Si scrive influenza, si legge statistiche, confusione, consigli. Il contagio di stagione è arrivato, più o meno puntuale, anche quest’anno: quando se ne andrà, avrà messo a letto fra i 3 e i 5 milioni di italiani.
Il picco arriverà fra fine gennaio e inizio febbraio, ma sono oltre 300mila gli italiani già colpiti dai classici sintomi del “male di stagione”. Risulterebbero invece in calo rispetto allo scorso anno le vaccinazioni contro i virus influenzali. A fare il quadro della situazione sono medici di famiglia e virologi che, a fronte di questi dati, ribadiscono l’importanza della vaccinazione.
Virus prevalente, anche se non fa più paura, l’ex pandemico A/H1N1, ma circolano anche gli australiani B, Brisbane, e il più raro A/H2N2, Perth. Giovanni Rezza, direttore del dipartimento Malattie infettive, parassitarie e immunomediate dell’Istituto superiore di sanità placa i facili allarmismi: “Casi gravi e mortali non devono spaventare. Rappresentano ogni anno una piccola percentuale, non bisogna estremizzare nemmeno quando muore una persona famosa”.
Il riferimento è a Caroline Lois Benost, 26 anni, animal trainer dei film della saga di Harry Potter, stroncata dal virus. E’ uno dei 39 decessi già registrati in Gran Bretagna, porta di ingresso delle epidemie invernali in Europa. Rezza ricorda che c’è ancora tempo per vaccinarsi, il corpo impiega due settimane per sviluppare anticorpi, e che lo dovrebbero fare, per evitare complicanze, soprattutto i soggetti a rischio, con insufficienze respiratorie o patologie cardiache. Come quelle, gravi, di cui soffriva la donna deceduta ieri all’ospedale San Daniele del Friuli, in provincia di Udine. La prima vittima italiana. Dopo i numeri drogati del 2009, l’anno del panico da “febbre suina”, i dati indicano per quest’anno una stagione nella norma. 163 mila gli italiani a letto nella settimana di Natale. Nello stesso periodo l’incidenza nella popolazione generale è cresciuta a 2,72 casi ogni mille abitanti, contro i 2,05 casi su mille dell’ultima rilevazione. La fascia d’età più colpita si conferma quella dei bambini da zero a 4 anni, poi i piccoli dai 5 ai 14 anni, i 15-64enni e infine gli “over 65”.
Importante non generalizzare: le forme parainfluenzali, sono affrontabili con l’automedicazione, e aspettando che passino. La vera influenza si riconosce dalla febbre oltre i 38 gradi, associata a dolori muscolari, senso di stanchezza e di spossatezza e presenza di sintomi respiratori, tra cui tosse e naso chiuso. Solo questa va curata con antivirali. Per tutte le forme leggere mai usare l’antibiotico: le forme invernali di infezioni respiratorie sono nel 99% dei casi di origine virale e l’antibiotico non serve. Può essere utile solo se le cose non migliorano in 4-5 giorni, rivolgendosi al proprio medico.
lastampa.it
5 gennaio 2011