Chissà se e come il loro addio al Pd si ripercuoterà sull’ormai imminente campagna elettorale in vista delle prossime amministrative. Nonché sull’esito di quest’ultime. La notizia, nell’aria da tempo, è adesso ufficiale. Flavio Zanonato e Piero Ruzzante, due veri e propri big del centrosinistra padovano e non solo, hanno deciso di abbandonare la compagine di via Beato Pellegrino e di aderire al Movimento Democratici e Riformisti. Cioè il nuovo soggetto politico lanciato sabato scorso da Roberto Speranza, Enrico Rossi e Arturo Scotto e nel quale stanno via via confluendo quasi tutti i fedelissimi dell’ex segretario nazionale del Partito democratico Pier Luigi Bersani, in protesta contro la linea impressa al partito dall’ex premier ed ex segretario Matteo Renzi.
«La democrazia – sottolinea l’ex sindaco e ministro Zanonato, oggi europarlamentare – non è la dittatura della maggioranza. E la scissione, che rappresenta il male minore, è stata perseguita ostinatamente da Matteo Renzi, che ha dimostrato di essere un leader che non sa tenere insieme una comunità. Si è purtroppo rotta la corda che mi legava al Pd. Una corda – evidenzia – che era robustissima e fortissima e che mai avrei pensato si potesse spezzare».
L’ex primo cittadino di Padova guarda già oltre: «Insieme con milioni di persone che hanno già da tempo messo in pratica la scissione di cui parliamo, seguirò il popolo della sinistra e i giovani, provando a ridare speranza al Paese e guardando il mondo con gli occhi dei più deboli e dei lavoratori».
Il consigliere regionale Ruzzante, che è già passato nel Gruppo Misto a Palazzo Ferro Fini quale primo componente dei Democratici e Progressisti, gli fa eco così: «Lasciare il Pd è una scelta sofferta, che mette in discussione decenni di militanza, di passione e di condivisione di una storia. Ma la realtà che ho sotto gli occhi e le domande che ci pone e alle quali non abbiamo saputo né voluto rispondere mi inducono a imboccare un’altra strada, nel pieno rispetto della comunità dalla quale provengo».
E poi: «Siamo in una fase di ripiegamento della globalizzazione, si tratta di un fatto enorme. Ma il Pd – accusa Ruzzante – sembra insistere su ricette pensate in un’altra fase storica e da altre culture politiche, precarizzando il lavoro e abbassando in modo non progressivo le tasse. La sinistra ha ceduto culturalmente: il sindacato visto come nemico, i nostri riferimenti sociali (mondo della scuola, lavoro pubblico, lavoro dipendente) trattati come privilegiati, le periferie non più frequentate e sostituite dai salotti buoni dei centri storici. Tante persone, tanti compagni – conclude – hanno smesso di guardarci come una speranza». Addio.
D.D’A. – il corriere del veneto – 28 febbraio 2017