Per pagare e morire c’é sempre tempo, quindi l’alta borghesia ha preso le parole alla lettera. È di questi ultimi giorni la notizia che definire pittoresca sarebbe alquanto riduttivo, di come alcuni personaggi dai nomi altisonanti, abbiano truffato l’Asl 10 fornendo al momento dell’autocertificazione, tesa ad ottenere l’esenzione dal ticket sanitario, dati non veritieri.
Ovvero una cinquantina di cittadini bene, tra noti avvocati, illustri liberi professionisti, imprenditori e famosi commercianti, hanno candidamente dichiarato che il loro reddito complessivo famigliare rientrava nei parametri stabiliti: cioé 36.151,98 euro lordi. E pensare che tra questi poveri signori uno di loro ha denunciato nel 2011 oltre 800.000 euro, molti altri, secondo quanto dichiarato, sono compresi tra i 200 ed i 300.000 euro, nessuno di questi illustri contribuenti, per il fisco ma non per l’Asl 10, ha una dichiarazione dei redditi inferiore ai 36.152 euro. «Fino al 2011 i controlli venivano fatti a campione», precisa il Pier Paolo Pianozza responsabile amministrativo dell’Asl 10, «oggi invece controlliamo il 100% delle autocertificazioni in collaborazione con l’Agenzia delle Entrate che attesta il diritto all’esenzione in base alla dichiarazione dei redditi presentata». Di certo l’azienda sanitaria non si sarebbe mai aspettata una sorpresa di questa portata: tra le migliaia di verifiche effettuate poteva anche starci quel 13% di autocertificazioni inesatte compilate da disoccupati ed anziani, ma che poi emergessero in tutta la loro gravità quelle di personaggi di tale caratura, nessuno l’avrebbe mai pensato. Infatti più di qualcuno potrebbe chiedersi come, con tali dichiarazioni dei redditi, si possa scendere così in basso per risparmiare 36,15 euro di un ticket. «Lo scorso anno una sentenza della Corte di Cassazione ha ritenuto una dichiarazione inesatta nei dati, reato da perseguire per via amministrativa e non penale», prosegue il dottor Pianozza, «quindi i trasgressori saranno chiamati a rispondere ad una sanzione maggiorata da 1 a 3 volte l’importo del ticket evaso. Il nostro ufficio», prosegue il responsabile amministrativo dell’Asl 10, «deve rispettare per legge due obblighi: il primo è quello di inviare una lettera con la richiesta del pagamento per il recupero del credito originario, l’altro è la segnalazione del nominativo alla Procura della Repubblica». Questo però mette sullo stesso piano l’anziano o il disoccupato che ha fornito dati inesatti magari per poca dimestichezza con la penna, con il libero professionista che aveva invece una esatta cognizione di quanto stesse dichiarando. Per di più se recidivo. Infatti un professionista ha collezionato numerose esenzioni per varie patologie, fino a raggiungere la somma di 1.900 euro di ticket non pagati. Ne dovrà pagare ora quasi seimila
La Nuova Venezia – 6 giugno 2012