I risultati della ricerca rivelano che la performance manageriale dei Dg è influenzata significativamente sia da caratteristiche demografiche, quali l’esperienza maturata nel settore sanitario
«Graduation day» oggi all’Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari (Altems) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Nel polo didattico “Giovanni XXIII” della sede di largo Vito dell’Ateneo si svolge la consegna dei diplomi agli studenti che hanno frequentato il master in «Organizzazione e gestione delle aziende e dei servizi sanitari» e il master in «Valutazione e gestione delle tecnologie sanitarie».
Ad aprire l’evento è la lectio magistralis di Guido Rasi, direttore dell’European medicines agency (Agenzia europea dei medicinali).
Alla cerimonia di consegna dei diplomi è presente il ministro dei Beni e delle attività culturali, Lorenzo Ornaghi, già rettore della Cattolica.
L’attività di Altems è finalizzata alla progettazione e alla realizzazione di programmi di formazione economico-manageriale post-laurea per l’aggiornamento e il perfezionamento professionale di tutti coloro che operano nell’ambito del settore sanitario e del suo indotto industriale.
«Un intento – spiega il centro universitario – perseguito attraverso l’offerta di master universitari (di primo e secondo livello, anche con orientamento executive), corsi di perfezionamento e dottorati di ricerca nell’ambito dell’economia e del management sanitario, assegnando particolare attenzione al mondo delle istituzioni sanitarie di ispirazione cristiana».
E all’incontro è stata presentata una ricerca Altems – condotta da Daniele Mascia e Ilaria Piconi – che ha analizzato i curricola di 124 Dg in carica nel 2008, pari a circa il 40% dell’intera popolazione di top manager della Sanità, anticipata sul numero in distribuzione de Il Sole-24 Ore Sanità.
L’età media del campione è pari a 55 anni. Le donne rappresentano circa il 12% dei Dg analizzati. Nel complesso, l’anzianità media dei professionisti all’interno del Ssn è pari a 15 anni. Sotto il profilo formativo, poco più della metà dei top manager (52%) ha una laurea in medicina e chirurgia.
I risultati della ricerca rivelano che la performance manageriale dei Dg è influenzata significativamente sia da caratteristiche demografiche, quali l’esperienza maturata nel settore sanitario e i ruoli precedentemente ricoperti, sia da caratteristiche “strutturali” dei loro percorsi di carriera. Attraverso l’utilizzo dell’analisi delle reti sociali è stato possibile ricostruire i percorsi di mobilità inter-organizzativa dei top manager, individuando grazie a indicatori di centralità, quelle aziende che in virtù del loro posizionamento strategico nel complesso di percorsi di carriera possono essere considerate contesti di rilievo sotto il profilo delle opportunità di apprendimento, funzionali al successivo sviluppo di competenze utili a ricoprire il ruolo di top manager.
In particolare, l’analisi indica che il numero di organizzazioni nelle quali il Dg ha lavorato e la prominence – ovvero la rilevanza strategica nella carriera di tutti i Dg – di queste organizzazioni, svolgono un ruolo rilevante per il conseguimento delle performance manageriali. Questi risultati concordano con studi già condotti in settori industriali diversi, e dimostrano che le caratteristiche e i modelli di carriera hanno implicazioni non trascurabili anche per le performance organizzative. A parità di condizioni, l’esperienza maturata all’interno di specifiche aziende del Ssn consente di acquisire sul campo capacità e competenze che, per quanti ricopriranno il ruolo di Dg, si riveleranno un utile supporto nella gestione di processi decisionali caratterizzati da un grado elevato di incertezza e di complessità strategica.
Diversi sono i messaggi lanciati dalla ricerca. «In primo luogo – speiga Americo Cicchetti, direttore di Altems – si evidenzia come la radice culturale del Dg non sembra avere particolare rilevanza. L’ipotesi che la formazione medica sia un requisito essenziale per il modello di competenze del Dg, non sembra trovare conferma nei risultati. Quello che invece sembra contare è il “percorso di esperienze”. In buona sostanza la differenza sembra essere legata alle competenze professionali che si sviluppano attraverso un percorso di esperienza peculiare che permette al massimo dirigente aziendale di performare all’interno di uno specifico contesto. L’idea che possano esistere delle aziende in grado di offrire, più di altre, una “palestra” per lo sviluppo delle competenze di “soglia” che permettono al Dg di lavorare con efficacia anche in altri contesti organizzativi, è una conferma rispetto a quanto la letteratura ci aveva già detto, aprendo la strada a implicazioni ulteriori.
La seconda implicazione è che il manager sanitario non acquisisce queste specifiche competenze “in itinere”, ovvero nel mentre ricopre il suo ruolo, ma queste si costruiscono attraverso un percorso di esperienze che possono prevedere fasi svolte all’esterno del settore ma che si rafforzano e si completano solo con un percorso di carriera interno al settore stesso.
La terza implicazione – conclude Cicchetti – è che il contesto di riferimento sembra contare molto anche all’interno dello stesso settore sanitario. Il direttore generale a capo di una azienda ospedaliera universitaria, a esempio, per operare con efficacia, non può prescindere da una conoscenza delle migliori modalità di governo di variabili specifiche (es. il personale universitario, la compresenza di “ospedalieri” e “universitari”, le problematiche dell’integrazione tra assistenza, didattica e ricerca eccetera). Analogamente, chi svolge questo ruolo in una organizzazione sanitaria di ispirazione cristiana – a esempio – è chiamato a gestire un rapporto con la “proprietà” caratterizzato dall’esigenza di perseguire finalità di natura pubblica unitamente a un’azione coerente con la mission, spesso ispirata da un “fondatore” e che si tramanda nell’operatività della struttura».
Sanita.ilsole24ore.com – 12 aprile 2012