L’Agenzia regionale per la prevenzione ambientale si appresta a passare in gestione alla sanità. E’ questa la prospettiva che si profila per l’Arpav, in vista del vertice previsto la prossima settimana in Regione. Attorno a un tavolo, siederanno gli assessori competenti (Maurizio Conte per l’Ambiente e Luca Coletto per la Sanità), i presidenti delle rispettive commissioni (Leonardo Padrin per la quinta e Nicola Finco per la settima)e il segretario della Sanità. L’obiettivo è di affidare la gestione dell’Agenzia proprio al plenipotenziario della sanità – che già governa, oltre al settore che impegna l’80% del bilancio regionale, anche l’Agenzia regionale sociosanitaria – nell’estremo tentativo di applicare la «cura» Mantoan anche all’Arpav.
Riuscendo a garantire, ad un tempo, operatività e costi e raddrizzando così una strada che resta in salita, malgrado gli interventi già previsti dal direttore Pepe.
La situazione, infatti, è tutt’altro che rosea. Ci sono i debiti: si parla di 50 milioni, 42 dei quali per nuovi immobili (le sedi di Belluno, Treviso e Vicenza, cui si aggiunge l’acquisto del battello oceanografico) che trovano una copertura con mutui di soli 8 milioni. Qualche rata, in passato è stata coperta con le risorse destinate alla spesa corrente, ovvero i soldi per i dipendenti. E c’è l’inchiesta della procura, che tra gli atti, ha acquisito anche una consulenza da 65 mila euro per l’acquisto della suddetta barca. E c’è la «confusione» dovuta a una situazione ad oggi promiscua: su 62 milioni di euro di bilancio, la sanità ne copre la stragrande maggioranza. Fino al 2010 erano 57, con una riduzione a 49 nel bilancio 2011 e la promessa di un «rabbocchino» in assestamento. Ne nasce una gestione «mista» che comporta limiti e rischi e che rende difficile mettere in campo una strategia organica. Sebbene anche nelle altre Regioni le Arpa vengano gestite con risorse sanitarie – garantite dall’Irpef – in Veneto, l’assenza di addizionale regionale espone alla possibilità di richiami dalla Corte dei Conti per aver utilizzato risorse sanitarie per coprire prestazioni che non attengono al settore. Oltre a limitare i fondi a disposizione dell’Agenzia che, nelle Regioni vicine, sono superiori. Del resto i paradossi non finiscono qui. Ad esempio, i dipendenti dell’Arpav vengono assunti e retribuiti in base ai contratti della sanità, pur senza sottostare alle regole imposte dal settore dove le assunzioni sono congelate da fine dicembre 2006. Non solo: tra i nodi da sciogliere, anche la gestione della sicurezza del territorio, con la possibilità che l’amministrazione dei centri di Arabba (centro nevi), Teolo (centro meteo), Marghera e Belluno vengano distaccati per passare sotto la Protezione civile. In totale si tratta di quattro uffici con oltre 100 dipendenti, il cui costo si aggira sui 10 milioni annui. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Mattino di Padova – 15 ottobre 2011
L’Arss diventa agenzia di servizi per Asl e privati. Un anno fa la maggioranza la voleva chiudere
L’Agenzia regionale sociosanitaria (Arss) diventa un’azienda di servizi a disposizione della sanità veneta. E’ questa la sostanza della proposta di legge che il presidente della commissione Sanità Leonardo Padrin presenta oggi con l’appoggio di Pdl, Lega e Udc. L’idea, a quasi un anno dal tentativo di chiudere l’ente da parte della maggioranza – in Finanziaria –, prevede che l’Arss cambi pelle, rinnovandone complessivamente le funzioni. Attualmente, l’Arss ha il compito di definire i requisiti di accreditamento di strutture pubbliche e private e di verificarli. Un’azione – con cadenza triennale – che si è conclusa sotanzialmente nel 2010, contribuendo a mettere in dubbio l’utilità futura dell’ente: oggi in Giunta, infatti, è prevista l’approvazione di una delibera che prevede per le aziende l’autocertificazione (e relativo controllo a campione da parte dell’Agenzia). Tra le novità previste nella proposta, la possibilità di erogare servizi alle aziende sanitarie, a fronte del pagamento di un corrispettivo economico che rappresenterà così il riconoscimento di una risorsa finanziaria aggiuntiva. Un esempio su tutti: oggi Usl, aziende ospedaliere e cliniche private pagano personale – interno o esterno – per controllare cartelle cliniche e prestazioni. Un’azione che, con l’approvazione della legge, potrebbe spettare all’Arss, laddove la normativa prevede il controllo – in parte trasgredito – del 10% delle prestazioni. Soluzione che andrebbe incontro alle richieste di accertamento dei privati, diventati particolarmente ansiosi di evitare le forche caudine dei controlli della Guardia di finanza. Non solo: con il nuovo anno, quando entrerà in vigore la possibilità per le Usl di liquidare in via stragiudiziale i sinistri entro i 500 mila euro, l’Arss avrà anche il compito di coordinare gli interventi degli uffici provinciali incaricati di gestire il rischio clinico, evitando così comportamenti disomogenei sullo stesso territorio. L’obiettivo complessivo, è quindi di recuperare un ente, fino ad oggi considerato alla stregua di un centro di spesa – sebbene nel giro di un anno i costi siano comunque stati dimezzati da 5 milioni a 2,5 – rendendolo efficiente. In rispetto alla riduzione dei costi degli enti strumentali della Regione, a regime, l’Agenzia sarà diretta da un dirigente non apicale (99 mila euro). «L’idea è di trasformarla in un’Agenzia tecnica al servizio di Giunta (che ne stabilirà gli obiettivi ndr), Consiglio e segreteria della sanità – spiega il presentatore del progetto di legge Leonardo Padrin – questo significa uno strumento duttile, in grado di adeguarsi alle esigenze di efficacia del sistema».
IL Mattino di Padova – 18 ottobre 2011