“Dati su dati, ricerche su ricerche, prelievi del sangue, prelievi dai pozzi… ma ora è tempo di passare ai fatti”. Lo chiede la consigliera regionale di Alessandra Moretti Presidente Cristina Guarda. “Mi faccio portavoce – spiega la consigliera regionale – di tutti i Veneti colpiti dal maxi-inquinamento dell’acqua. I corregionali coinvolti da questo inquinamento sono spaesati, alcuni addirittura cambiano casa: non sappiamo cosa fare, e i dati che la Regione divulga, sicuramente interessanti, non ci stanno dando né risposte né tranquillità. Oltre a queste notizie, sarebbe il caso di far sapere quali siano i fatti reali”.
“Dopo ben quattro anni di silenzio – osserva l’esponente di Alessandra Moretti Presidente – la Giunta ha disposto la definizione del progetto per l’approvvigionamento degli acquedotti con fonti alternative, ma per quanto tempo ancora dovremo pagare i filtri con le nostre bollette? Perché la Giunta non coordina piuttosto l’assistenza agli agricoltori e agli allevatori, per capire quale sia la strada migliore ed economicamente più percorribile, invece di limitarsi a chiamarli a rapporto per sapere ‘come intendono adeguarsi’?”.
“Inoltre – continua Guarda – la Giunta, ad un anno dalla prima comunicazione da parte del comparto ‘Prevenzione’, che dava ai sindaci la possibilità di chiudere i pozzi degli allevatori, non ha ancora definito come aiutarli finanziariamente: dovremo attendere un altro anno? E l’acqua superficiale? Mi auguro che la Giunta non vieterà agli agricoltori di usare pure quella. Sarebbe utile, ad un anno dalle mie provocazioni sul tema, che finalmente l’amministrazione regionale si attivasse per sostituire la fornitura di acqua per l’irrigazione con risorse non contaminate sfruttando, ad esempio, il Canale Leb, che ancora attende il permesso per una maggiore concessione d’acqua proprio a questo scopo”.
“La Regione – precisa la consigliera della minoranza – ha quindi due responsabilità: è carente nel dialogo con i propri cittadini e, fornendo dati preoccupanti senza indicazioni per la prevenzione, alimenta lei stessa l’allarmismo”.
“A pagare per questo immobilismo – conclude Cristina Guarda – sono i cittadini, che si trovano in bolletta il costo dei filtri degli acquedotti, e gli allevatori, costretti a sostenere le spese per il filtraggio dell’acqua dei pozzi. E pensare che un anno fa era lo stesso Assessore alla Sanità a dirci che andava tutto bene”.
28 febbraio 2017