Inconvenienti del mestiere. Visitare e curare gli animali, a volte, espone i veterinari al rischio di contrarre infezioni o altre patologie. Un fenomeno detto zoonosi, che fra questi medici è abbastanza frequente, con un ‘colpevole’ a quattrozampe: è il gatto, infatti, l’animale che più trasmette malattie a chi lo sta curando. Lo rivela un’indagine pubblicata su ‘Zoonoses and Public Health’ a opera della Oregon Veterinary Medical Association (Usa), su un totale di 216 veterinari. La prima e più importante domanda riguardava una fra le malattie più gravi trasmissibili da animali a uomo, la rabbia. Nel complesso è risultato che il 13,9% degli intervistati non era mai stato vaccinato, ma che il 20,8% non era nemmeno mai stato esposto ad animali con sospetto di questa grava malattia.
Evento che è accaduto una sola volta alla gran parte del campione (64,4%). Altre zoonosi sono state riportate dal 47,2% degli intervistati: per lo più malattie diffuse tramite il contatto (57,4%), soprattutto tigna, seguite da quelle a trasmissione orale (21,7%).
La maggior parte delle zoonosi vede fra le ‘vittime’ veterinari giovani, alle prime esperienze lavorative. E i gatti sono risultati, appunto, la specie più comunemente veicolo di infezioni. Nella maggior parte dei casi – rivela ancora lo studio – i veterinari hanno dichiarato di essersi autodiagnosticati le malattie zoonosiche, soprattutto quelle trasmesse per contatto. I medici sono stati consultati per la diagnosi di patologie più gravi. I risultati di questa indagine, evidenziano gli autori, enfatizzano la necessità di informare i futuri veterinari durante i primi anni di università sui rischi associati alla loro professione.
Adnkronos Salute – 17 settembre 2012