Il Sole 24 Ore. «Rammaricato», «stupito», «sorpreso». La lettera anticipata ieri dal Sole 24 ore di dimissioni di quattro membri illustri (tra cui Giuliano Amato e Franco Bassanini) dal Clep, il comitato presieduto dal giurista Sabino Cassese e incaricato di definire i livelli essenziali di prestazione propedeutici all’attivazione dell’autonomia differenziata per le regioni che ne facciano richiesta, coglie il ministro leghista per gli Affari regionali e le autonomie alla sprovvista. Ma Roberto Calderoli non demorde e va avanti: «Sono molto rammaricato perché si tratta non solo di esperti, ma anche di amici ed ex colleghi con cui ho lavorato per decenni», è lo sfogo di chi ha legato proprio all’autonomia differenziata il suo futuro politico. «Avevamo affrontato il tema dei livelli essenziali delle prestazioni di tutte le materie e non solo di quelle riferite agli enti territoriali, tanto che era stato creato un sottogruppo ad hoc per studiare tutte le altre materie, concordando che questa estensione nell’ambito dei Lep non fosse pregiudiziale alla definizione stessa dei Lep delle 23 materie oggetto di trasferimento alle regioni… avevamo concordato un percorso e di colpo hanno assunto questa posizione», aggiunge Calderoli riferendosi ad una delle principali critiche dei dimissionari, ossia che prima di trasferire le 23 materie previste dalla Costituzione dovrebbe essere garantito «il pieno superamento dei divari territoriali nel godimento delle prestazioni» in materia di diritti sociali e civili.
Ad ogni modo il lavoro del Clep andrà avanti, assicura il ministro: «Non cambia nulla, erano 62 membri e ora ne restano 58, ancor più motivati nella definizione dei Lep e del raggiungimento dell’obiettivo. Il governo va avanti, ci faremo una ragione delle loro dimissioni». Nel merito, poi, Calderoli rimanda alle argomentazioni della costituzionalista Lorenza Violini, membro del Clep, la cui lettera di replica a quella dei quattro dimissionari è pubblicata integralmente sul sito del Sole 24 Ore.
«È stato richiesto, nell’ambito dei lavori del Clep, di ampliare il suo raggio di azione oltre la fase ricognitiva relativa alle materie di cui all’articolo 116, III comma, per identificare livelli essenziali in tutti i campi toccati da diritti civili e sociali… Sta di fatto che, anche solo per quanto riguarda le materie ex articolo 116, III comma, il compito che si sta portando avanti è – all’evidenza – molto complesso, stanti anche i vincoli di bilancio che ogni decisione legislativa e amministrativa deve rispettare. Il che comporta anche mettere in campo dei processi che consentano nel tempo e secondo la necessaria gradualità di raggiungere gli scopi identificati, senza la pretesa di fare tutto e subito», scrive tra l’altro la giurista. Resta il nodo, sottolineato dai dimissionari, dei costi. E resta il nodo politico, ossia il ruolo del Parlamento: si può affidare una riforma che ha rilevanti profili politici a una commissione tecnica, per quanto autorevole, èla domanda dei critici.
Mentre Palazzo Chigi tace, le opposizioni cavalcano intanto il caso delle dimissioni illustri per attaccare a testa bassa il progetto di autonomia differenziata di Calderoli con l’argomentazione che spaccherebbe il Paese e aumenterebbe il divario tra Nord e Sud: dall’ex ministro Francesco Boccia al governatore della Campania Vincenzo de Luca fino ai dirigenti del M5s e della calendiana Azione, è un coro compatto («è il colpo del ko a una riforma iniqua e sbagliata»). Il colpo è in effetti evidente, ma il nodo è soprattutto politico: può la premier Giorgia Meloni, leader di un partito che a differenza della Lega è molto radicato al Centro e al Sud, affrontare la campagna elettorale per le prossime europee del giugno 2024 con questo tam tam delle opposizioni per una volta unite?
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