I residui dei fitosanitari rimangono estremamente bassi in Europa: questo il risultato delle analisi condotte dal network degli Stati Membri e resi disponibili tramite EFSA. Oltre 77000 campioni (aumento del 13,4% rispetto all’anno precedente) di oltre 550 alimenti, su 982 fitosanitari: queste le misure del piano. L’Italia in vetta alla classifica, con solo lo 0,3% dei campioni oltre tale limite (la Lituania detiene il record negativo, con lo 8.9% dei campioni oltre i limiti massimi stabiliti).
E’ infatti appena stato pubblicato sul sito dell’Authority il quarto Rapporto annuale sui residui dei fitosanitari in Europa: la percentuale di conformità per l’anno 2010, è di oltre il 98,4% dei campioni entro i limiti permessi in Europa a 27, con Islanda e Norvegia in aggiunta; il 50,7% degli alimenti inoltre sarebbe completamente privo di residui. Tale rapporto che evidenzia i dati del programma integrato europeo, ha inoltre valutato la esposizione umana tramite la dieta ed è giunto alle conclusioni che i residui chimici così ottenuti non costituiscono un pericolo a lungo termine per la salute dei consumatori. Per contro, una valutazione dei rischi a breve termine esclude ogni forma di pericolo (inteso come effetto avverso sulla salute di qualsiasi tipo) per oltre il 99,6% della popolazione.
Questo significa che nella peggiore delle ipotesi si possono ipotizzare al massimo disturbi lievi e transitori, senza conseguenze per il più generale quadro di salute. E’ una stima fatta considerando che grosse porzioni di alimenti, al contempo con il massimo dei residui rinvenuti, possano essere consumate: insomma, quel che viene definito lo “scenario peggiore possibile” da un punto di vista delle probabilità. Tale stima vedrebbe coinvolti 30 diversi fitosanitari potenzialmente coinvolti.
EFSA ha poi usato per la primissima volta il sistema di analisi cumulativa del rischio, che consente di valutare insieme gli effetti combinati di una esposizione incrociata a diversi agenti chimici che hanno proprietà tossicologiche simili. Sebbene i risultati non siano ancora utilizzabili, in ragione di alcune carenze della rilevazione, EFSA sottolinea l’importante passo in avanti da un punto di vista metodologico. EFSA continuerà nei prossimi anni a migliorare tale aspetto della valutazione, cercando di arrivare a risultati sempre più precisi. E in primavera 2013 (a breve quindi) sarà pubblicato un nuovo rapporto proprio sull’analisi cumulativa del rischio.
Spesso alcune associazioni ambientaliste hanno chiesto-anche a ragione- un approccio di questo tipo, al fine di evitare di cadere in semplificazioni che non garantiscono realmente il consumatore. Questo perché può capitare che diversi campioni abbiano residui appartenenti a diversi fitosanitari (i cosiddetti “multi residuo”). EFSA ha sempre chiarito che vi possono essere 3 possibili modalità in base alle quali diversi fitosanitari interagiscono: una, con sommatoria degli agenti tossicologici; una seconda, con sommatoria della risposta tossicologica in carico agli stessi organi (esempio, fegato e reni); un’ultima, con effetti di interazione (cioè, residui diversi agiscono per vie tossicologiche diverse, e spesso in modo non lineare ed inatteso -con conseguente difficoltà a prevedere un effetto tossicologico finale). Le prime due sono le strade seguite entro la valutazione cumulativa del rischio.
EFSA ha inoltre fornito raccomandazioni agli Stati membri su come migliorare il monitoraggio a livello nazionale, al fine di trasmettere informazioni più precise e in grado di garantire il migliore approccio alla gestione del rischio.
Aspetti centrali:
· Il 92,7% dei campioni contiene residui entro i Limiti Massimi di Residui (LMR)
· Solo lo 0,1% dei prodotti di origine animale superava gli LMR
· Alimenti importati in Europa superano di oltre 5 volte i LMR rispetto a prodotti analoghi europei (7,9% contro 1,5%)
· Lo sforamento dei LMR per il biologico è uguale a quello dei prodotti da agricoltura convenzionale (0,8%)
Lo sforamento dei LMR è stabile negli ultimi 4 anni.
Ricordiamo che in ogni paese europeo sono presenti due tipologie di controlli: uno deciso su base nazionale, l’altro invece coordinato in sede europea, e multi-annuale. In tale secondo caso ( che è quello che ha permesso di fornire i risultati qui indicati), gli Stati membri ricevono informazioni armonizzate su come effettuare i controlli.
sicurezzaalimentare.it – 13 marzo 2013