La Stampa. Servono lockdown più severi, bisogna impedire i viaggi non essenziali e attrezzare gli ospedali in vista di una maggiore pressione. Lo chiede l’Europa, che ieri ha lanciato un preoccupato allarme per la diffusione delle varianti all’interno dell’Unione. A mettere in guardia i governi è l’Ecdc, il Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie, che ha rivisto il livello di rischio portandolo a «molto alto». Sono tre al momento le varianti sotto osservazione: quella britannica, quella sudafricana e quella brasiliana (non ancora individuata in Europa). Per le ultime due viene rilevata la «possibile riduzione di efficacia del vaccino».
L’allarme è arrivato ieri sera sul tavolo virtuale dei leader Ue, riuniti in videoconferenza per discutere dell’emergenza sanitaria. L’agenzia ha invitato i governi ad attivare i laboratori per il sequenziamento del virus, migliorare il tracciamento dei contatti, accelerare le vaccinazioni. Ma soprattutto ha chiesto un inasprimento delle misure restrittive e lo stop dei viaggi non essenziali, quest’ultima accolta dai leader. La stessa richiesta è arrivata anche da Angela Merkel, che in caso contrario aveva minacciato la chiusura delle frontiere.
L’altro tema che ha tenuto banco durante la riunione è stato il rallentamento delle forniture di vaccini Pfizer/BioNTech che ha colpito tutti Paesi. Questa settimana l’Italia ha ricevuto il 29% di dosi in meno, ma ad altri è andata persino peggio: Polonia e Romania hanno denunciato un calo del 50%. L’azienda continua a ripetere che da lunedì si tornerà alla normalità e che i ritardi saranno recuperati nel giro di qualche settimane: «È previsto un aumento delle dosi che saranno consegnate a partire dalla settimana del 15 febbraio – assicura un portavoce – che ci consentirà di consegnare le quantità di dosi previste per il primo trimestre e un quantitativo nettamente superiore nel secondo trimestre».
Pfizer ribadisce che il ritardo è dovuto solo alle «modifiche dei processi di produzione» che consentiranno di «fornire un numero significativamente maggiore di dosi nel secondo trimestre». In questi giorni è montato il sospetto che il calo delle consegne sia in qualche modo collegato a un ricalcolo delle dosi già fornite, visto che l’8 gennaio l’Agenzia europea del farmaco ha dato l’ok per estrarne sei da ogni fiala. Pfizer ha però spiegato a “La Stampa” che le sei dosi per fiala vengono conteggiate solo a partire dal 18 gennaio e non quindi per le precedenti consegne. Resta il fatto che alcuni Paesi sono a corto delle speciali siringhe che consentono di massimizzare l’utilizzo dei flaconcini e quindi continuano a estrarre cinque dosi, ma al prezzo di sei. Pfizer ha messo a disposizione i suoi esperti per fare dei corsi di formazione e BioNTech si è detta pronta a fornire le siringhe. Ovviamente a pagamento.
L’austriaco Sebastian Kurz ha chiesto di fare pressing sull’Agenzia Ue del farmaco affinché approvi al più presto il vaccino di AstraZeneca, mentre Merkel ha aperto all’uso e alla produzione di «Sputnik V» nel caso in cui arrivasse l’ok dell’Ema.