La stretta sui salari dei dipendenti pubblici ha prodotto i suoi effetti. Dopo due anni di blocco dei contratti, gli stipendi crescono poco, a un tasso per il 2010 dell’1,3%. E comunque meno dei privati. La crescita delle retribuzioni contrattuali nella pubblica amministrazione è in forte calo rispetto al +3% del 2009. Un andamento che non migliora nel 2011, +0,7% fino a maggio. Lo rileva l’Aran su dati Istat nel rapporto semestrale. La crescita tendenziale nel 2010 appare ancora più modesta se raffrontata con quella rilevata nel 2008 pari a +4,1%. Modesta appare anche la crescita delle retribuzioni di fatto nel pubblico impiego, pari a +1,3% nel 2010 rispetto all’aumento dell’1,5% del 2009, secondo quanto illustrato nel rapporto semestrale dell’Aran dal presidente Sergio Gasparrini.
La misura contenuta degli aumenti, inferiori a quelli del settore privato, si spiega in ragione di diversi fattori: «la moderazione salariale che ha caratterizzato i rinnovi contrattuali del biennio 2008-2009, i primi effetti della manovra finanziaria 2010 e quindi del blocco dei contratti nazionali con conseguente corresponsione della sola indennità di vacanza contrattuale». Nel rapporto dell’Aran si rende conto anche degli effetti dovuti agli apporti più contenuti della contrattazione di secondo livello frutto delle imposizioni a livello nazionale, di un tetto alla crescita dei fondi per la contrattazione integrativa.
Laddove nel biennio 2008-2009, l’incremento complessivo è stato del 3,2%. La moderazione salariale del pubblico, iniziata nel 2008, ha sottolineato Gasparrini, si prevede che porterà a una convergenza delle dinamiche pubblico-privato nel 2014, nel 2010 il distacco è stato di 15 punti (Labitalia 27 settembere 2011)
Retribuzioni. Il pubblico sta peggio del privato
La stretta sui salari dei dipendenti pubblici ha prodotto i suoi effetti. Dopo due anni di blocco dei contratti, gli stipendi dei travet crescono poco, a un tasso per il 2010 dell’1,3%. E comunque meno dei privati. A fotografare il successo dei blocchi nella pa, il primo rapporto semestrale 2011 dell’Aran, l’agenzia per la contrattazione nel pubblico impiego guidata da Sergio Gasparrini. Il risultato del 2010, rispetto all’anno precedente, sconta la moderazione salariale del biennio 2008/2009, il tetto alla crescita della contrattazione integrativa e poi i primi effetti della manovra 2010, che ha imposto il blocco della contrattazione nazionale. E lo scenario oggi è tale da non far prevedere aumenti fino al 2014.
Dopo anni e anni in cui il governo lamentava che il pubblico cresceva più del privato, il recente report afferma: «Le retribuzioni contrattuali per i comparti di riferimento Aran», ovvero i comparti di contrattazione pubblica, «rimangono al di sotto sia di quelle del settore privato che degli altri comparti pubblici». Spiega sempre l’Aran che il merito è delle ultime manovre correttive che hanno annullato completamente il differenziale di crescita degli stipendi dei lavoratori pubblici con le retribuzioni di fatto del settore privato che nel decennio 2000-2010 avevano avuto un andamento molto meno sostenuto (raggiungendo un differenziale nel 2009 di circa 10 punti). Già negli ultimi due anni le retribuzioni di fatto nel privato sono cresciute più velocemente che nel pubblico (+1,7% nel 2009 e +2,9% nel 2010 a fronte del +1,5% e +1,3% del pubblico). Con il blocco della contrattazione – secondo i calcoli dell’Aran – il differenziale complessivo dovrebbe essere annullato nel 2014. «A questo punto», ha spiegato il presidente dell’agenzia, «tutti gli interventi che si potevano fare nel pubblico impiego sono già stati messi in pista. Il comparto ha fato un contributo significativo e mi auguro definitivo al risanamento dei conti pubblici».
L’incidenza percentuale del salario di produttività resta bassa, oscilla tra il 5 e il 10% del totale, i valori medi tra i mille e i 2 mila euro annui. Fanno eccezione le agenzie fiscali e gli enti pubblici non economici, che hanno risorse ad hoc per la produttività. In quasi tutti i comparti, la valutazione attuale tende a dare il massimo a tutti i dipendenti.
Italia Oggi – 28 settembre 2011