Ad oggi, le specie animali note per trasmettere SARS-CoV-2 sono il visone americano, il cane procione, il gatto, il furetto, il criceto, il topo domestico, il pipistrello della frutta egiziano, il topo cervo e il cervo dalla coda bianca. Tra gli animali d’allevamento, i visoni americani hanno la più alta probabilità di essere infettati da esseri umani o animali e trasmettere ulteriormente SARS-CoV-2. In Italia solo due casi dall’inizio della pandemia. IL DOCUMENTO.
L’Ecdc ha pubblicato un nuovo documento che analizza l’evoluzione della situazione epidemiologica del SARS-CoV-2 nell’uomo e negli animali. Ad oggi, le specie animali note per trasmettere SARS-CoV-2 sono il visone americano, il cane procione, il gatto, il furetto, il criceto, il topo domestico, il pipistrello della frutta egiziano, il topo cervo e il cervo dalla coda bianca.
Tra gli animali d’allevamento, i visoni americani hanno la più alta probabilità di essere infettati da esseri umani o animali e trasmettere ulteriormente SARS-CoV-2.
Nell’UE, nel 2021 sono stati segnalati 44 focolai in allevamenti di visoni in sette Stati membri, scesi a sei, in soli due paesi, nel 2022.
Finora in Italia è stato rilevato un solo visone positivo in un allevamento, nel gennaio 2021, su 10.823 campioni testati in sei allevamenti, fino a marzo 2022.
Nessun altro animale dell’allevamento è risultato positivo alla PCR, mentre sono stati rilevati altri esemplari sieropositivi.
Un ulteriore focolaio è stato segnalato nel novembre 2022 in un allevamento di visoni composto da 1.523 animali da riproduzione in Emilia Romagna grazie al piano di sorveglianza, che prevede controlli su animali vivi e morti.
L’introduzione di SARS-CoV-2 negli allevamenti di visoni avviene solitamente tramite esseri umani infetti. Per controllare il rischio, ricorda Ecdc, la via è quella di testare sistematicamente le persone che entrano negli allevamenti e garantire un’adeguata biosicurezza negli ambienti.
L’analisi genomica di SARS-CoV-2 ha mostrato cluster specifici per visoni con un potenziale di ricaduta nella popolazione umana.
Tra gli animali da compagnia, gatti, furetti e criceti sono quelli a più alto rischio di infezione da SARSCoV-2, che molto probabilmente ha origine da un essere umano infetto e che ha un impatto nullo o molto basso sulla circolazione del virus nella popolazione umana.
Tra gli animali selvatici (compresi gli animali da zoo), è stato segnalato che per lo più carnivori, grandi scimmie e cervi dalla coda bianca sono stati naturalmente infettati da SARS-CoV-2.
Nell’UE, finora non sono stati segnalati casi di fauna selvatica infetta.
L’Ecdc consiglia un corretto smaltimento dei rifiuti umani per ridurre i rischi di spillover di SARS-CoV-2 alla fauna selvatica.
Inoltre, il contatto con la fauna selvatica, specialmente se malato o morto, dovrebbe essere ridotto al minimo.
Non è raccomandato alcun monitoraggio specifico per la fauna selvatica, a parte testare gli animali raccolti dai cacciatori con segni clinici o trovati morti.
I pipistrelli, infine, dovrebbero essere monitorati come ospiti naturali di molti coronavirus.
28 febbraio 2023