Un mix di lavoro e pensione per svuotare uffici e fabbriche e, soprattutto, per favorire le nuove assunzioni, magari di giovani e donne. Si è parlato anche di questo, ieri, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, nel corso dei primi incontri con sindacati e imprese che il ministro del lavoro, Elsa Fornero, sta tenendo nell’ambito delle consultazioni in vista di un tavolo unico sulla riforma del mercato del lavoro. Una misura che, nell’idea del ministro, renderebbe possibile, a una certa età (63 anni?), la trasformazione del proprio contratto di lavoro a tempo pieno in part-time in cambio del diritto a metà pensione. E non è l’unica novità. Leggi di seguito l’articolo di ItaliaOggi “Un lavoro a mezza pensione”.
Ambienti vicini al ministero, infatti, confermano che il ministro ha dato parziale disponibilità a rimettere mano alla riforma delle pensioni per estendere le norme in deroga a favore delle imprese in crisi.
Questo al fine di evitare il probabile «disastro sociale», con migliaia di lavoratori espulsi dal ciclo produttivo, senza cassa integrazione e con una pensione distante ancora nove (e non due) anni.
Mix lavoro e pensioni
Doveva essere un incontro sul mercato del lavoro, ma alla fine si è parlato ancora di riforme delle pensioni. Due in merito, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, le problematiche aperte dallo stesso ministro del lavoro Fornero: l’allungamento dell’attività lavorativa (con i requisiti pensionistici che sono stati allungati fino a sei anni) che frenerebbe il turnover nelle fabbriche e negli uffici pubblici, a scapito dell’occupazione giovanile; e la «trappola della non occupazione» in cui potrebbero finire le migliaia di lavoratori espulsi dal ciclo produttivo (stime sindacali parlano di centinaia di migliaia di lavoratori). Quanto alla prima questione, il ministro Fornero sembrerebbe intenzionato a provare anche in Italia lo strumento già utilizzato nei Paesi Bassi che prevede la rinuncia a metà posto di lavoro in cambio di metà pensione. In pratica, arrivati a una certa età (da definire), al lavoratore verrebbe offerta la possibilità di trasformare il proprio rapporto a tempo pieno a part time e, contemporaneamente, di accedere a metà pensione. La pensione, in particolare, verrebbe erogata in misura tale a garantire la retribuzione piena goduta dal lavoratore prima di trasformare il rapporto di lavoro a tempo parziale.
Riforma pensioni
La seconda questione, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, interesserebbe le migliaia di lavoratori che stanno per cadere nella «trappola della non occupazione». Si tratta in prevalenza di lavoratori alle dipendenze di aziende in crisi, per le quali sta terminando il periodo della cassa integrazione (inclusa quella in deroga) e che, pertanto, potrebbero a breve ritrovarsi senza retribuzione, senza sostegno al reddito e soprattutto con una pensione distante molti anni. E con un destino segnato: trattandosi per lo più di ultracinquantenni, sono soggetti con una probabilità molto bassa di trovare una nuova occupazione. La modifica a cui sembrerebbe disponibile la Fornero dovrebbe estendere la deroga per il pensionamento anticipato, già prevista dal decreto Monti, a favore dei dipendenti da aziende in crisi.
Mercato del lavoro
Positivo, dunque, l’esito dei primi incontri. «Sereno e produttivo», lo ha definito Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl. Un incontro durato quasi tre ore con un «utile scambio di opinioni che porterà al più presto a un incontro tra sindacati e governo per dare una direzione alle vicende del lavoro». Per quanto riguarda il tema caldo dell’articolo 18, il leader della Cisl ha aggiunto: «Non abbiamo parlato di nulla in particolare o comunque di nulla che porta a divisioni o di cose che portano a targhe riconducibili a singoli. Abbiamo parlato di strumenti che già esistono e che devono essere magari rafforzati. Nella storia delle relazioni industriali si è già trovato un accordo di tutti i sindacati e le imprese messe insieme». Stesso tono quello del segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, che ha riferito che «il ministro ha ascoltato le nostre opinioni su cosa fare per rendere migliore il mercato del lavoro e ridurre il livello di precarietà, determinato da assenza di tutele e regole», aggiungendo di aver «cercato di spiegare anche le ragioni per le quali non vediamo la necessità di intervenire sull’articolo 18». Secondo il leader della Uil «il ministro ha detto che il Governo ha delle opinioni, ma non una ricetta da presentare. Hanno delle idee. Presumo che dopo questa serie di incontri informali ci possa essere un incontro collegiale, ufficiale, che possa affrontare i problemi del mercato del lavoro».
ItaliaOggi – 10 gennaio 2012