Tutti d’accordo in consiglio regionale: l’Arpav verrà salvata dal fallimento della gestione Drago, che ha lasciato 35 milioni di euro di buco come eredità a Carlo Emanuele Pepe. Non è tutta colpa dell’avvocato Drago perché come ha ricordato Piero Ruzzante, presidente della commissione d’inchiesta, tra il 1990 e il 2010 l’Arpav ha investito 126,7 milioni di euro, dei quali oltre il 57% (72,4 mln) imputabili a fabbricati. Un gigantismo nelle sedi che ha portato fuori rotta, al punto che per salvare il posto di lavoro ai mille dipendenti la giunta regionale ha deciso, sempre su proposta della commissione-Ruzzante, di inserire il buco di 35 milioni nel grande deficit della sanità visto che il contratto di lavoro è lo stesso. Per ripianare 1,3 miliardi ci vorranno 40 anni e ieri pomeriggio l’assessore Maurizio Conte si è assunto in aula l’impegno di trovare la copertura finanziaria entro settembre.
«La situazione di grave difficoltà è stata denunciata dai dipendenti Arpav con la protesta di Padova», ha sottolineato Ruzzante, «e dobbiamo ottimizzare i servizi che sono delle vere eccellenze» non solo per il centro meteo di Teolo ma per i controlli dell’aria, del ciclo dell’acqua, della catena alimentare e industriale. Dalla relazione emerge che il «dossier sedi» inizia a Belluno, poi a Treviso c’è un boom dei costi: si passa dagli iniziali 12,3 milioni ai 22,6 finali: raddoppio netto.
A Vicenza l’Agenzia ha stipulato un contratto preliminare di compravendita di cosa futura senza ottenere le previste autorizzazioni all’alienazione di parte del proprio patrimonio immobiliare e alla sottoscrizione di un nuovo mutuo, risorse poste a parziale copertura dell’investimento. «Ora si deve girare pagina e il consenso unanime è un buon segnale: non si possono chiudere i laboratori a causa di una gestione sbagliata. Abbiamo chiesto alla giunta regionale di assumere criteri di maggiore trasparenza non solo all’Arpav ma anche negli altri enti», ha detto Ruzzante.
Nel corso del dibattito, Bottaccin (Verso Nord) ha sottolineato la necessità di garantire maggiore concorrenza nel sistema degli appalti della Regione, mentre per Antonino Pipitone (Idv) «nel calderone Arpav è mancato il controllo. C’è stata eccessiva fiducia nei confronti della dirigenza. Non sta a noi dire se ci sono cose illegali, ma sicuramente ci sono situazioni che andavano controllate e autorizzate. Sarebbe stata una procedura più giusta, per non ritrovarci con buchi milionari come è successo. C’è stata troppa poca accortezza e poco confronto con la Giunta e il Consiglio Regionale» ha detto Pipitone. L’assessore all’Ambiente Maurizio Conte, ha assicurato che l’Arpav non verrà ridimensionata: «Alcuni laboratori saranno accorpati senza pregiudicare le analisi del territorio e verranno rivisti gli organigrammi. E’ vero, quei 35 milioni di debiti per l’acquisto di immobili sono un’anomalia ma con il segretario della Sanità abbiamo trovato l’intesa per ripianare il deficit».
Ultima questione: il personale. I controlli alimentari sono stati trasferiti allo Zoprofilattico di Legnaro e i dipendenti si dovranno abituare ad un maggiore mobilità: Verona potrà assorbire una parte di personale e le strutture da riorganizzare con una legge di riordino, ma non c’è nessuna intenzione di smantellare l’Arpav».
Il Mattino di Padova – 20 giugno 2013