Per ovviare allo stop della Bicamerale, il Cdm in serata ha dato l’ok alla versione approvata al Senato sulle modifiche frutto dell’intesa con i Comuni
MILANO – È finito con un pareggio (15 a 15) il voto della Bicamerale sul federalismo municipale. Con il pareggio viene respinto il parere di maggioranza sul decreto legislativo. Per ovviare a questo stop, in serata il Consiglio dei ministri ha approvato un nuovo decreto legislativo sul fisco comunale nella versione su cui la commissione Bilancio del Senato ha espresso parere favorevole, cioè con tutte le modifiche frutto dell’intesa con l’Anci (Associazione dei Comuni). Il decreto per entrare in vigore deve però essere firmato dal presidente della Repubblica e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
PD: «ATTO SCANDALOSO» – «È un atto politico scandaloso, non si è mai visto un Consiglio dei ministri convocato d’urgenza per esprimersi contro una scelta del Parlamento», ha commentato Pierluigi Castagnetti, capogruppo del Pd alla Camera. Aggiunge la vice presidente della Camera, Rosy Bindi: «Il governo approva un provvedimento viziato nella procedura, dato che non ha tenuto conto dei pareri del Parlamento. La Corte costituzionale può ritenerlo incostituzionale. Rispettare le procedure non è un dettaglio».
IDV: «EVERSIVO» – «È un vero e proprio esproprio eversivo contro il parere del Parlamento. A questo punto Lega e Pdl dicano se vogliono chiudere le Camere. Non è mai accaduto che un governo non tenesse conto della bocciatura di un provvedimento in Parlamento», afferma in una nota il portavoce dell’Italia dei valori, Leoluca Orlando.
PAREGGIO – Di fronte all’ipotesi di un pareggio Umberto Bossi era stato chiaro: se non ci sarà «una maggioranza politica il rischio delle elezioni è concreto». Ma dopo un vertice pomeridiano con Berlusconi e ancora di più dopo il voto in serata sul caso Ruby, il leader leghista si è sentito rassicurato: il patto con la Lega è saldo, il governo ha la maggioranza e va avanti. «Non penso ci sarà un ritorno immediato alle urne», ha detto il Senatur. Silvio Berlusconi dal canto suo aveva già spiegato che «in caso di pareggio il governo procederà lo stesso, visto che la legge lo consente».
BERSANI – Dopo lo stop in commissione, il Pd si era detto pronto a discutere di federalismo, a patto però che il premier si dimetta. «Adesso ci si fermi», ha detto il segretario del Partito democratico, Pier Luigi Bersani. «Non ci sono condizioni né giuridiche né politiche per andare avanti. Per sbloccare la situazione, Berlusconi deve fare un passo indietro. Se Berlusconi se ne va, ne possiamo parlare con condizioni politiche nuove a cominciare dalle proposte che abbiamo avanzato», ha aggiunto Bersani. «Già le idee della Lega sono spesso sbagliate e nel cocktail con quelle di Berlusconi e del Pdl ne viene fuori un pasticcio. Il punto di fondo è che in quel decreto di federalismo non ce n’è. Chiunque conosca la materia vede che in quel testo ci sono solo tasse, non federalismo. Questo è il punto ed è per questo che devono fermarsi».
REAZIONI – Sul piede di guerra l’Idv: «Il voto certifica l’inesistenza di una maggioranza in Parlamento. Bisogna restituire la parola ai cittadini e tornare alle urne», ha detto Antonio Di Pietro che ha aggiunto: «In un Paese normale quando una proposta di legge non viene approvata, non viene né promulgata né emanata. Invece in Italia assistiamo anche a questo abuso che non è un semplice atto, ma un golpe». Per Francesco Pionati, portavoce dei Responsabili, invece si tratta di «una tempesta in un bicchiere d’acqua gonfiata dalla propaganda del centrosinistra». «Le forze del centralismo hanno paura e si sono messe insieme per fermare la volontà del popolo», ha commentato preoccupato il governatore leghista del Veneto, Luca Zaia.
FINI – Sul voto era intervenuto con un netto giudizio anche il presidente della Camera e leader di Futuro e libertà, Gianfranco Fini. «Chi conosce il regolamento, sa che un pareggio significa respinto e non c’è un parere alternativo. In commissione c’è stata un bocciatura nel merito e non un voto politico», ha detto il capo di Montecitorio, indicando che è l’impianto del federalismo così proposto a essere stato bocciato. Sul medesimo tono il capogruppo di Fli, Italo Bocchino: «È stato un pareggio numerico, ma una sconfitta politica».
INCONTRO BOSSI-FINI – Il Carroccio aveva trattato sino a pochi minuti prima del voto in commisione pur di scongiurare il pareggio. Di buon mattino, lontano da sguardi indiscreti, Bossi aveva anche incontrato Fini. Secondo fonti di Futuro e libertà, Fini avrebbe detto a Bossi che con questo governo e con questa maggioranza il federalismo non si farà. E Bossi avrebbe proposto a Fini un patto sulle riforme in cambio di un via libera al federalismo, chiedendo in particolare il voto favorevole in commissione. Fini si sarebbe detto pronto a discuterne, ma non con questo governo e soprattutto non con questo premier.
Corriere.it – 3 febbraio 2011