«I controlli invasivi sulle imprese, fatti con decine di uomini, sono esperienze di un fisco ormai passato» dice Giorgio Toschi, Comandante Generale della Guardia di Finanza. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, lo ha ribadito anche ieri, durante la presentazione del rapporto annuale: la Guardia di Finanza si occuperà «delle forme più insidiose e patologiche dell’evasione fiscale». «E stiamo cambiando» spiega Toschi, tirando fuori un fascicolo dal cassetto della scrivania.
C’è scritto «Piano Operativo Fiscalità Internazionale», ed è uno dei nuovi obiettivi prioritari del Corpo. Lottare contro l’occultamento di redditi e patrimoni all’estero, e chi fa affari nel nostro Paese, ma non versa un euro al nostro fisco. Manovre fraudolente compiute anche da società con fatturati e utili miliardari. Qualche mese fa, dopo indagini e verifiche, la Guardia di Finanza ha contestato la mancata dichiarazione di «stabile organizzazione» in Italia al Credit Suisse, che aveva venduto illecitamente polizze e fondi per oltre 8 miliardi, e alla fine ha aderito alla richiesta dell’Agenzia di versare 100 milioni di euro. Adesso nel mirino è finita una multinazionale austriaca, che avrebbe fatturato in Italia più di 2 miliardi, sempre senza versare un centesimo al fisco.
In tutto il 2016 sono stati scoperti 1.663 casi di evasione fiscale internazionale. «Abbiamo dirottato le risorse operative sul contrasto dell’evasione più pericolosa, delle frodi, degli sprechi delle risorse pubbliche, il riciclaggio, l’evasione internazionale. Abbiamo intensificato cooperazione e scambio di informazioni con le altre agenzie fiscali. Cambiamo pelle» spiega Toschi. «Sulle violazioni formali, gli errori magari compiuti in buona fede, non può esserci accanimento. Le verifiche continueremo a farle, anche in chiave preventiva. Ho dato disposizioni perché sul territorio le Fiamme Gialle siano maggiormente presenti con l’auto di servizio e in divisa. Sono convinto del rinnovato percorso di avvicinamento del fisco ai contribuenti onesti». «L’Agenzia delle Entrate — aggiunge Toschi — spinge sulla “ compliance ”, l’adesione volontaria dei contribuenti, la riscossione è in corso di riforma, e anche la Guardia di Finanza sta cambiando il suo rapporto con i cittadini, in una logica di cooperazione. Noi siamo un corpo di polizia a tutela delle libertà economiche, delle imprese e dei cittadini onesti». Il cambiamento di strategia ha permesso alla Finanza di dedicare più risorse alle «attività specializzate». In particolare alla lotta all’evasione internazionale e agli evasori «totali». Nel 2016 la Guardia di Finanza ne ha pizzicati 8.300, procedendo al sequestro di beni per 780 milioni.
Nel futuro ci si concentrerà sempre più su questi fronti. Sul contrasto agli sperperi di denaro pubblico e alla corruzione, che l’anno scorso ha portato a scoprire 3,4 miliardi di appalti irregolari, il triplo del 2015, e danni erariali complessivi per 5,3 miliardi. E si insisterà sulla lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo, lavorando sulle segnalazioni sospette che vengono dalle banche e dai professionisti «e che se non riguardano il terrorismo possono rappresentare un allarme anche in tema di evasione». È finita l’epoca dei controlli a tappeto e indiscriminati. «Pianifichiamo gli inter-venti verso gli obiettivi che presentano i profili di rischio maggiori, con un’accurata attività di intelligence, di controllo economico del territorio e di analisi, con l’incrocio di 40 banche dati. E obiettivi aggredibili. Inutile — dice Toschi — perseguire soggetti che non sono solvibili e il cui patrimonio non potrà mai essere recuperato dall’erario».
Mario Sensini – IL Corriere della Sera – 17 marzo 2017