Calano in Europa le vendite di antibiotici usati per gli allevamenti di animali: tra il 2011 e 2016 si è registrata una flessione superiore al 20%, secondo il rapporto Esvac (European Surveillance of Veterinary Antimicrobial Consumption), pubblicato dall’Agenzia europea del farmaco (Ema).
Il calo più consistente si è avuto per le polimixine, un gruppo di antibiotici che include la colistina, usata come terapia di ultima risorsa per i pazienti con batteri resistenti ad altri antibiotici. Le vendite delle cefalosporine di terza e quarta generazione sono invece scese del 15,4%, mentre quelle dei chinoloni del 13,6%. Tuttavia la situazione non è omogenea tra i paesi dell’Ue. In 16 Paesi su 25 il calo delle vendite è stato del 5% o più, mentre in 6 Paesi sono aumentate di oltre il 5% nello stesso periodo. Il risultato, sottolinea l’indagine, è comunque il frutto dell’azione combinata e delle campagne portate avanti dalla Commissione europea, Ema, Stati membri, veterinari e allevatori, per promuovere un uso prudente di questi farmaci negli animali e ridurre il sorgere di antibiotico-resistenze pericolose anche per l’uomo.
Non c’è uniformità d’analisi nemmeno nelle risposte dei vari Paesi: entrano in gioco fattori come la variazione della demografia e dell’epidemiologia animale, la disponibilità di prodotti in commercio, il livello di consapevolezza del rischio AMR (AntiMicrobialResistance), eventuali divieti, diversità di obiettivi e di sensibilizzazione all’uso prudente.
Tuttavia, “questi fattori non possono spiegare completamente le differenze”- secondo l’EMA che evidenzia altri elementi passibili di influenzare il trend: l’attenzione alla prevenzione delle malattie, i programmi di vaccinazione o l’attuazione di campagne per l’ uso responsabile, “che in alcuni paesi hanno anche influito sui modelli di vendita”.
In conclusione, però l’EMA osserva che “se è stato possibile osservare una riduzione delle vendite in alcuni Paesi, allora esiste un potenziale di riduzione anche negli altri”.
L’Italia ha ridotto le vendite del 30% – Nel periodo 2010-2016, l’Italia ha registrato un calo del 30% nelle vendite (mg / PCU), un calo principalmente legato alla riduzione delle vendite di tetracicline, sulfonamidi e polimixine. Le classi antimicrobiche più vendute sono state le tetracicline e le penicilline ( il 32% e il 24% delle vendite totali nel 2016).
Le vendite di cefalosporine di 3a e 4a generazione in Italia sono state relativamente stabili nel periodo dal 2010 al 2016, rappresentando circa lo 0,1% delle vendite totali ogni anno. Nel 2016, le vendite di cefalosporine di 3a e 4a generazione sono state di 0,38 mg / PCU, mentre le vendite totali in 25 paesi sono state di 0,21 mg / PCU nello stesso anno. Le vendite di fluorochinoloni (anno 2016) sono state di 2,33 mg / PCU – un dato vicino alle vendite aggregate per i 25 paesi (2,70 mg / PCU). Questa sottoclasse rappresentava lo 0,4% delle vendite totali nel 2010, mentre nel 2016 è stata dello 0,8%.
Diminuite anche le vendite di polimixine (del 62% nel 2016 rispetto alle vendite del 2010). Nel 2016, le vendite di polimixine in Italia sono state di 15,10 mg / PCU, mentre le vendite aggregate per i 25 paesi di6,62 mg / PCU. Questa sottoclasse ha rappresentato il 5% delle vendite totali nel 2016.