L’Italia, assieme al Giappone, è agli ultimi posti della classifica del benessere mentale percepito. Solo il 16% degli italiani, infatti, dichiara di essere in un pieno stato di benessere. E il dato è in calo rispetto allo scorso anno.
È quanto emerge dall’ultima edizione dell’annuale Mind health report, condotto da Ipsos e appena presentato dal Gruppo Axa. L’indagine, che ha coinvolto un campione di 16mila persone tra i 18 e i 75 anni in 16 Paesi, tra cui l’Italia, mette in luce che a livello globale, il 32% della popolazione riporta una forma di disturbo mentale, percentuale in aumento di 5 punti rispetto al 2022. E anche se l’Italia, rispetto allo scenario europeo è messa meglio (28% rispetto al 32%), di fatto cresce rispetto allo scorso anno di ben 6 punti, e l’ansia (14%), seguita dalla depressione (12%), è il disturbo più comune. Complessivamente, nel 2023, il 60% degli italiani, soprattutto donne e giovani, ha dichiarato di aver affrontato almeno una difficoltà personale.
Ma ciò che emerge dal nuovo report è che c’è anche una scarsa consapevolezza sul tema del benessere mentale e sull’importanza di un supporto professionale: nove italiani su 10 (l’88%), infatti, valutano la propria condizione mentale come buona o media, mentre un quarto della popolazione italiana (il 26%), manifesta sintomi riconducibili a depressione, ansia o stress in forma grave o molto grave.
Un altro dato interessante del Mind health report riguarda la crescita del trend relativo all’autodiagnosi e alla gestione autonoma dei disturbi. Rispetto al 2022, il numero di diagnosi effettuate da professionisti è in calo, mentre salgono significativamente le autodiagnosi su internet (+8%).
Anche sul fronte della gestione e della cura, il 44% degli italiani ha scelto di autogestire i disturbi mentali, un trend in aumento di 7 punti rispetto al 2022, ma anche più diffuso rispetto al resto del mondo (40%). Quanto alle cause del disagio mentale, a livello globale tendono a esser ricondotte principalmente a ragioni personali (33%), piuttosto che professionali (23%). Eppure, in Italia come nel resto del mondo, il 76% dei lavoratori manifesta almeno un disturbo collegabile al lavoro: dalla stanchezza alla perdita di energie e di interesse, dai disturbi del sonno allo stress e ansia. E il fenomeno attraversa trasversalmente tutta la popolazione aziendale, senza differenze tra i giovani e la generazione più anziana.
Con quali ripercussioni? Nonostante il dato sia più basso della media, il 62% degli italiani pianifica di dedicare meno energie al lavoro (rispetto al 69% a livello globale), mentre il 44% sta pensando di lasciare o cambiare impiego. Rispetto alla ricerca di una soluzione, solo una minoranza, ovvero il 25% dei lavoratori, chiederebbe aiuto alla propria azienda o a uno specialista (32%). Forse perché, come mostrano i risultati del report, più della metà del campione (51%) dichiara che l’azienda non si preoccupa della salute mentale dei propri collaboratori, mentre un terzo si dichiara insoddisfatto delle azioni intraprese, dato più alto rispetto alla media globale.
«Il tema del benessere dei propri collaboratori sta suscitando un interesse crescente da parte delle imprese, che sempre più si stanno orientando a integrare soluzioni di welfare riscontrando effetti positivi sia in termini di rafforzamento del legame con l’azienda che di produttività – precisa Chiara Soldano, Ceo di Axa Italia – Ma la strada da fare è ancora tanta. Non a caso il nostro report evidenzia come solo il 45% degli italiani sia soddisfatto del supporto ricevuto dalla propria azienda in caso di difficoltà personali e sfide vissute. Senza contare quanto alto possa essere il costo di una mancata attenzione al tema: a livello Paese stimiamo che il minor coinvolgimento delle persone che sperimentano una qualche forma di disagio psicologico sul posto di lavoro abbia un impatto economico negativo che pesa circa 3,5 punti di Pil».
«Rispetto a questa problematica – continua Soldano – abbiamo costruito in maniera integrata con la nostra offerta assicurativa, un ecosistema di servizi fisici e digitali e che si unisce a un network di 5.600 strutture sanitarie per rispondere all’evoluzione dei bisogni di cura secondo una visione olistica che abbraccia sia il benessere fisico, che quello mentale. Nello specifico offriamo ai nostri clienti servizi dedicati come ad esempio supporto psicologico per urgenze h24, rimborso delle visite di consulenza psicologica consigliate a seguito di ricovero per neoplasia maligna, sostegno dedicato per donne in gravidanza, possibilità di accedere a un servizi di psicologia online a seguito di eventi traumatici (come diagnosi di malattie gravi ed incidenti, eccetera). Un’attenzione che si rivolge anche al mondo delle aziende, dalle più piccole alle grandi corporate, attraverso numerosi servizi dedicati al benessere mentale dei dipendenti fruibili sia su canale digitale che in presenza anche attraverso la nostra piattaforma flexible benefit».