I numeri del governo sulla crescita traballano. Banca d’Italia, Corte dei Conti e Ufficio parlamentare di bilancio – chiamati dalle Camere a esprimersi sulla nota di aggiornamento al Def appena varata dall’esecutivo – frenano ogni entusiasmo. Non convince quel rialzo del Pil all’1% nel 2017, stimato dal ministro Pier Carlo Padoan. «Obiettivo ambizioso», per Bankitalia.
«Effetto espansivo assai pronunciato», secondo i giudici contabili. «Stime significativamente fuori linea per eccesso di ottimismo», nel parere dell’Upb, l’Authority dei conti pubblici che si dice addirittura pronta a negare il bollino, dunque a non validare il Def aggiornato, senza una correzione di rotta. Se così non fosse, se il governo tirasse dritto, la manovra finanziaria sarebbe inviata a Bruxelles (entro il 15 ottobre) accompagnata da una pagella dell’Upb, obbligatoria e prevista dalle regole Ue, per la prima volta negativa.
Vedremo come reagirà oggi il ministro Padoan, nella sua audizione in Parlamento, a questa che appare una triplice bocciatura delle sue cifre, limate fino a notte tarda e approvate dal Consiglio dei ministri di una settimana fa. Ma qual è il nodo? Il governo ha rivisto al ribasso la crescita sia quest’anno (+0,8%) che nel prossimo (+1%). Giustificando il risultato del 2017, quell’un per cento aggiuntivo di Pil, grazie a due effetti: uno 0,6% tendenziale, come lo chiamano gli economisti, dunque a politiche invariate (quello che succede, se non si introducono nuove misure), da sommare a uno 0,4% programmatico, dovuto cioè alla manovra che il governo sta per mettere in campo.
Ecco, la materia del contendere è proprio lo 0,4%. «Difficile che sia conseguito, in base a quanto il governo ha scritto nella nota al Def», scandisce chiaro Giuseppe Pisauro, presidente Upb. «Purtroppo non si ha un dettaglio quantitativo delle misure, malgrado la nuova legge di bilancio, come pure le vecchie regole, lo prevedano. Ma in base alle indicazioni che abbiamo, la crescita del 2017 è fuori linea». In particolare, sembrerebbero sovrastimati sia gli investimenti (che nei numeri del governo dovrebbero fare un balzo dall’1,5 al 3,2% solo grazie alla diminuzione dell’Ires, al superammortamento e a Industria 4.0) che i consumi delle famiglie (da 0,4 a 1%).
Più felpata nel linguaggio, ma altrettanto drastica nelle conclusioni, anche Bankitalia. «Nello scenario programmatico per il 2017, la dinamica del prodotto è significativamente maggiore di quella del quadro tendenziale», chiarisce il vicedirettore Luigi Federico Signorini. «L’obiettivo è ambizioso, che non significa sovrastimato. Ma certo, per conseguire il risultato la prossima legge di bilancio dovrà essere definita con grande cura». E qui si suggerisce di concentrare l’attenzione sugli investimenti privati e pubblici, di ridurre la spesa («indispensabile») e il debito pubblico «senza frenare l’economia». Anche la Corte dei Conti sottolinea l’effetto espansivo «assai maggiore» del Pil 2017 di quanto sarebbe lecito attendersi, considerato quanto poco si sa della imminente manovra finanziaria. Avvertendo poi il governo di «potenziali elementi di fragilità»: un peggioramento del contesto internazionale (meno esportazioni del previsto) e una nuova strategia antievasione troppo soft, basata sull’adesione spontanea anziché sui controlli, «non esente da rischi» nel gettito da recuperare, atteso in diminuzione.
Repubblica – 4 ottobre 2016