Non è stata una settimana facile per il ministro leghista, con le dimissioni – anticipate dal Sole 24 Ore – di quattro illustri “saggi” (tra cui Giuliano Amato e Franco Bassanini) dal comitato per la definizione dei Lep in dissenso con i contenuti del suo Ddl e con la tabella di marcia stabilita. Tanto che Calderoli stesso ha aperto alla possibilità di modifiche al testo di legge che porta il suo nome. Ma il combinato disposto degli emendamenti degli alleati della Lega, soprattutto di Fratelli d’Italia che ha firmato 23 su 30 emendamenti della maggioranza, è l’azionamento del freno a mano. Lo fa capire per altro il capogruppo in Senato Lucio Malan: «È una riforma che porteremo a termine entro questa legislatura e che, insieme alla riforma istituzionale, renderà l’Italia più moderna ed efficiente». Tradotto: la Lega non potrà sventolare la bandiera dell’autonomia in tempo per le europee del giugno 2024 a scapito di un partito come Fratelli d’Italia che è molto radicato al Centro-Sud.
Se Forza Italia arriva, in un ordine del giorno, a chiedere esplicitamente la proroga dei lavori della cabina di regia per la definizione dei Lep, per di più sine die, gli emendamenti di Fratelli d’Italia – come spiega il relatore Costanzo Della Porta – si muovono essenzialmente su tre direttrici: «Rafforzare il principio di coesione economica, sociale e territoriale prevedendo la perequazione per i territori con minore capacità fiscale per abitante e rimuovendo gli svantaggi derivanti dall’insularità; dare al Parlamento un ruolo maggiore in tutto il processo; dare allo Stato l’ultima parola sulle materie da trasferire». Quest’ultimo punto è particolarmente interessante, dal momento che introduce una sorta di clausola di supremazia a Costituzione invariata. Nell’emendamento 2.73 a firma De Priamo, Lisei, Spinelli, Mennuni si legge: «Al fine di tutelare l’unità giuridica o economica, nonché di indirizzo rispetto a politiche pubbliche prioritarie, il presidente del Consiglio dei ministri, anche su proposta del ministro per gli Affari regionali e le autonomie o dei ministri competenti per materia, limita l’oggetto del negoziato ad alcune materie o ambiti di materie individuate dalla Regione nell’atto d’iniziativa…».
Non solo. In un altro emendamento Fratelli d’Italia pone limiti al trasferimento di materie pesanti: «Il trasferimento alle Regioni di funzioni relativamente alle materie dei rapporti internazionali e con l’Unione europea, del commercio con l’estero, della tutela della salute, dell’istruzione e norme generali sull’istruzione, delle grandi reti di trasporto e di navigazione, dell’ordinamento della comunicazione, della produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia, può essere oggetto di intesa preliminare da parte dello Stato solamente ove entrambe le Camere adottino un preventivo atto di indirizzo di assenso al trasferimento, nonché successivamente alla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni relativi alle suddette materie e all’entrata in vigore dei provvedimenti legislativi di stanziamento delle relative risorse finanziarie».
Ed eccolo evocato, il nodo delle risorse finanziarie che era al centro delle critiche dei saggi dimissionari. “Pedro, adelante con juicio”. L’importante è scavallare le europee.