Appello dei tecnici responsabili dopo l’ordinanza ministeriale voluta dal sottosegretario Martini. Confortini: «Provvedimento non attuabile con vera efficacia» Salvelli: «L’alt ai consumi? Basta un freezer per renderlo vano». «Per applicare in modo adeguato l’ordinanza di blocco del consumo e del commercio delle anguille del Garda è necessaria, anzi, indispensabile, una ordinanza che ne vieti anche la pesca». A dirlo, all’unisono, sono il responsabile del Servizio Caccia e Pesca della Provincia, Ivano Confortini, e il responsabile del Servizio veterinario della Ulss 22, Alessandro Salvelli.
«In queste settimane», ha spiegato il biologo della Provincia di Verona, «ci siamo confrontati con la Ulss 22 e, dal punto di vista tecnico, siamo assolutamente convinti che la ordinanza emanata dal ministero il 17 maggio scorso, così com’è non sia sufficiente. O meglio, risulti di difficile applicazione perchè vietare il consumo e la vendita delle anguille non proibisce ai pescatori di pescare questi pesci». E chi si trova nelle reti, anche per caso, un’anguilla magari di due chili, non la butta via.
L’ordinanza emanata dal sottosegretario alla salute, la veronese Francesca Martini, non è stata ancora pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e quindi, in questi giorni, teoricamente non è entrata in vigore. A parte questo aspetto, «è evidente che il Ministero non avrebbe potuto emanare una ordinanza sul blocco della pesca», ha proseguito Confortini, «visto che le competenze ministeriali non lo prevedono. Ma è altrettanto evidente che, così com’è, l’ordinanza rischia di non poter essere applicata fino in fondo».
Perchè? «Premesso che c’è stima e fiducia verso i pescatori professionisti coi quali c’è stato sempre un ottimo rapporto di collaborazione anche quando si è trattato di pescare i campioni da esaminare per il monitoraggio ittico», ha proseguito il dottor Salvelli, «è chiaro che qualcuno, anche pescatore non professionista, potrebbe pescare le anguille, conservarle in freezer e poi venderle quando l’ordinanza di 12 mesi sarà scaduta». «Uno stoccaggio», ha ripreso Confortini, «che, oltre a essere pericoloso, disturberebbe non poco l’attività di controllo da parte delle Guardie venatorie o dei Guardia pesca ma anche dal Servizio igiene alimenti e nutrizione della Ulss 22», ha aggiunto Salvelli.
Insomma: i due tecnici che, a titolo diverso, si dovranno occupare di fare rispettare l’ordinanza del ministero che ferma la vendita e il consumo delle anguille per 12 mesi, hanno una posizione identica: «Per rendere operativa tutta la filiera dei controlli e per garantire la tutela della salute pubblica col rispetto della ordinanza ministeriale, è davvero opportuna un ulteriore provvedimento di divieto di pesca delle anguille su tutto il Garda».
Ma se la Martini ha già confermato che «il ministero non avrebbe potuto emanare una ordinanza anche di blocco della pesca per motivi sanitari», a chi compete dare materialmente lo stop? «Teoricamente alla Provincia, che ha le deleghe, o alla Regione», ipotizza Confortini. «Comunque, stiamo valutando la cosa con il nostro assessore provinciale, Fabio Venturi: nessuno ha intenzione di nascondersi dietro un dito o di palleggiarsi le responsabilità. L’importante è che si arrivi al risultato».
Sul lago Maggiore, in Lombardia, c’è una situazione simile, se non identica, a quella del Garda. Lì, ad essere coinvolti da «contaminazione di policlorobifenili, sono gli agoni e non le anguille», precisa ancora l’ittiologo della Provincia. Sul lago Maggiore c’è però tanto di ordinanza che vieta la pesca di questa specie ittica che, dopo le anguille, è il pesce più ricco di grasso presente nelle acque dolci. Sarebbe insomma «quanto mai opportuno che si arrivasse a una posizione unica per tutto il Garda», chiudono i due tecnici. Anche perchè situazioni difformi tra le tre sponde rasenterebbero il ridicolo, oltre a mettere in discussione la applicazione dell’ordinanza ministeriale.
Venturi: «Pronti a intervenire»
«La Provincia di Verona s’è mossa già dal giorno della emanazione della ordinanza del ministero per verificare la possibilità di bloccare anche la pesca alle anguille e non solo il consumo o il commercio. Abbiamo scritto alla Regione, che ha la competenza sanitaria, per capire se spetti a noi o a Venezia emanare l’ordinanza: se risulterà che ha competenza la Provincia, già dalla settimana prossima faremo il provvedimento ufficiale». A dirlo è l’assessore provinciale all’ambiente, alla caccia e alla pesca, Fabio Venturi.
Il vicepresidente della Provincia annuncia pure: «Con il mio omologo della Provincia di Brescia, assessore Sala, c’è ottima collaborazione. Sono pronti a emanare un provvedimento analogo al nostro, appena sarà chiaro chi deva produrre tale atto. Per Trento, dove non ci sono pescatori professionisti e dove non si pescano, di fatto, anguille, il problema è marginale».
«Appena avremo risposta dalla Regione, se toccherà a noi, bloccheremo la pesca delle anguille per garantire ulteriormente la sicurezza dei cittadini e facilitare i controlli».
larena.it – 29 maggio 2011