«Quando il presidente Mattarella il 2 giugno chiamò a sfilare i medici e gli infermieri, mandò un segnale chiaro sulla centralità dei professionisti per garantire il diritto alla salute. Ma oggi non mi sento di dire che sia stato colto dalla politica». E senza interventi immediati il presidente dell’Ordine dei medici, Filippo Anelli, il futuro della sanità pubblica lo vede nero.
Le liste di attesa si allungano, il privato avanza. Che futuro ha la sanità nazionale?
«Oggi è un malato ancora curabile, ma senza interventi la vedo dura. Qualcuno ha pensato che un Ssn fatto da burocrati avrebbe funzionato, dimenticando che la sanità la fanno i professionisti della salute. Siamo andati avanti con una logica aziendalistica che ha privilegiato la spesa per beni e servizi anziché sul personale, per il quale vige un tetto assurdo, ancorato a quella del 2004 diminuita dell’1,4%. Ma è mancata la volontà di assumere: per i medici di famiglia un vincolo di spesa non c’è».
Ne mancano parecchi anche negli studi…
«Ce ne sono 6mila in meno, ma fra 5 anni tra gli 11 mila che andranno in pensione e quelli che stanno abbandonando per le cattive condizioni di lavoro ne avremo persi 20mila. Prima avevamo un medico di famiglia ogni mille assistiti, poi siamo passati a 1.300 con la possibilità di arrivare a 1.500. In alcune zone della Lombardia a 2.200. Se aggiungiamo il peso della burocrazia, il sistema non regge più. Va abrogato quell’anacronistico tetto di spesa e vincolata una quota del fondo sanitario alle assunzioni».
La riforma della sanità territoriale di Speranza non piace al centro destra e nemmeno ai medici. Cosa c’è che non va?
«Le case di comunità che dovrebbero assicurare l’assistenza diurna e gli accertamenti di primo livello possono essere affidate ai medici di famiglia. Il problema è che manca il resto del personale: infermieri, assistenti sociali, riabilitatori, psicologi e ostetriche. I soldi del Pnrr non possono essere utilizzati però per assumere, sono vincolati a edilizia e macchinari. Ma la sanità la fanno i professionisti, le tac da sole non funzionano».
Una legge dà diritto ai cittadini di rivolgersi al privato pagando il ticket se le liste di attesa sono più lunghe del consentito. Perché è spesso inapplicata?
«Perché i siti delle regioni riportano spesso tempi di attesa nella norma ma non veritieri, perché illecitamente si chiudono le agende di prenotazione e perché nelle Asl nessuno si cura di offrire il modulo per rivolgersi al privato».
Proposte?
«Istituire in ogni Asl un difensore civico e inserire tra le cause di decadenza dei direttori generali anche il mancato rispetto di diritti come questo».
Il governo ha respinto un emendamento caldeggiato dal ministro Schillaci che stanziava 10 milioni in più per l’oncologia.
«Schillaci è uno di noi, sa quali sono le esigenze della sanità. Dovrebbe cercare di più il nostro supporto di quello dei partiti»
Cosa gli consiglierebbe?
«Un riconoscimento ai medici dei Pronto soccorso, aumentare le borse di studio in medicina generale e consentire ai giovani che l’hanno vinta di lavorare subito, affiancati da tutor. Sarebbe una risposta immediata alla carenza dei medici». pa.ru. —
La Stampa