Primo riparto “benchmark” 2013: chi ci rimette di più è la Liguria che perde rispetto al criterio del 2012 il 2,74% di risorse (circa 73,9 milioni). A seguire c’è il Lazio che ne perde l’1,09% (circa 106,7 milioni). Poi altre sei Regioni col segno meno: Lombardia (-0,11%, circa 18,2 milioni), Umbria (-0,12%, circa 1,9 milioni)), Abruzzo (-0,73%, circa 17 milioni), Molise (-0,84%, circa 4,7 milioni), Campania (-0,06%, circa 5,7 milioni) e Calabria (-0,52%, circa 17,8 milioni). Il tutto per un totale in valori assoluti di poco meno di 246 milioni (v. tabelle sul riparto e confronti). A guadagnare di più invece sono quasi tutte le Regioni a statuto speciale (Bolzano in testa con +1,09, seguito da Valle d’Aosta col +1%) e tra le Regioni a statuto ordinario in testa c’è la Puglia (+0,76%) seguita dal Veneto (+0,51%).
E’ questo il primo effetto della proposta di riparto basata sui costi standard messa a punto dal ministero della Salute e su cui si avrà domani un prima intesa.
Solo una prima intesa, proprio perché sarà necessario un riequilibrio che avverrà entro gennaio con l’intesa definitiva, dopo che a tappare le falle generate dal neo-meccanismo dei costi standard si sarà provveduto con le quote accantonate con la premialità prevista dal federalsimo fiscale. Circa 400-450 milioni che saranno resi disponibili a questo scopo con tutta probabilità già grazie a un emendamento alla legge di stabilità all’esame della Camera.
E un altro emendamento è nell’aria, ma non alla legge di stabilità: quello che porterà la modifica ai costi standard attuali, su cui alla fine hanno convenuto Governo e Regioni visti gli effetti della prima “prova” 2013.
Le cifre del riparto
Le somme assegnate alle regioni con il meccansimo dei costi standard sono i 104,082 miliardi per il finanziamento indistinto. Ma del fondo complessivo di 107,004 miliardi fanno parte anche 2,062 miliardi vincolati (di cui 1,510 per gli obiettivi di Psn 2013 e gli altri per varie voci dall’Aids all’esclusività, dalla medicina penitenziaria al superamento del Opg), 592,07 milioni vincolate per altri enti (Izs, Croce rossa, borse di studio per gli specializzandi, oneri contrattuali, Centro trapianti ecc.) e 267,51 milioni di accantonamento da ripartire successivamente in base ai meccanismi sanzionatori e premiali, che faranno poi parte, appunto, del fondo per il riequilibrio dele risorse mancanti alle regioni.
La mobilità
Per la mobilità si spostano invece tra le Regioni poco meno di 1,5 miliardi (con un totale debiti e un totale cvrediti entrambi di poco superiori ai 3,9 miliardi) di cui circa 1,34 miliardi per i flussi standard di mobilità, quella ordinaria cioè. Le regioni in mobilità passiva sono Piemonte, Valle d’Aosta, Trento. Liguria, Marhe, Lazio, Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia Sardegna. Tra quelle attive Lombardia ed Emilia Romagna assorbono il 62,5% delle risorse attive (oltre 833 milioni).
Per quanto riguarda invece la mobilità internazionale, si tratta di 111,173 milioni il cui passivo è concentrato tra tutte le Regioni dalle Marche in giù più il Piemonte, la Lombardia e la Liguria e in attivo tutte le altre con Bolzano e l’Emilia Romagna in testa rispettivamente con 37,9 e 22,9 milioni di saldi da avere come conguaglio.
Gli obiettivi di piano
Il finanziamento delle risorse relative agli obiettivi di piano e la relativa ripartizione è una proposta a parte (v. tabella), ma sempre allegata al riparto complessivo. L’importo da assegnare è di 1.510,54 milioni di euro, al netto di 2,00 milioni destinati alle finalità del Centro Nazionale Trapianti secondo la legge 166/2009.
I meccanismi
A spiegarli è la proposta di riparto che il ministro ha predisposto per il Cipe. Dopo aver calcolato il costo medio pro-capite delle 3 regioni benchmark rapportato alla popolazione pesata al 1 gennaio 2012, si è moltiplicato il risultato ottenuto per la popolazione pesata di ciascuna regione e pro-vincia autonoma, suddividendo i risultati per singoli Livelli essenziali di assistenza. Poi, sono stati determinati in proporzione i singoli sub-livelli (prevenzione, medicina di base, farmaceu-tica, specialistica, altra territoriale e ospedaliera) secondo un’incidenza percentuale di ciascuno rispetto al finanziamento indistinto complessivo.
Nel riparto, spiega la proposta, si è tenuto anche conto delle disposizioni del Dlgs 68/2011 dove prevede che la quota percentuale assicurata alla migliore regione di riferimento non può essere inferiore alla quota percentuale già assegnata alla stessa l’anno precedente, al netto delle variazioni di popolazione.
Infatti, la quota di accesso finale 2012 della regione Umbria parametrata sulla popolazione al 1° gennaio 2011 è stata dell’1,5285%, mentre la stessa quota finale 2012 parametrata sulla popolazione al 1° gennaio 2012 (post censimento Istat) sarebbe stata pari all’1,5196%. La quota di accesso 2013, calcolata sulla base di quanto previsto dalla normativa sui costi standard, è ora dell’1,5254%, quindi superiore a quella dell’anno precedente, al netto delle variazione di popolazione.
I motivi delle differenze
E sempre nella proposta della Salute al Cipe c’è la ragione delle perdite e dei guadagni a volte singolari per alcune regioni (a rimetterci sono anche alcune benchmark).
L’effetto censimento 2011, spiega la Salute, ha inserito una discontinuità rispetto alla popolazione al 1 gennaio di quell’anno visto che quella aggiornata al 1° gennaio 2012 risulta decrementata a livello nazionale del -2,03%, con percentuali diverse a livello regionale più o meno elevate rispetto alla media nazionale. Il fatto che anche per il riparto del fabbisogno sanitario regionale standard si faccia riferimento ancora alla popolazione pesata di ciascuna regione, comporta – spiega la proposta – che la popolazione continui a restare un parametro di riferimento importante per la determinazione della quota di accesso di ciascuna regione al fabbisogno sanitario nazionale standard 2013.
Ed è per questo che le differenze tra le quote di accesso calcolate nel riparto e quelle finali del 2011 sono causate soprattutto dalla variazione in termini percentuali della popolazione al 1 gennaio 2012 rispetto a quella dell’anno precedente.
Le differenze più significative, aggiunge la proposta, si vedono per esempio per alcune regioni (come il Lazio e la Liguria) le cui popolazioni sono diminuite in percentuale maggiore (rispettivamente -3,20% e -2,61%) rispetto a quella nazionale (-2,03%).
L’altra differenza è ascrivibile al fatto che con la nuova metodologia dei costi standard non si tiene più conto delle quote di correzione richieste dalle regioni per il riequilibrio (cosiddetto “lapis”) per consentire una ripartizione del fabbisogno in relazione a specifiche esigenze e criteri equitativi e in funzione di particolari esigenze di qualificazione dei servizi, nei termini convenuti dai presidenti. Ciò spiega, in particolare, le differenze per la Liguria, la Campania e la Calabria che nel 2011 hanno beneficiato di «significative quote di riequilibrio».
$1· La proposta di riparto 2013 del ministero della Salute al Cipe
$1· Le tabelle di sintesi del riparto e delle differenze rispetto ai vecchi meccanismi
$1· Le tabelle complete del riparto
$1· Il riparto degli obiettivi di piano 2013
Il Sole 24 Ore sanità – 18 dicembre 2013