Il consumo globale di antimicrobici destinati ad animali cala del 13%. Un segnale positivo alla lotta verso la resistenza antimicrobica è quanto emerso dalla relazione annuale della Woah.
Negli ultimi anni, il mondo ha assistito a un calo significativo nell’uso di antimicrobici negli animali, un passo incoraggiante verso la lotta alla resistenza antimicrobica. La VII Relazione Annuale della WOAH (Organizzazione Mondiale per la Salute Animale) svela dati interessanti in merito, nonostante alcune regioni mostrino andamenti contrastanti.
L’AMR e il trend globale
L’antibiotico-resistenza (Abr) e più in generale l’antimicrobico-resistenza (Amr), cioè la capacità di resistenza ai farmaci da parte dei microbi (non solo batteri) ha assunto ormai caratteri di emergenza sanitaria in tutto il mondo. Ogni Stato attua azioni sanitarie, economiche e legislative finalizzate al suo contrasto e, nonostante i dati relativi al consumo siano in netta diminuzione, c’è ancora molto lavoro da fare, sia in campo umano sia in campo veterinario.
Si tratta di un fenomeno che ha ormai raggiunto dimensioni tali da essere classificato come emergenza sanitaria per la salute, lo sviluppo e la sicurezza alimentare del pianeta dall’Oms, e che impatta anche a livello economico.
Una relazione OCSE del 2018, Stemming the superbug tide – Just a few dollars more, ha concluso che affrontare l’Amr rappresenta un ottimo investimento in termini di risparmi per i sistemi sanitari. Le azioni sono economiche, fattibili e con buon rapporto costo/beneficio, e si stima che una spesa di soli 1,5 Euro pro-capite porterebbe al risparmio di circa 1,5 miliardi di Euro.
Per questo, la Woah ogni anno redige un report per valutare l’andamento del consumo di antimicrobici nel mondo, e valutare le azioni future.
I risultati del Report WOAH
La relazione copre circa il 70% della biomassa animale globale per l’anno 2019, con 108 partecipanti a livello mondiale. Bovini (42%), suini (19%), avicoli (19%) e animali acquatici (8%) rappresentano la maggior parte della biomassa considerata, mentre sono rimasti esclusi gli animali da compagnia.
Il consumo globale di antimicrobici destinati agli animali ha registrato una diminuzione del 13%, scendendo da 111,45 mg/kg a 96,73 mg/kg (biomassa viva), mentre permangono delle differenze regionali:
- Europa e Asia: -15%
- Estremo oriente e Oceania: -25%
- Africa: +45%
- America: +5%
Tipi di Antimicrobici indagati
Tra gli antimicrobici più utilizzati troviamo le Tetracicline (35,6%) e le penicilline (13,3%), che fanno parte dei Vcia (Veterinary Critically Important Antimicrobial), ma non degli Hcia, quelli umani.
Un percentuale minore è invece rappresentata da fluorochinoloni (3,4%) e cefalosporine di terza e quarta generazione (0,6%), cruciali per la salute umana, segno che le attività per limitarne il consumo stanno funzionando.
Anche la pratica di uso auxinico (in particolare di colistina, un Hcia) negli allevamenti di alcuni antimicrobici si sta riducendo: il 68% dei paesi partecipanti ha dichiarato di aver cessato l’uso di questa pratica, anche quando non obbligati dalla legislazione (in Italia il divieto è stato introdotto nel 2006). Persiste ancora nella metà dei paesi Americani e Oceanici, che utilizzano prevalentemente falvomicina, avilamicina e bacitracina.
Conclusioni
La relazione annuale della Woah evidenzia una tendenza positiva verso un uso più responsabile degli antimicrobici nel settore veterinario. Tuttavia, le discrepanze regionali e l’uso continuo di alcune sostanze cruciali sottolineano l’importanza di ulteriori sforzi globali per mitigare i rischi associati alla resistenza antimicrobica.
Per intensificare la lotta, la Woah ha lanciato ANIMUSE, un database online per la visualizzazione di dati globali e regionali, a libera consultazione.
A cura di Francesca Innocenzi
https://www.vet33.it/cronaca/1211/antimicrobici-consumi-in-calo-in-ambito-veterinario-i-dati-dall-ultimo-rapporto-woah.html