Le infezioni provocate dall’anisakis, un parassita che può essere presente nei pesci sotto forma di un verme, sono una malattia di origine alimentare altamente sottovalutata, soprattutto a causa di diagnosi errate o mancanti. La Spagna è il paese europeo con la più alta incidenza di questa malattia, conseguente al vasto consumo di acciughe marinate. Nella penisola iberica, i casi di intossicazione da anisakis sono stimati tra 7.770 e 8.320 l’anno, di cui il 42% nelle regioni dell’Andalusia e di Madrid.
La causa principale è il diffuso consumo di acciughe crude o marinate. Lo rileva la prima analisi quantitativa del rischio di questo parassita, effettuata da ricercatori di vari paesi, tra cui gli italiani Simonetta Mattiucci e Paolo Cipriani, pubblicata da PubMed Central, la rivista degli statunitensi National Institutes of Health’s National Library of Medicine, che giudica fortemente sottostimate altre valutazioni, che reputavano attendibile la cifra di 500 i casi di intossicazioni da anisakis in tutta Europa.
Le larve di anisakis sono presenti naturalmente nell’acqua marina, vengono ingerite dai piccoli crostacei e questi lo sono dai pesci che arrivano sulle nostre tavole. Il parassita misura tra 1 e 3 centimetri e può essere visibile a occhio nudo. Nell’uomo, la larva non si riproduce ma provoca sintomi che possono essere confusi con quelli di una gastrite o di una colite. Il British Medical Journal riporta, con foto, il caso di un uomo portoghese di 32 anni, ricoverato in ospedale con forti dolori addominali, vomito e febbre. I risultati del laboratorio avevano indicato una lieve leucocitosi, cioè un generico aumento dei globuli bianchi nel sangue. Dopo che l’uomo aveva dichiarato di aver mangiato recentemente sushi, gli è stata effettuata un’endoscopia gastrointestinale, che ha rilevato la presenza di un parassita filiforme, saldamente attaccato a una zona di mucosa gonfia e arrossata, con un’estremità che penetrava nella mucosa gastrica. La larva, che è risultata appartenente all’anisakis, è stata rimossa e i sintomi sono immediatamente spariti.
Per evitare i rischi connessi al consumo di pesce crudo, il Centro di referenza nazionale di Palermo per le anisakiasi (Crena) dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sicilia ha pubblicato un documento con alcuni consigli, di cui abbiamo riferito in questo articolo dello scorso luglio.
Foto: Izsve
Il Fatto alimentare – 10 ottobre 2017