«Le scelte della Regione Piemonte stanno mettendo in ginocchio il nostro sistema sanitario: basta ai tagli lineari ed alla continua riduzione di risorse, basta al blocco indiscriminato del turn over, basta all’incompetenza».
I sindacati della sanità piemontese (medici, veterinari, infermieri, dirigenti, psicologi di venti sigle: Fp Cgil, Uil Fpl, Fials, Fsi, Nursing Up, Anaao Assomed, Aaroi Emac, Anpo-Ascoti-Fials, Cimo Asmd, Cgil medici, Uil medici, Fesmed, Fvm, Cosmed, Aupi, Fedir Sanità, Sinafo, Snabi, Sidirss, Snr) partono all’attacco della gestione sanitaria della Regione in cui si presentano alle prossime elezioni molti dei nomi illustri della sanità nazionale, dal ministero della Salute Renato Balduzzi al presidente della commissione d’inchiesta sul Ssn del Senato Ignazio Marino, fino all’ex assessore sardo e direttore della programmazione al ministero di Rosy Bindi, Nerina Dirindin.
Secondo il manifesto dei sindacati, che il 15 febbraio hanno organizzato una manifestazione a Torino, «il nuovo piano socio sanitario, l’istituzione delle Federazioni sovrazonali, la messa in rete del sistema ospedaliero, sono strumenti di ingegneria (dis)organizzativa, che non tengono conto dei bisogni di salute».
I sindacati sostengono che i risparmi fino a oggi ottenuti non dipendono dalla riorganizzazione (14 milioni risparmiati con le federazioni), ma dai tagli al personale (diminuzione di 2700 dipendenti in 21 mesi), dalla riduzione dei servizi, a partire dai mancati ricoveri nelle strutture per non autosufficienti, dal ritardato pagamento alle strutture accreditate, alle cooperative sociali, alle imprese a cui sono affidati gli appalti. «Sono risparmi fatti sulla pelle dei lavoratori – dicono – ai quali è stato ridotto l’orario e a cui non vengono pagati stipendi e tredicesime».
E attaccano: «Ogni decisione è stata presa con arroganza, senza confronto con le parti sociali, con le associazioni professionali, con i sindaci che rappresentano i cittadini. Una totale assenza di democrazia da parte di chi dovrebbe rappresentare una comunità. La Regione non rispetta neanche le proprie leggi, com’è evidente nel caso degli Ospedali Valdesi. La tutela della salute migliora certamente se gli ospedali vengono messi in rete: ma non a tavolino, senza conoscere ciò che si fa e perché, senza tenere conto di ciò che funziona ed usando i dati di attività a proprio piacimento».
Per governare un sistema così complesso secondo il manifesto «non ci si può vantare di “non capire nulla” di sanità e minacciare ogni giorno la bancarotta per mettere in atto riorganizzazioni ingiuste e che rispondono a logiche incomprensibili e contrarie al recupero di efficienza e di efficacia (come dimostra il riordino delle emodinamiche)».
«Sembra che ci sia un particolare accanimento a distruggere ciò che funziona, senza intaccare i veri sprechi – affermano – ma anzi aumentandoli (vedi gli stipendi degli amministratori delle federazioni).
Sappiamo che molti cambiamenti debbono essere introdotti, che va usato bene ciò che abbiamo a disposizione, che eliminare gli sprechi ci permette di dare un servizio migliore ai cittadini: noi non ci tiriamo indietroma diciamo: basta ai tagli lineari ed alla continua riduzione di risorse, basta al blocco indiscriminato del turn over, basta all’incompetenza».
«Occorre capire il perché del deficit sanitario in Piemonte. Proporrò un tavolo tecnico per operazione verità», ha commentato sul suo profilo Twitter il ministro della Salute Renato Balduzzi.
Il Sole 24 Ore sanità – 13 febbraio 2013