L’allarme sul possibile acuirsi delle disuguaglianze, l’ipoteca che grava sui servizi per i cittadini nelle regioni meno ricche e, in breve, il rischio di sostenibilità per il sistema Paese di fronte all’Autonomia Differenziata targata Lega. Solo che stavolta a bocciare il ddl Calderoli, con la granitica e implacabile serenità dell’analisi tecnica, è il Servizio Bilancio del Senato. Che ieri pomeriggio pubblica lo studio — con un titolo dall’inequivocabile significato: “Il costo dell’Autonomia differenziata” — mediante post su Linkedin, profilo social di Palazzo Madama, di cui dà conto Repubblica, sul sito on line, intorno alle 14. Apriti cielo.
Il documento esamina le criticità del ddl Calderoli, avanza dubbi sugli effetti dal punto di vista finanziario, pone interrogativi: specie sul ridimensionamento del bilancio statale, a vantaggio di quello di alcune Regioni. Col rischio di non riuscire a conservare i cosiddetti Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) in tutto il Paese. È carburante per le opposizioni. E mentre queste rilanciano, con un mare di dichiarazioni, la guerra allo Spacca-Italia e il ministro Calderoli si infuria, chiedendo conto di quella pubblicazione, esplode il giallo del dossier che ora c’è, e ora non c’è più. Anzi, c’è e resta. La notiziadella stroncatura dell’Autonomia ne produce subito un’altra: quel dossier «non è verificato», è stato sì pubblicato sui social ufficiali, ma «per errore ». Così dice, almeno, una prima correzione — e sembra cancellarne la validità — che arriva alle 18 dal Senato. Ma passa un’ora e mezza e, di fronte alle reazioni che ormai dilagano, ecco la seconda smentita che corregge la prima: lo studio è lì, non è rimosso. Risultato: nervi a fiori di pelle tra Lega e meloniani. Ma Fdi tace. E, in particolare un dettaglio viene, forse maliziosamente, notato. Qualcuno osserva infatti che in calce a quel post argomentato figura il like di uno stimato tecnico interno: si tratta del professore Renato Loiero, già capo ufficio del Servizio Bilancio dello Stato, oggi consigliere economico della presidente Meloni.
Un errore, dunque? Prima precisazione dell’ufficio stampa: il testo non doveva essere pubblicato, «una bozza provvisoria, non ancora verificata ». Quindi, seguono le scuse «con la stampa e con gli utenti per il disservizio arrecato». Un rimedio decisamente peggiore dello strappo. Dalla segreteria di Elly Schlein interviene il deputato, con delega al Sud, Marco Sarracino: «Il Servizio Bilancio della Senato prima certifica che il disegno di legge Calderoli spacca l’Italia aumentando divari e diseguaglianze, poi si parla di errore nella pubblicazione. Dall’analisi degli articoli emerge infatti con chiarezza che ad essere penalizzate sarebbero ancora una volta le regioni del Mezzogiorno ». Anche Francesco Boccia, capogruppo Pd in Senato, è tranchant: «Tutto questo dimostra che le nostre preoccupazioni, le nostre critiche e le nostre contrarietà erano e sono fondate». Alessandra Maiorino, vicepresidente del gruppo M5S di Palazzo Madama punta alla Lega: «Che giornata nera in particolare per il ministro Calderoli e per tutte le pericolose ambizioni autonomiste del Carroccio. Proprio mentre si decideva il ciclo delle audizioni sull’autonomia differenziata, quel dossier rilancia tutti i rischi del progetto leghista che, sin dalla scorsa legislatura, il M5s non ha mai smesso di mettere in evidenza».
Anche l’ex presidente della Camera, il pentastellato Roberto Fico, strenuo oppositore di quel disegno, attacca: «Aspettiamo con interesse di leggere la versione “definitiva” del dossier. Non vorrei che si entrasse in un periodo di orribili censure dei competenti funzionari del Senato. Sarebbe inaccettabile. Quello studio spiega una cosa semplice: quell’Autonomia crea regioni più ricche e regioni più povere. Solo Calderoli fa finta — in modo colpevole — di non saperlo ». Intanto il Pd, oggi, in conferenza capigruppo chiederà accertamenti e spiegazioni. Solo un’«indagine » potrebbe spiegare che cosa si è scatenato intorno al dossier che non doveva essere condiviso.
L’intervista. Bianchi (Svimez): “Riforma criticata da tutti il Parlamento ne deve prendere atto”
Luca Bianchi, direttore generale di Svimez, è tra i più netti oppositori all’Autonomia targata Lega. Ha letto il dossier del Servizio Bilancio del Senato?
«Sì, prima che venisse trascinato al centro di queste singolari precisazioni e simil-smentite. Lo trovo assolutamente condivisibile, propone osservazioni rilevanti: non solo non possono essere cancellate, ma vanno portate all’attenzione del Parlamento che sta esaminando il disegno di legge Calderoli».
Una bocciatura che non stupisce.
«Perché i tecnici ragionano con dati alla mano, hanno la responsabilità di valutare cosa sarà della coesione del Paese, del funzionamento della pubblica amministrazione e dei servizi da erogare ai cittadini, dopo tale “spacchettamento” di materie».
L’Ufficio parlamentare di Bilancio non aveva mosso, analogamente, una serie di rilievi?
«Infatti il Servizio Bilancio del Senato ribadisce quanto già emerso da precedenti documenti dell’Ufficio parlamentare di bilancio, del Dipartimento Affari legislativi della Presidenza del consiglio, della Cortedei conti su bozze precedenti…».
Allora perché Lega e il ministro Calderoli si sarebbero incupiti rispetto a queste osservazioni?
«La cosa incredibile è un’altra. Che le Regioni e poi il governo abbiano riproposto un modello di attuazione dell’Autonomia Differenziata ampiamente bocciata nel merito, non dai soliti meridionalisti, ma dai principali organi di verifica e controllo nazionali».
Andiamo al punto: perché l’interesse nazionale è messo a rischio da questa Autonomia?
«Perché questo ddl propone di fatto nuove Regioni a statuto speciale che attraverso il meccanismo delle compartecipazioni di tributi nazionali tratterranno sul territorio una larga parte del gettito».
Conseguenza: meno risorse e meno servizi, per numero e qualità, per le aree meno ricche?
«È così. Con questo meccanismo, dice l’Ufficio di bilancio “le regioni più povere potrebbero avere maggiori difficoltà ad acquisire le funzioni aggiuntive”».
Intanto, che destino avranno i Livelli essenziali delle prestazioni?
«Siamo a uno dei vari punti critici, contrariamente a quanto dice il ministro Calderoli. Anche il dossier evidenzia che la riduzione del bilancio pubblico per finanziare le autonomie rende più difficile reperire le risorse per garantire i servizi essenziali : quindi Sanità, Scuola e altre materie…».
Nelle regioni che già oggi hanno prestazioni inferiori ?
«È così, purtroppo».
Era mai accaduto che si scatenassero queste reazioni intorno a un dossier del Senato?
«Mi pare di no, ma ciò che conta sono i contenuti: condivisi, ribadisco, da tanti esperti. E non possono essere sottratte al dibattito parlamentare e all’attenzione dell’intero Governo».
Gli effetti nefasti riguarderebbero solo il Sud?
«No, saranno effetti negativi per tutti: perché indebolisce l’intero Paese, frammentando le politiche economiche e aumentando le disuguaglianze. È utile che su questo si apra un dibattito anche all’interno delle diverse componenti della maggioranza».
Repubblica