Non sarà una vera e propria staffetta tra lavoratori giovani e “anziani”, anche se la concomitanza di due misure del governo (una appena entrata in vigore, l’altra prevista per il 2018) potrebbe far pensare proprio a un possibile scambio intergenerazionale. Il primo intervento è l’anticipo pensionistico per le categorie più svantaggiate di lavoratori (Ape sociale e precoci). Il secondo, previsto nella prossima legge di bilancio, è la decontribuzione permanente per chi assumerà giovani under 35. Insomma, tra qualche mese potremo assistere a un esodo di decine di migliaia di lavoratori (circa 110 mila tra quest’anno e il prossimo secondo il governo), seguito a ruota da un ingresso incentivato di giovani. Le due misure cercheranno di correggere altrettante distorsioni evidenziate finora dalla politica del lavoro e da quella pensionistica.
Con l’Ape sociale e l’anticipo per i lavoratori precoci, si rende possibile la flessibilità in uscita per alcune categorie disagiate, con costi a carico dello Stato. «In questo modo — spiega Marco Leonardi, consigliere economico di Palazzo Chigi — si corregge un limite della riforma Fornero e si pone fine alla lunga serie delle cosiddette salvaguardie per gli esodati ». Seguirà l’anticipo pensionistico volontario per tutti gli altri lavoratori, che tuttavia non ha avuto finora vita facile, visto che a pagare in questo caso non sarà lo Stato ma i lavoratori stessi con un prestito bancario. Proprio in questi giorni il Tesoro ha chiesto un’istruttoria finale che potrebbe preludere a nuove modifiche.
Con il taglio dei contributi per chi assumerà i giovani (ancora da definire) si vuole invece rendere strutturali gli sgravi del 2015 e 2016, concentrando questa volta gli sforzi sugli under 35, proprio la categoria meno avvantaggiata dal recente aumento dei posti stabili. «Premesso che l’occupazione continua a crescere e che la paventata ondata di licenziamenti non c’è stata — continua Leonardi — è vero che negli ultimi tempi le imprese stanno facendo ripartire soprattutto i contratti a termine. Sapevamo che sarebbe successo dopo la fine del taglio generalizzato dei contributi. Il problema è allora trasformare quel taglio da provvisorio in definitivo, almeno limitatamente ai giovani. Proprio quelli che hanno meno goduto degli sgravi precedenti». C’è però un paletto che Palazzo Chigi sembra intenzionato a piantare subito per evitare prevedibili furbizie. Molto probabilmente la decontribuzione scatterà solo se l’azienda che assume non avrà licenziato nessuno durante l’ultimo anno. Altrimenti sarebbe un modo per ridurre i costi e non per aumentare l’occupazione.
Poco prima che scatti l’operazione “sgravi sui giovani assunti”, assisteremo alla prima fase del pensionamento anticipato per i più svantaggiati. Sono i licenziati che hanno esaurito da almeno 3 mesi gli ammortizzatori sociali. Sono le persone che assistono coniugi, genitori o figli con handicap gravi, sono gli invalidi civili almeno al 74%. E infine i dipendenti che svolgono da almeno 6 anni lavori particolarmente pesanti o rischiosi: minatori e edili, conduttori di gru e conciatori, camionisti e badanti, facchini e personale di pulizia, infermieri e spazzini, e altri ancora. Per tutte queste persone l’assegno scatterà (a decorrere dallo scorso primo maggio) se avranno almeno 63 anni di età e 30 anni di contributi (36 per i dipendenti con lavori faticosi), e se mancheranno loro tre anni e sette mesi alla pensione di vecchiaia. I lavoratori precoci che rientrano nelle stesse categorie svantaggiate potranno invece andare in pensione con 41 anni di contributi, di cui uno maturato prima dei 19 anni. La domanda andrà fatta entro il 15 luglio, risposta entro il 15 ottobre, cosicché l’assegno per il 2017 potrà essere consegnato già a partire da novembre. L’indennità a carico dello Stato non potrà superare i 1.500 euro, e ci sarà una graduatoria in base all’età.
La tentazione di vedere in questo incrociarsi temporale di Ape sociale e sgravi alle assunzioni una possibile staffetta giovani- anziani, esiste. E tuttavia non è questo il traguardo del governo. «Non è affatto detto che il posto lasciato libero da un minatore o da un infermiere venga occupato da uno dei giovani che saranno assunti — spiega Leonardi — non funziona così, e del resto non è questo il nostro obiettivo. Che è e resta quello di aumentare nel complesso l’occupazione». Tuttavia, è forse la prima volta che in Italia un esodo agevolato di lavoratori “anziani” avviene insieme a un ingresso ugualmente agevolato di giovani.
Repubblica – 24 maggio 2017