di Rosanna Magnano. La sostenibilità del Ssn è appesa a un filo e tutte le Regioni andranno in default se il Governo non assicurerà i 2 miliardi promessi per evitare, dal 1 gennaio 2014, l’introduzione dei ticket.
Lo ha detto l’assessore alla Salute della Toscana, Luigi Marroni, in rappresentanza della Conferenza delle Regioni, all’audizione davanti alla Commissione Bilancio e Affari Sociali alla Camera. «Secondo me tutte le Regioni andrebbero in default. Due miliardi complessivi in meno – spiega – significano, per la Toscana, 120 milioni in meno, per la Lombardia 250 milioni, tanto per far capire». Garantire adeguati livelli di assistenza sanitaria, tenendo conto delle risorse finanziarie, è l’impegno che le Regioni e le Province autonome, mettono in campo nei loro territori. Ma «la crisi economica non può mettere in discussione il sistema universalistico e solidaristico del nostro Ssn», continua Marroni. «Le ultime Manovre – aggiunge – hanno agito profondamente sul fabbisogno del sistema, generando effetti negativi sull’erogazione dei servizi essenziali di assistenza».
Tra il 2011 e il 2015 le Regioni hanno subito tagli in Sanità per oltre 31 miliardi, tra blocco dei contratti, economie di spesa, tagli dovuti alla spending review e riduzione dei finanziamenti. Nel 2013, in particolare, il Fondo sanitario nazionale è stato ridotto, con la spending review e la Legge di stabilità, di oltre 1,8 miliardi rispetto al 2012. «Le ultime manovre – ha spiegato Marroni – hanno vanificato quanto previsto dal Patto per la salute per il 2010-2012». Il Fondo per le risorse finanziarie previsto dal Patto per la salute nel 2012 è passato da 111,8 miliardi originari a poco più di 109 miliardi; poi è sceso a circa 108 miliardi con la spending review per poi essere infine ridotto a 107,9 miliardi. A questo, per l’assessore, si sono aggiunte ulteriori misure che gravano sui bilanci regionali come l’aumento di due punti del-l’Iva, la crescita del prezzo della benzina e delle tariffe per beni e servizi. «Siamo insomma in una fase di fortissima sofferenza di risorse», ha sintetizzato l’assessore. La richiesta delle Regioni «è tornare a risostenere il Fondo sanitario e di alleggerire l’aggravio indiretto di costi dovuto a normative che appesantiscono il sistema». I tasselli del puzzle che ancora vanno messi sul tavolo sono molti: la sostenibilità del Ssn si deve basare su una concatenazione di elementi: dall’edilizia sanitaria agli investimenti, dai costi standard alla compartecipazione della spesa, dai Piani di rientro ali’ assistenza ospedaliera e territoriale, dalla gestione e sviluppo del personale al sistema di certificazione dei bilanci delle Asl. Ma il primo e fondamentale tassello mancante resta il Patto per la salute. Per stilarlo «sono al lavoro 10 commissioni congiunte Governo-Regioni – spiega Marroni – che in tempi rapidi dovranno produrre una serie di scelte e di definizioni sul Patto stesso. È uno strumento importante, con il quale si ritornerà a una certa normalità. Sono comunque necessari strumenti innovativi. E il momento di avere visioni più innovative su molte delle cose che stiamo affrontando». Per le Regioni, comunque, è fondamentale continuare a garantire, con le misure che saranno previste nel prossimo Patto, l’universalità del Servizio sanitario nazionale che deve assicurare i Livelli essenziali di assistenza (Lea) in modo appropriato e uniforme su tutto il territorio nazionale. L’assessore ha aggiunto che «non ci sono più fmanziamenti per l’edilizia sanitaria. Il ministero della Salute stima in 5 miliardi in 3 anni il fabbisogno necessario in questo settore. Il tema sta diventando cruciale, c’è un enorme patrimonio edilizio da mettere in sicurezza e da riqualificare. Non ci sono segnali di finanziamento ma noi crediamo sia un tema da Piano di grandi opere pubbliche, non è tema esclusivamente sanitario». Per quanto riguarda infine i Piani di rientro dal debito, secondo le Regioni «è necessario superare la progettualità persa in questi anni. Finora il risanamento – ha detto Marroni – è stato solo economico ed è derivato dall’aumento di aliquote e ticket senza riuscire a incidere sui livelli delle prestazioni da erogare. Insomma, in molti territori si è trattato solo di una compressione economica. È necessario riequilibrare questi aspetti».
Il Sole 24 Ore sanità – 24 settembre 2013