 28) con un aumento di quasi un punto rispetto all’anno precedente, ma è enorme il divario sulle «forze lavoro potenziali» con oltre 3,6 milioni di persone nel terzo trimestre 2014 che non cercano impiego ma sono pronte a lavorare (il 14,2% del totale a fronte del 4,1% di media in Ue). Si tratta di persone considerate statisticamente inattive, perché non hanno effettuato nessuna ricerca di lavoro nelle quattro settimane precedenti la rilevazione. Sono coloro che vorrebbero lavorare, che sono disponibili a un eventuale impiego, ma che hanno deciso di rinunciare persino a cercare un impiego perché bloccati dalla sfiducia nella possibilità di trovarlo, dalla cura dei figli o comunque da impegni familiari o da altri motivi, tra cui magari un’età relativamente «avanzata» (come gli ultracinquantenni).
In Europa la percentuale degli scoraggiati è aumentata di 0,2 punti percentuali; in Italia, invece, è cresciuta molto di più. In Germania, ad esempio, la percentuale complessiva di coloro che non cercano lavoro ma sono disponibili è ferma all’1,2%, ma anche in Grecia – dove la disoccupazione è superiore al 25% – l’area della «sfiducia» è stabile all’1,9%. L’Italia su questo versante è spaccata in due, con un Nord dove le percentuali sono più vicine alla media europea, con il 6,5%, e il Mezzogiorno che sprofonda con il 30,7%. Tantissime le donne e i giovani. Ma la metà di questi inattivi, ha un basso livello di istruzione: 1,8 milioni hanno infatti un titolo di studio di scuola elementare o media.
La Stampa – 18 gennaio 2015