C’è già chi lo definisce una “Finanziaria bis” e chi lo chiama l’ultimo treno per Yuma. Certo è che il decreto “semplificazioni”, varato il 15 dicembre dello scorso anno e che tra oggi e domani arriverà in aula al Senato, ha tutte le caratteristiche di un mostro parlamentare.
Partito a dicembre in sordina, mentre tutti gli occhi erano puntati sulla contrastata legge di Bilancio, dall’inizio dell’anno ha cominciato a crescere, di pari passo con gli appetiti dei gialloverdi: dai dieci articoli inziali si è arrivati ad un testo che dovrà inglobare 61 pagine di emendamenti, già approvati in Commissione Bilancio, per un totale di un centinaio di commi.
Dentro c’è di tutto: mance, regolamenti di conti all’interno della maggioranza, piccole norme sulle quali si è intestardito un ministro o un parlamentare. Tutto quello che non è entrato nella legge di Bilancio, per la compressione dei tempi dovuti al negoziato con Bruxelles, e ora trova una nicchia. Ma anche tutto ciò che può far comodo in vista della finestre elettorale che si apre in febbraio: quattro elezioni regionali (Abruzzo, Sardegna, Piemonte e Basilicata) e le europee di maggio. Ora la partita si gioca sulla tempistica: il decreto scade il 12 febbraio e deve ancora essere esaminato dalla Camera: non è escluso che il governo nuovamente sfoderi l’arma della fiducia.
Così transitano 300 milioni per i Comuni per sicurezza e scuole, qualche centinaio per far fronte alla gaffe che introdusse la tassa sulle società no-profit raddoppiando l’Ires al 24 per cento. Senza contare erogazioni giuste, di fronte a grandi tragedie, ma che lasciano sempre dubbi per tempistica e scelte: 10 milioni per Rigopiano, interventi per Genova e Lampedusa.
Il “semplificazioni” è stato anche il terreno di scontro tra Lega e M5S per il regolamento di conti sulle trivelle: si è chiuso con un compromesso in base al quale si continuerà a trivellare ma le concessioni aumenteranno di 25 volte. Le Autostrade ottengono un rinvio di un anno, con una deroga al codice degli appalti, all’obbligo di mettere a gara il 60 per cento dei lavori oltre 150 mila euro. I leghisti ottengono la possibilità di regionalizzare le concessioni idroelettriche abbondanti nelle terre del Nord.
Trova un compromesso la questione degli Ncc (nolo con conducente): dopo le nottate delle legge di Bilancio e il confronto tra i grillini filo uberisti e i leghisti più vicini al mondo dei taxi istituzionali, un emendamento concede agli Ncc la possibilità di operare all’interno della provincia senza tornare in rimessa: un buon successo visto che molti Ncc ottengono la licenza in piccoli centri, ad esempio, in provincia di Roma. Nella fretta spuntano pasticci: ad esempio – come ha denunciato il Pd Matteo Richetti – un emendamento cambia in corsa i requisiti per partecipare al concorso per agente di Polizia: nel bando si parlava di 30 anni di età minima e di licenza media, ora bastano 26 anni ma ci vuole la licenza superiore. «Illegittimo e incostituzionale», dice Richetti. E non aiuta che un altro mini emendamento consenta a Salvini di comperare seduta stante divise nuove per la Polizia.
Costo: per 2 milioni.
Nell’omnibus trovano spazio la sanzione del carcere, oggetto di scontro tra grillini e leghisti, per chi non abbatte gli ulivi infestati dalla xylella, l’introduzione di limiti alla web tax (appena varata dalla legge di Bilancio), maglie più larghe per la rottamazione ter (potrà rateizzare anche chi non ha pagato la precedente entro il 2018).
Una norma salva-precari proroga da sei a nove anni abilitazione per partecipare ai concorsi universitari.
Blitz sull’Agenda digitale: dal 2020 i poteri del Commissario passano a Palazzo Chigi che potrebbe nominare con un dpcm un team di esperti in “tecnologie per lo sviluppo di programmi e piattaforme su larga scala”, il tutto per 6 milioni. Un campo in cui Cinque stelle sono ferratissimi.
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