Vittorio Zambaldo, dall’Arena. L’appoggio di tutti i sindaci della Lessinia c’è, quello del consigliere regionale Stefano Valdegamberi anche, ma agli allevatori nella lotta contro il lupo mancano all’appello Parco, Regione, Governo e Unione Europea. Per questo le conclusioni dei vari interventi che ci sono stati nell’affollato teatro di San Bortolo delle Montagne erano di delusione e quasi rassegnazione, anche se da tutti è arrivata l’esortazione a non cedere e tentare tutte le strade possibili per avere una risposta soddisfacente.
Le predazioni in questa parte di provincia, che fino a quest’estate non c’erano mai state, hanno messo in crisi gli allevatori che al di là dei rimborsi non hanno trovato finora risposte adeguate per superare il problema. La strada che pare più percorribile sembra finora quella di insistere sulla possibilità di deroga alla direttiva comunitaria Habitat: «II lupo è protetto più di una persona e se la norma era accettabile quando la specie era in estinzione oggi non ha più senso», ha attaccato Valdegamberi, che ha denunciato la difficoltà a far accettare quest’idea agli stessi funzionari regionali. «Per elaborare un progetto di applicazione della deroga prevista dalla direttiva Habitat mi sono dovuto rivolgere a un consulente esterno: l’elaborato è già in bozza e tra una ventina di giorni potremmo discuterlo per affidarlo poi alla Regione che lo presenti al Governo. Ho seri dubbi che possa essere accettato perché c’è una diffusa cultura ambientalista in tutti i settori. Noi purtroppo rappresentiamo una minoranza».
Di qui la seconda proposta del consigliere regionale per una sottoscrizione popolare da firmare negli uffici anagrafe dei Comuni della Lessinia dove la gente dica che vuole essere padrona a casa propria «e sulla scorta di quanto sancito dalla Costituzione si ribadisca il valore della proprietà privata e la volontà di non cederla all’invasione di un predatore che vorrebbe essere padrone dei nostri beni».
Idea sostenuta anche dal sindaco Aldo Gugole che invita lo Stato a confinare i lupi nelle proprie proprietà demaniali, invece che pagare Fore stali e veterinari a seguirli, abbandonando i servizi a cui prima erano impegnati.
«QUELLA della deroga è una strada percorribile», ha aggiunto Daniele Massella, vicepresidente dell’Associazione Tutela della Lessinia, «anche se finora in Italia non ne sono mai state concesse a differenza di altri paesi europei e della Svizzera. Avrebbe un alto valore simbolico perché l’abbattimento di qualche lupo sarebbe lo sfondamento di un muro ideologico in cui il predatore è raffigurato come un totem intoccabile senza il quale non dovrebbe funzionare il mondo della biodiversità. Altro passaggio importante è convincere la Regione a non rinnovare il progetto Life WolfAlps che sarà in scadenza nel 2017»
Tutti i sindaci presenti Aldo Gugole e la sua vice Elisabetta Peloso per Selva di Progno, Emanuele Anselmi per Badia Calavena, Claudio Melotti per Bosco Chiesanuova, Alessandra Ravelli per Rovere e Mario Varalta per Velo hanno confermato l’appoggio agli allevatori raccontando anche come tutti i passaggi istituzionali fatti con Regione e Prefettura e con il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti siano stati finora passaggi a vuoto, tant’è che il tavolo tecnico è stato abbandonato perché «fallimentare» per le posizioni troppo distanti tra le parti.
«DOBBIAMO RIPRENDERCI almeno il Parco, che si sta muovendo su una linea politica non condivisa quantomeno dai sindaci», ha ribadito Melotti, «delle cui indicazioni non tiene conto e tanto meno di quelle della popolazione». I sindaci hanno rilevato che le ricadute sono negative non solo sull’allevamento per le predazioni, ma di conseguenza anche sull’ambiente con numerose malghe non più utilizzate e sul turismo, con diversi escursionisti che hanno abbandonato la frequentazione dell’altopiano «perché i lupi fanno paura. Non sono marmotte o caprioli». «Sono pessimista e sono convinto che finché ci saranno i soldi dei progetti di tutela dei lupi, dovremmo tenerci i predatori. Una volta fuori da Life WolfAlps il problema si risolverebbe da solo», ha previsto Varalta. Tutti hanno espresso la convinzione che «finché non capiterà la tragedia con un’aggressione a una persona, non succederà nulla». Dai numerosi allevatori presenti in sala sono arrivate diverse proposte operative immediate, che a parte quella illegale di imbracciare le doppiette e risolvere il problema in pochi giorni, riguardano l’espressione del voto con scheda bianca al prossimo referendum costituzionale, alle dimissioni in massa dei primi cittadini o al limite alla consegna simbolica collettiva di fascia tricolore e chiavi del municipio in Prefettura, accompagnate dalla raccolta firme sul documento proposto da Valdegamberi.
L’Arena – 9 ottobre 2016