Scontro Regioni-governo sul piano “termovalorizzatori”. Lo schema di Dpcm contro l’emergenza rifiuti preparato dal ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti (in attuazione dell’articolo 35, comma 1 del decreto Sblocca Italia) è stato duramente contestato nella riunione che si è svolta a Roma giovedì scorso, in preparazione del prossimo passaggio del testo in Conferenza Stato-Regioni.
Nell’ultima versione del testo è comparsa l’indicazione su dove andrebbero realizzati i nuovi impianti, eventualmente avvalendosi dei poteri speciali previsti dallo Sblocca Italia (in sostituzione delle Regioni). Impianti che, peraltro, dovranno essere realizzati con fondi regionali.
La mappa del governo prevede 12 nuovi inceneritori in Liguria, Veneto, Piemonte, Toscana (2), Umbria, Marche, Campania, Abruzzo, Puglia e Sicilia (2).
Le regioni hanno pesantemente contestato questa impostazione con una pioggia di richieste volte a rivedere i criteri alla base del calcolo, chiedendo di considerare altri elementi.
I numeri del decreto, sostengono le regioni, non tengono conto dei piani di gestione dei rifiuti approvati, che puntano sul riciclaggio. In alcuni casi sarebbe inoltre possibile aumentare la capacità produttiva di impianti esistenti. Poi mancherebbe il computo dei rifiuti sanitari. Ancora: non vengono conteggiati i rifiuti utilizzati come combustibile dagli impianti industriali privati (cementifici). Insomma, il provvedimento è stato rispedito al mittente. Ma le contestazioni tecniche sono state condite da dure prese di posizioni politiche.
Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, aveva giocato d’anticipo presentando a inizio settembre un piano rifiuti che non contempla termovalorizzatori. «Il nuovo impianto in Campania – ha detto De Luca in quella occasione – richiederebbe un investimento di 350 milioni e almeno 4 anni per entrare in funzione. Non ci pare risponda alle urgenze che abbiamo». Chiusura anche dal Veneto: «Tutte le amministrazioni regionali presenti, anche quelle di centro-sinistra – ha detto l’assessore all’Ambiente Gianpaolo Bottacin uscendo dalla riunione di giovedì – hanno ribadito di non condividere assolutamente l’impostazione del provvedimento, in quanto prefigura una pesante ingerenza dello Stato in una materia di competenza regionale. Il Veneto ha già stabilito come e dove gestire e smaltire i suoi rifiuti, e così pure altre Regioni».
Il ministero dell’Ambiente ha preso atto del fuoco di sbarramento, e ha fatto sapere che saranno accolte, in parte, le richieste. Lo schema di decreto (scaricabile dal quotidiano digitale Edilizia e Territorio) sarà pertanto riproposto.
Ma l’obiettivo finale del governo rimane confermato. «Il nostro paese – spiegano al ministero dell’Ambiente – ha un grandissimo problema di rifiuti, che si traduce in numeri drammatici sui conferimenti in discarica, soprattutto al Sud. E si traduce anche nelle sanzioni che ogni giorno paghiamo all’Europa. Da lì nasce l’articolo 35, non da un’iniziativa estemporanea del Governo».
Massimo Frontera – Il Sole 24 Ore – 13 settembre 2015