Il regolamento sulla definizione degli standard qualitativi, tecnologici e quantitativi della assistenza ospedaliera che il ministro della Salute, senza preoccuparsi di assicurare una informazione o un confronto con le organizzazioni sindacali della dirigenza ospedaliera, ha inviato alla Conferenza Stato-Regioni rappresenta un mix, nemmeno equilibrato, tra libro dei sogni ed attacco alla esigibilità del diritto alla salute».
E’ estremanete critico Costantino Troise, segretario nazionale dell’Anaao, sullo schema di regolamento che fissa i nuovi standard ospedalieri nel’ottica della spending review
Il nuovo parametro di 3,7 per mille abitanti fissato per la determinazione dei posti letto, comprensivo anche di quelli nelle residenze socio sanitarie, «ci relega tra gli ultimi posti in Europa – aggiunge Troise – e suona una campana a morte per le liste di attesa e per il ruolo dei Pronto soccorso destinati a trasformarsi in reparti di ricovero inappropriati, insicuri e, non di rado, non dignitosi. Posti letto sostituiti da posti barella, come già accade, o posti-scrivania, come già è accaduto. E tutto questo per un risparmio a regime che la relazione tecnica della spending review quantifica in 50 milioni di euro, che qualcuno si illude possano essere utilizzati, ed essere sufficienti, per potenziare la assistenza territoriale».
Secondo il segretario Anaao che pensa che da questa operazione possa scaturire una razionalizzazione del numero di strutture complesse attraverso l’eliminazione di reparti doppione «si rassegni. L’operazione di taglio dei primariati ospedalieri è stata da tempo avviata dalle Regioni e oggi i veri baroni della medicina non tremano, essendo stati esentati dal ministro, e dalle Regioni, dal rispondere agli obblighi di programmazione in termini di riduzione di posti letto e strutture complesse: la sanità universitaria come ultima variabile indipendente, per gentile concessione di ministri e governatori, del sistema sanitario ed economico!».
L’«operazione posti letto» secondo Troise servirà a rideterminare al ribasso le dotazioni organiche da subito, «con buona pace di giovani e precari di lungo corso», mentre la parte innovativa relativa alla determinazione di standard di prestazioni, in termini di esiti favorevoli delle cure e riduzione del rischio clinico, è rinviata a data da destinarsi e «c’è da scommettere, destinata a molte eccezioni».
«Non razionalizzazione, ma razionamento del diritto alla cura – conclude Troise – per di più di incerta applicazione visto che le Regioni continueranno a regolarsi in base a scelte locali, come testimonia il fatto che qualcuna sta già procedendo ai tagli non in base a standard, ma a motivazioni geopolitiche. Non garanzia, ma nuovo attacco al diritto a curare».
8 novembre 2012