E’ entrato in vigore il 28 gennaio il nuovo Regolamento europeo sull’uso dei farmaci veterinari per combattere l’antibiotico–resistenza. Vengono prese delle misure specifiche per garantire un uso prudente e responsabile degli antimicrobici negli animali, viene di fatto impedito l’uso preventivo degli antibiotici e il registro cartaceo dei trattamenti viene sostituito dal registro elettronico per avere un monitoraggio puntuale sul numero e il tipo di somministrazioni.
“Un passo in avanti ma rimane il dubbio che queste nuove misure possano contrastare l’impiego illecito dei farmaci negli allevamenti”, ci spiega Enrico Moriconi, medico veterinario e Garante per i diritti animali della Regione Piemonte. Valutazione composita anche da parte di Roberto Pinton, consulente aziendale in agricoltura: “Misura utile quella del registro elettronico perché consente di avere una tracciabilità, il problema vero resta come le aziende si adegueranno visto il livello molto basso di alfabetizzazione informatica“.
Il triste primato di morti per antibiotico resistenza in Europa spetta all’Italia: ogni anno in Europa muoiono 33mila persone a causa dell’inefficiacia degli antimicrobici contro le infezioni batteriche e oltre 10mila, più di un terzo, sono italiani. Il nostro paese è ai primi posti anche per il numero delle somministrazioni anche se negli allevamenti italiani dal 2016 al 2019 l’uso degli antibiotici si è ridotto del 30%.
I tre criteri
Il nuovo regolamento individua tre criteri sulla base dei quali la Commissione stilerà un elenco di antimicrobici (classi di antimicrobici) da non utilizzare al di fuori dei termini della loro autorizzazione all’immissione in commercio e la lista di quelli che possono essere utilizzati al di fuori dei termini della loro autorizzazione, ma solo a determinate condizioni. In particolare, sono tre i criteri in base ai quali riservare un antimicrobico (o un gruppo di antimicrobici) alle cure umane:
A) è di elevata importanza per la salute umana: è l’unica o l’ultima risorsa disponibile per curare un paziente umano con infezioni gravi e potenzialmente letali
B) comporta rischi di effettiva insorgenza, diffusione e trasmissione di resistenza antimicrobica
C) non è essenziale per la salute animale, cioè strettamente necessario, oppure senza alternative terapeutiche.
Le altre regole
Sempre sulla base dello stesso regolamento, dal 28 gennaio 2022 gli antimicrobici veterinari saranno disponibili solo su prescrizione veterinaria in tutti gli Stati membri dell’Ue. I veterinari saranno tenuti a prescrivere antimicrobici sulla base della loro conoscenza della resistenza antimicrobica, delle loro conoscenze epidemiologiche e cliniche e della loro comprensione dei fattori di rischio per il singolo animale o gruppo di animali.
Inoltre, i veterinari sono chiamati a rispettare il loro codice deontologico professionale. Pertanto, devono garantire di evitare qualsiasi situazione di conflitto di interessi al momento della prescrizione dei medicinali, pur riconoscendo la loro legittima attività di vendita al dettaglio nel rispetto del quadro normativo nazionale.
La profilassi e la metafilassi sono due procedure diverse che saranno notevolmente limitate: esse saranno possibili solo in via eccezionale e solo su prescrizione veterinaria. Il trattamento dovrà essere giustificato dai veterinari dopo un esame clinico o qualsiasi altra adeguata valutazione dello stato di salute dell’animale o del gruppo di animali. Tale valutazione deve avvenire prima dell’emissione della prescrizione.
Il registro elettronico, ok ma…
Il 28 gennaio il debutto anche il registro elettronico dei trattamenti. Sarà una vera svolta per tenere sotto controllo l’uso degli antibiotici ed evitarne gli abusi? Il dottor Moriconi è scettico: “Partiamo da un presupposto: è l‘allevamento intensivo di per sé che richiede l’uso dei farmaci. Le condizioni di allevamento sono talmente difficili che la diffusione di patogeni e patologie è molto frequente. Dunque o si cambia sistema di allevamento oppure non si può in caso di bisogno non ricorrere ai farmaci. Detto questo ben venga il nuovo regolamento e le misure di contenimento. Tuttavia non basta avere un registro elettronico per contrastare le somministrazioni illecite, che sono una delle vere piaghe della zootecnia? Io resto con i miei dubbi”.