Sorveglianza, prevenzione e controllo delle infezioni da microrganismi resistenti , comprese quelle correlate all’assistenza sanitaria, uso appropriato e sorveglianza del consumo di antibiotici, con una riduzione dell’impiego entro il 2020 superiore al 10% in ambito territoriale e oltre il 5% in ambito ospedaliero e un taglio oltre il 30% nel settore veterinario (rispetto ai livelli 2016). Potenziamento dei servizi diagnostici di microbiologia, con il 100% delle regioni attrezzate alla sorveglianza e un numero di laboratori adeguato a seconda della popolazione; formazione degli operatori sanitari, edicazione della popolazione e ricerca mirata. Sono queste le principali azioni da realizzare secondo il Piano nazionale di contrasto dell’Antimicrobico resistenza 2017-2020 trasmesso dal ministero della Salute alla Presidenza del Consiglio e alla Conferenza delle regioni. Ne ha dato notizia in anteprima il Rifday, mattinale dell’ordine dei farmacisti di Roma.
Scopo del documento, fornire un indirizzo coordinato e sostenibile per contrastare il fenomeno dell’antibiotico resistenza a livello nazionale, regionale e locale integrando tutti i settori interessati secondo l’approccio «One haelth» promosso dall’Oms, dall’uso umano e veterinario alla sicurezza degli alimenti, agricola e ambientale.
Una strategia da mettere in atto con tempestività perché il livello di urgenza è alto. In Italia infatti la resistenza agli antibiotici è tra le più elevate in Europa , quasi sempre sopra la media e gli ultimi trend rilevati per alcuni microrganismi rivelano una situazione di allarme.
Indispensabile sarà la partecipazione attiva di tutte le istituzioni interessate – Ministero, Iss, Agenas e Aifa in prima linea – oltre all’individuazione delle necessarie risorse e il monitoraggio dei risultati .
Al momento la rete di sorveglianza esistente non è sufficiente
La rete di laboratori sentinella comprende 50 laboratori ospedalieri su tutto il territorio nazionale, a partecipazione volontaria, che raccolgono i dati su otto patogeni isolati da sangue e liquor per antibiotici rilevanti dal punto di vista clinico terapeutico o epidemiologico. Ma la rappresentatività territoriale è purtroppo limitata. «gli ospedali serviti dai laboratori partecipanti alla rete – si legge nel Piano – rappresentano approssimativamente il 15% dei posti letto del Ssn». A livello locale i laboratori delle strutture ospedaliere producono spesso rapporti epidemiologici periodici sulla sorveglianza dell’antibiotico resistenza ma «non sono disponibili informazioni sistematiche» e i contenuti di questi rapporti sono largamente eterogenei. È quindi necessario definire uno standard uniforme a livello nazionale e promuovere un’adeguata integrazione tra le sorveglianze regionali e quella centrale. Un ulteriore elemento di criticità è la mancanza di un sitema di allerta per nuovi o non comuni modelli di antibiotico resistenza.
Sul nodo formazione, il Piano nazionale si propone di promuoverla per “tutti gli attori coinvolti, in un approccio omnicomprensivo”, attraverso la definizione a livello nazionale di programmi formativi basati sull’organizzazione di corsi Ecm (residenziali e FAD) e la creazione di un sito web dedicato. Ma sono anche previsti interventi nei diversi ambiti della formazione di base, con l’istituzione entro il 2020 di una collaborazione specifica tra ministero della Salute e Miur per inserire nei curricula formativi dei corsi di laurea e di specializzazione dell’area sanitaria la tematica dell’antibiotico resistenza.
Il capitolo conclusivo del Piano è dedicato alla ricerca e innovazione , con l’obiettivo di promuovere studi e conoscenze sull’Amr, con particolare attenzione alla valutazione dell’efficacia degli interventi di sorveglianza e controllo e sfruttando appieno le oppportunità offerte dai fondi strutturali europei e di investimento e dai finanziamenti diretti (Horizon 2020, Erasmus+, 3 rd Health programme). Altre opportunità di finanziamento nazionale sono quelle relative ai programmi del ministero della Salute e della ricerca indipendente di Aifa e del Centro prevenzione e controllo delle malattie (Ccm).
Rosanna Magnano – Il Sole 24 Ore sanità – 7 settembre 2017