È tempo di bilanci per la qualità dell’aria respirata nelle città italiane durante il 2016. Sono 32 quelle che hanno sforato per più di 35 giorni la soglia limite giornaliera di 50 microgrammi per metro cubo di polveri sottili (Pm10). Se si vuole guardare il bicchiere mezzo pieno è stato un anno migliore rispetto al 2015 quando erano stati 48 i capoluoghi ad aver superato i limiti di legge. Se si guarda il bicchiere mezzo vuoto, le prime cinque lo hanno fatto, comunque, per più del doppio.
La maglia nera La «maglia nera» del capoluogo più inquinato d’Italia, quest’anno, spetta a Torino (86 giorni) che, balzando in avanti di quattro posizioni, ha scalzato Frosinone (85). Poi c’è Milano (73) che «guadagna» una posizione; quindi Venezia (73) che sale dall’ottavo al quarto posto e Vicenza (71) che scende dal podio e diventa quinta. La classifica è contenuta nell’annuale rapporto scientifico sull’inquinamento atmosferico di Legambiente — che il Corriere ha visionato prima della sua pubblicazione — e viene stilata sulla base dei capoluoghi che hanno superato, con almeno una centralina urbana, la soglia limite giornaliera di Pm10. «Si è presa come riferimento quella che ha registrato il maggior numero di superamenti in ogni città — spiega Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente — a partire dai dati disponibili sui siti delle Regioni, delle Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente».
Fra le prime dieci città, la «migliore» performance, rispetto allo scorso anno, è stata messa a segno da Pavia che è riuscita a scivolare dal secondo al nono posto. I pavesi hanno «respirato» male 51 giorni contro i 114 giorni del 2015.
I «casi» Pavia e Lodi
«Il risultato — spiega il sindaco Massimo Depaoli — è l’insieme di alcuni provvedimenti. Dal punto di vista della circolazione abbiamo aderito al Protocollo regionale sulla qualità dell’aria, adottato una politica di moderazione della velocità media del traffico tramite “zone 30” e deterrenti come gli autovelox. Abbiamo istituito una nuova zona pedonale in centro. Poi abbiamo raggiunto la quota del 95% dei riscaldamenti a metano».
Un sorriso anche per Lodi passata dal nono al diciannovesimo posto. «La scorsa amministrazione — dice il commissario prefettizio Mariano Savastano, nominato lo scorso agosto — ha svolto campagne contro l’inquinamento puntando sulle energie alternative. Sono stati installati pannelli solari su edifici pubblici e raddoppiata la rete di teleriscaldamento. Inoltre, inizia a dare qualche risultati l’aumento delle piste ciclabili».
Scendendo a Sud, peggiora di poco Napoli che è 17esima (era 18esima) mentre migliorano Palermo, scesa dal 21esimo al 24esimo posto. Roma è 27esima (era 25esima).
Il problema del Nord
A preoccupare sono, però, le regioni del Nord. In Lombardia tranne Sondrio e Varese tutte le città sono finite fuorilegge; in Veneto si salva solo Belluno; in Piemonte 4 su 8 e in Emilia Romagna 4 su 9.
«C’è sicuramente un problema orografico e geografico in Pianura Padana che favorisce il ristagno delle polveri sottili — spiega Stefania Gilardoni, ricercatrice dell’istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale ricerche (Cnr) — ma bisogna smettere di pensare che l’inquinamento si risolve bloccando la circolazione per qualche giorno. Il traffico pesa al massimo per il 30%». Ci sono altre emissioni da tenere d’occhio. «Quelle prodotte dalla combustione della legna usata per il riscaldamento domestico — prosegue — che partecipa fra il 10 e il 30% e il settore agricolo che contribuisce alla formazione dell’aerosol inorganico: è la maggior parte delle polveri sottili». Le soluzioni sono diverse. «Risparmio energetico, riscaldamenti ad alta efficienza — conclude Gilardoni — e il controllo delle emissioni da attività agricole».
Provarci è doveroso visto che per l’Agenzia europea per l’ambiente in Ue lo smog uccide più di 460 mila persone l’anno. Come se sparisse una città più grande di Firenze. Alessio Ribaudo
Il Corriere della Sera – 4 gennaio 2017