Alluvione 4.500 sfollati nel Padovano, avvistati sciacalli nelle case abbandonate. Vicenza, 330 “angeli del fango” al lavoro per ripulire la città. Zaia: «Danni per un milardo di euro e i media non ne parlano»
Tre giorni dopo la piena del Bacchiglione, del Retrone e di tanti altri corsi che percorrono la campagna, il Veneto sta cominciando a riprendersi da una catastrofe visibilissima ancora nell’acqua che continua a ristagnare nel centro di Cresole e nel fango rimasto in molte strade del centro storico di Vicenza. Strettissima la vigilanza della polizia, anche perché alcuni cittadini hanno segnalato episodi di sciacallaggio. Le porte delle case sono aperte, i cancelli divelti. Qualcuno si sarebbe introdotto portando via cose e masserizie, uno schiaffo vergognoso agli sfollati e a chi ancora non riesce a rientrare nella propria casa.
Sono 4.500 le persone evacuate in provincia di Padova. A dirlo questa sera è stato il prefetto di Padova, Ennio Mario Sodano. «La stragrande maggioranza è stata ospitata da familiari – spiega – solo 500 persone hanno dovuto ricorrere a sistemazione da parte dei comuni: il sistema familiare in Veneto è tradizionalmente solido e lo ha dimostrato anche stavolta». Per Sodano, «la situazione rimane grave: siamo ancora in emergenza».
Il ritorno alla normalità della città di Vicenza dopo l’alluvione passa anche attraverso il lavoro incessante di centinaia di volontari, braccia di italiani ma anche di immigrati, fianco a fianco in mezzo al fango. È il caso di Goran, originario dell’ex Jugoslavia, impegnato in centro storico a smassare detriti da uno scantinato. «Da qualche mese sono disoccupato – racconta all’Ansa -. Per fortuna non ho avuto problemi alla mia casa, visto che abito al secondo piano, ma mi è sembrato giusto aiutare chi è stato meno fortunato di me». L’Associazione Immigrati di Vicenza si era messa disposizione sin dal primo giorno per dare il proprio contributo di sudore e fatica. «Sono stati ammirevoli – sottolinea l’assessore all’ambiente e alla sicurezza Antonio Marco Dalla Pozza – nel lavoro svolto in zona Barche, una delle più colpite. Sono stati proprio loro a chiederci di aiutare artigiani e cittadini italiani in difficoltà». L’opera di tutti i volontari è stata incessante e si è rivelata la “fotografia” più autentica di un dramma vissuto da un’intera città. Dopo le 377 persone che ieri hanno lavorato fino a tarda sera, oggi si sono presentati altri 180 volontari al mattino e 150 nel pomeriggio. Sono stati divisi in squadre, poi indirizzate nelle zone ancora critiche, in particolare le vie attorno a ponte degli Angeli, viale Diaz, via Divisione Folgore, viale Brotton e nella Riviera Berica, in particolare a Debba. I turni proseguiranno fino a domenica, con ritrovo alle 8, alle 11 e alle 14 alla tenda di piazza Matteotti, che rappresenta la “regia” urbana delle operazioni.
«Questa è stata una pagina bella della nostra città, pur nella disgrazia che abbiamo avuto» sottolinea il sindaco Achille Variati, commosso dalla risposta avuta dal suo invito, al quale hanno risposto soprattutto giovani, ma anche molte donne. A coordinare l’intera macchina organizzativa è Pierangelo Cangini, assessore alla protezione civile, mentre i volontari sono seguiti direttamente dall’assessore Dalla Pozza. È lui a raccontare come la fatica abbia messo assieme uomini dell’Esercito e antimilitaristi del presidio No Dal Molin. «In zona piscine – racconta – oggi pomeriggio hanno lavorato assieme i rappresentanti del presidio contrario alla base americana di Vicenza e i nostri soldati». Per Dalla Pozza «straordinaria è stata anche la risposta degli scout, tutti sotto i 18 anni, che sono stati oltre una cinquantina». «Stiamo per andare a recuperare proprio adesso un gruppetto di loro – aggiunge – che stava lavorando in un garage sommerso da un metro di fango e detriti».
I danni in Veneto causati dal maltempo dei giorni scorsi si aggireranno «attorno al miliardo di euro». Lo ha detto il presidente della Regione Luca Zaia, inaugurando a Verona Fieracavalli. «Mano a mano che l’acqua si ritira scopriamo nuovi punti di crisi, decine di argini da ricostruire: i tecnici della regione aggiornano di ora in ora il bilancio che ha già superato i 500 milioni di euro. Purtroppo – ha proseguito Zaia – è scandaloso e vomitevole che sui media nazionali vi siano pagine e pagine che parlano di escort e della spazzatura di Napoli. Delle vicende del Veneto con 500 mila alluvionati, 130 comuni coinvolti nessuno parla più; sono cose sparite dalla stampa nazionale». Sollecitando la necessità di «fare squadra», Zaia ha sottolineato che le priorità del dopo alluvione «sono i cittadini, i cittadini, i cittadini. Penso agli anziani, alle famiglie con il mutuo, alle attività industriali e commerciali rimaste nel fango». Zaia ha rivolto quindi un appello alle banche. «Devono assolutamente essere della partita – ha spiegato -: dimostrino di essere venete fino in fondo con iniziative particolari e mirate. Servirebbe una moratoria sui mutui, servirebbero prestiti straordinari agevolati e al governo non chiediamo solo finanziamenti ma un ventaglio di aiuti a cominciare dal demandare il pagamento delle tasse per due anni come venne fatto in Piemonte e la deroga al patto di stabilità. Vogliamo difendere la regionalizzazione del patto di stabilità».
Alberto Giorgetti, sottosegretario all’Economia e Finanze, in accordo con il sottosegretario Guido Bertolaso ed altri esponenti parlamentari veronesi e veneti, ha sollecitato l’emanazione, nel prossimo Consiglio dei Ministri, di un provvedimento che riconosca lo stato di emergenza nei territori veronesi e veneti colpiti dall’alluvione. Giorgetti ha inoltre concordato con il Ministro all’Economia e Finanze Giulio Tremonti il varo urgente di un provvedimento che assegni le risorse alla Protezione Civile per i primi interventi di necessità di ripristino ambientale e territoriale da stabilire in accordo con Province e Prefetture. La cifra, rileva Giorgetti, potrebbe aggirarsi attorno ai 10 milioni di euro complessivi.
Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Giancarlo Galan ha visitato oggi tutte le zone colpite dal gravissimo disastro. «Ho visto dall’alto il mio Veneto devastato dall’alluvione e mi ha dolorosamente impressionato». Così il ministro al termine della perlustrazione in elicottero. È intenzione del Ministro è di consegnare la documentazione visiva raccolta durante il volo al Consiglio dei Ministri «di modo che anche chi non ha visto – ha detto – sarà messo nelle condizioni di capire quale è il danno che l’Italia dovrà fronteggiare fin da subito». Domani all’attenzione del Consiglio dei ministri è prevista la richiesta per la dichiarazione dello stato di emergenza per le cinque regioni colpite dal maltempo. Oltre a Veneto e Friuli Venezia Giulia ci sono Liguria, Toscana e Calabria.
Fonte: gazzettino.it
4 novembre 2010