Il ministro Boccia ha spedito la bozza della legge quadro sull’autonomia, la cornice che fissa i paletti alle richieste delle regioni, ai singoli governatori. Zaia dopo averla letta ha annunciato che è irricevibile. Il nodo sono le risorse. Il Corriere del Veneto è in possesso del documento e l’ha analizzato e «tradotto».
Nelle mani di Luca Zaia è arrivata la bozza della legge quadro sull’autonomia. Tre pagine scarse (vedi articolo in basso) con due articoli: il primo riporta i «Principi per l’attribuzione alle Regioni di forme e condizioni particolari di autonomia, ai sensi dell’articolo 116 terzo comma della Costituzione»; il secondo le «Modalità di definizione dei Lep (Livelli essenziali di prestazioni, ndr) e degli obiettivi di servizio».
Dopo un’attenta lettura il governatore del Veneto ha messo subito i puntini sulle «i»: «Così come si articola quella bozza non è sottoscrivibile». A stretto giro di posta è arrivata la risposta del ministro agli Affari regionali, Francesco Boccia: «Le bozze di una norma, solitamente, non devono essere sottoscritte ma discusse. Così sarà anche per la bozza di legge quadro che abbiamo trasmesso ai presidenti di Regione. Sono sicuro, lo dico al presidente Zaia, che le miglioreremo insieme. Siamo aperti ad ogni contributo che possa migliorare una legge che serve a tenere in sicurezza l’intero Paese e attuare l’autonomia differenziata».
Quello che va capito è cosa non è piaciuto a Zaia? Il governatore ha fatto sapere «di aver subito trasmesso la bozza agli accademici della delegazione trattante per una valutazione puntuale e tecnica, sia dal punto di vista costituzionale, sia da quello finanziario». L’impressione è che sia proprio nell’aspetto finanziario che si annidano quelle che per Zaia possono essere le criticità della bozza: «Non voglio scendere nei dettagli, ma è soprattutto sul fronte della base del calcolo per i trasferimenti delle risorse che non sono d’accordo». Un attimo di pausa e poi il presidente del Veneto si premura di puntualizzare: «Sia ben chiaro, questa non è una dichiarazione di guerra, ma una semplice constatazione, visto che in settimana arriveremo al giro di boa e capiremo quale sarà il testo finale del provvedimento. Attendiamo dunque la riunione della Conferenza Stato-Regioni di venerdì e vedremo».
Bastone e carota, dunque. Anche perché, come ribadisce lo stesso Zaia, «non serve cercare la rissa in questa fase, ma va cercata una soluzione per dare una risposta concreta ai veneti». Per questo motivo, il presidente della Regione è fiducioso sull’esito del confronto con il governo sul tema dell’autonomia. «Noi – riprende – siamo abituati a guardare in faccia la realtà e questa bozza, lo ribadisco, non è sottoscrivibile. Ma il ministro ha dato la disponibilità a una riunione in settimana e ci auguriamo che in questa sede sia propenso a discuterne nel merito. Abbiamo rimesso tutto e rapidamente in mano ai tecnici, perché o si arriva a una soluzione sostenibile nel senso di una vera autonomia (e allora vale la pena di confrontarsi), oppure quel testo noi non lo sottoscriveremo».
Sul tema dell’autonomia ieri, da Fieracavalli a Vertona, è intervenuto anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento, il grillino Federico D’Incà. «Mi confronto quotidianamente con il collega Boccia – rivela – e posso assicurare che l’autonomia è uno degli argomenti principali nell’agenda di governo. Vogliamo chiudere il discorso entro il primo semestre del prossimo anno, per dare un segnale di discontinuità rispetto al passato e trovare una soluzione che sia giusta per tutto il Paese».
Per D’Incà «sono state le chiacchiere sull’autonomia il problema dell’esecutivo Lega-M5s». Ma proprio perché «è stato un argomento divisivo oggi deve diventare un segnale di efficienza, con una cornice legislativa prima e, poi, attraverso una giusta autonomia in modo che il Paese sia coeso, abbia la capacità di poter parlare di costi standard e di fabbisogno standard».
Corriere VEneto