Non chiude più. Anzi raddoppia. Cambia infatti volto l’Agenzia regionale sociosanitaria del Veneto, attualmente commissariata. A dieci anni dalla sua istituzione la commissione Sanità del Consiglio veneto ha approvato con i voti di Pdl, Lega e UDC (contrari Italia dei Valori, Sinistra veneta e Verso Nord, astenuto il Pd) il progetto di legge presentato dal presidente della commissione stessa Leonardo Padrin (Pdl) e sottoscritto dai consiglieri di maggioranza Federico Caner e Arianna Lazzarini della Lega e Dario Bond del Pdl e dal consigliere di opposizione Raffaele Grazia (Udc) che modifica la legge istitutiva dell’Agenzia, ridefinendone attività e compiti. Il presidente Padrin: «Da agenzia a servizio delle Ulss per bilanci, controlli di gestione, controllo prezzi, monitoraggio della qualità dei servizi e sviluppo dei processi di aziendalizzazione, diventa braccio tecnico della Segreteria regionale alla Sanità»
«Sarà uno strumento di supporto alla programmazione regionale e di verifica delle attività delle Ulss, dell’Istituto oncologico veneto e dell’Arpav», ha spiegato Padrin, che sarà relatore della legge in aula. Le aziende Ulss potranno ancora avvalersi dei servizi e delle analisi dell’Agenzia, ma dovranno pagarli. Gli introiti di tale attività di consulenza, insieme a quelli derivanti dalle procedure di accreditamento di enti sanitari e sociosanitari e da eventuali sponsorizzazioni, andranno a integrare il budget annuale assegnato all’agenzia nell’ambito delle risorse del fondo regionale della sanità. Quanto ai nuovi compiti, all’agenzia spetterà l’elaborazione di proposte su modelli gestionali, costi standard, finanziamento delle aziende sanitarie e investimenti in relazione agli obiettivi del piano sociosanitario, oltre al controllo sull’appropriatezza delle prestazioni, il monitoraggio del rischio clinico, la verifica dei requisiti per l’accreditamento e l’analisi sui bilanci di Ulss, Iov e Arpav. L’agenzia potrà avvalersi del personale e delle competenze del Servizio ispettivo e di vigilanza per il sistema sociosanitario attivato dal Consiglio veneto.
L’operazione di ‘aziendalizzazione’ dell’agenzia (guidata sino all’anno scorso da Antonio Compostella, ora direttore generale dell’Ulss di Belluno, e attualmente commissariata e affidata sino a dicembre al segretario regionale Domenico Mantoan) rientra nel quadro del riordino e della razionalizzazione degli enti strumentali della Regione. Viene snellito infatti l’apparato amministrativo dell’Agenzia, che resterà guidato da un direttore generale (nominato dal presidente della Giunta regionale e remunerato come un direttore sanitario o amministrativo di una Ulss) e dovrà avvalersi di professionalità attinte tra i dipendenti del sistema sanitario regionale. Sinistra veneta, Verso Nord e Italia dei Valori hanno motivato la propria contrarietà alla modifica dell’Agenzia perché – hanno spiegato Pietrangelo Pettenò, Diego Bottacin e Antonino Pipitone – rappresenta un “errore” affidare le funzioni di controllo ad un organo che dipende dal potere esecutivo e non dall’assemblea legislativa. “Andiamo così a creare uno strumento che non funzionerà”, ha affermato Bottacin, che sarà relatore di minoranza in aula. Perplessi anche gli esponenti del Pd per la scelta di affidare la nomina del direttore dell’Agenzia all’organo esecutivo, una scelta che – ha spiegato Stefano Fracasso – contraddice il principio di bilanciamento dei poteri che ispira i moderni sistemi federali e che ispira il nuovo Statuto regionale.
Pettenò (FSV), resta l’Arss altri soldi, altri sprechi
«Con l’ultima finanziaria l’Agenzia regionale socio sanitaria doveva essere abolita e invece, seppur revisionata, viene mantenuta in vita e si “assorbe” anche il servizio ispettivo che era stato reso autonomo ed indipendente dalla Giunta regionale all’avvio di questa legislatura». Lo afferma, in una nota, il consigliere regionale della Federazione della Sinistra Pietrangelo Pettenò secondo il quale questa operazione «è un capolavoro di contraddizione e di arretramento politico-istituzionale da parte della Commissione sanità. Un dietrofront anche rispetto ai principi sanciti unanimemente dallo Statuto ma imposti anche dal buon senso sempre più necessario in questa stagione politica: l’indirizzo, il controllo e la verifica spettano al Consiglio, la gestione alla Giunta». «Spero – conclude – che molti colleghi si ravvedano e in aula fermino questa brutta pagina scritta dalla commissione».
4 febbraio 2012