La missiva firmata dal presidente della Regione Veneto non fa scattare l’iter (e i tempi contingentati) della legge Calderoli
Autonomia, il Veneto ha chiesto di ripartire alla luce della legge Calderoli approvata a fine giugno. Ma, con buona pace della polemica politica che infuria per l’«accelerazione» di Luca Zaia, i tempi saranno tutt’altro che brevi. Ad esempio, chi ha dedotto, legge alla mano, che la lettera inviata lunedì dalla Regione alla premier Giorgia Meloni e al ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, costituisse l’avvio formale dell’iter per l’Intesa Stato-Regione facendo scattare i 60 giorni previsti per l’avvio del negoziato vero e proprio, sarà deluso. Certo, nelle cinque pagine inviate a Roma si anticipa la volontà di chiedere le nove materie non soggette a Lep (livelli essenziali di prestazione) ma essendo una comunicazione «propedeutica» non è prevista alcuna scadenza per una risposta da parte del governo. A palazzo Balbi si confida, comunque, che il ministro Calderoli risponda con sollecitudine. In primis alle Regioni, come il Veneto, forti di una pre Intesa firmata nel 2018.
L’iter verso l’Intesa a fine anno
L’idea è intavolare un confronto con cui costruire insieme una bozza di Intesa che si spera possa essere pronta, come ha auspicato il governatore, «entro fine anno». Una bozza condivisa il più possibile col governo in fase preliminare in modo da azzerare o quasi il rischio di «bocciatura» da parte dell’esecutivo prima e del parlamento poi quando si entrerà nella fase formale. Solo a bozza (condivisa) pronta, infatti, da Venezia partirà un’altra lettera, un atto formale con cui la Regione Veneto chiede formalmente all’esecutivo l’avvio dell’iter per l’Intesa Stato-Regione. E sarà una lettera molto più corposa di quella di lunedì perché conterrà nel dettaglio non solo le materie richieste ma, soprattutto, quali funzioni interessano al Veneto all’interno di ciascuna materia. Insomma, una bozza di Intesa già sostanziata con contenuti precisi. Solo allora scatteranno, come prevede la legge Calderoli, i sessanta giorni a disposizione dei ministeri coinvolti. Nella legge si dice chiaramente che quei due mesi serviranno «alla valutazione dei ministri competenti per materia». Decorsi i 60 giorni, che le valutazioni dei ministri siano finite o meno, la legge prevede «l’avvio del negoziato». Se la previsione del presidente Zaia è corretta (bozza di Intesa a fine anno), si potrebbe ipotizzare l’avvio del negoziato vero e proprio a inizio marzo.
Cosa succede adesso
Dunque, che succederà concretamente da qui a fine anno? Gli uffici della Regione stanno limando i dossier che non saranno chiusi, però, prima di una serie di convocazioni della Consulta regionale per l’Autonomia. Le categorie produttive, a partire da Confindustria Vicenza che ha aperto le danze, hanno già fatto capire di aver qualcosa da dire. Non a caso filtra che ci sarà una sorta di «classifica» delle materie, fra le 9 richiedibili. Secondo il principio di gradualità e modularità, filtra che in testa alle priorità di palazzo Balbi ci sono Commercio con l’estero, Rapporti internazionali e con la Ue delle Regioni, Protezione civile e Previdenza complementare e integrativa.
Un percorso «prudente»
Di questo e d’altro si dovrebbe parlare nel tavolo «di confronto» chiesto da Zaia nella lettera di lunedì a Meloni e Calderoli: «Vi chiedo la disponibilità a concordare modalità e tempistiche per la ripresa del confronto mediante la costituzione di un apposito Tavolo di negoziato». Ma, appunto, non sarà una fase «formale». Da palazzo Balbi arriva la conferma che quello dei prossimi mesi, quando Calderoli risponderà alla missiva, sarà un «lavoro propedeutico alla stesura di una bozza di Intesa attorno a un tavolo convocato dal ministro Calderoli con la delegazione trattante veneta e una delegazione governativa intente a un confronto sulle materie e sulle funzioni, parallelamente in Veneto ci saranno gli incontri della Consulta regionale per l’Autonomia. Un percorso «prudente» per schivare il campo minato romano. O, come dicono in via della Stamperia, si tratta di un sentiero tutto da segnare. L’esempio che va per la maggiore è l’invenzione della plastica: quando fu inventata, nessuno pensava alla stampa 3D, intanto si era creato lo strumento.
Corriere Veneto