Un via vai tra leggi che cercano di affrontare il problema con razionalità e tentazioni di stermini indiscriminati. I gruppi animalisti strappano un impegno al primo ministro
Dopo la morte dell’ottantottenne economista Tachov avvenuta a Sofia nei giorni scorsi a seguito dell’attacco di un branco di cani inselvatichiti, prima nella capitale poi in tutto il Paese è scattato l’allarme randagismo, in realtà un problema pesantissimo iniziato negli anni Novanta ma che non è mai stato affrontato con competenza. Fino al 2008 la legge bulgara permetteva il massacro dei cani di strada ma non risolse il problema come neanche quella, ottima sulla carta, varata in quell’anno e suggerita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
LE STERILIZZAZIONI – Questa nuova legge prevedeva l’utilizzo del metodo TNR (Trap Neuter and Release) cioè accalappia, sterilizza e reimmetti sul territorio. Purtroppo sono tante le fonti che affermano che i soldi stanziati dalla Comunità Europea per sterilizzare i randagi abbiano preso vie assai diverse grazie alla corruzione politica e che tantissime municipalità abbiano continuato più o meno alla luce del sole a far scempio di cani senza padrone. Dopo l’incidente accaduto a Tachov, le autorità politiche della capitale hanno assunto una posizione abbastanza moderata ma piuttosto inutile. Dopo aver fatto catturare e rinchiudere in un canile municipale in attesa della soppressione tutti i cani che vivevano nel quartiere dove è avvenuto l’attacco a Tachov, il sindaco ha assicurato che non avrebbe cambiato la legge sulle sterilizzazioni ma che, anzi, le avrebbe incentivate e avrebbe costruito nuovi rifugi.
RIFUGI O LAGER? – Il 18 aprile Animals Rescue Sofia, associazione che gestisce l’idilliaco canile municipale di Bogrov ha affermato, per voce della responsabile delle pubbliche relazioni, che «contro ogni ragionevolezza, il Ministro dell’Agricoltura, quello stesso giorno aveva modificato il punto 41 della legge 209 sulla sterilizzazione e il rilascio. Al suo posto, Naidenov aveva proposto la costruzione di “rifugi” in ogni comune per la detenzione permanente di tutti i cani randagi. In questi luoghi Naidenov voleva vietare l’ingresso alle ong animaliste, decisione inquietante chefaceva pensare a strutture che nulla hanno a che invidiare a lager da tenere ben nascosti dallo sguardo del mondo». Continua la portavoce di Animals Rescue Sofia: «Sappiamo cosa succederà: questi “rifugi” non saranno affatto tali ma veri campi di concentramento in cui saranno ammassati almeno 15 cani in box grandi al massimo 30 metri quadrati. Non è previsto il periodo di quarantena né alcuna assistenza veterinaria. Non sono previste nemmeno le soppressioni ma il Ministro sa benissimo che in quelle condizioni i cani moriranno lo stesso di malattia o di cannibalismo nelle gabbie. Così ha ottenuto ciò che voleva rendendo il tutto più “digeribile” all’opinione pubblica animalista. La modifica della legge del 2008 prevede anche la soppressione dei cani malati di zoonosi (malattie animali trasmissibili all’uomo) come la tenia e l’echinococcosi. Nella realtà, ciò significa che la maggioranza dei cani accalappiati e rinchiusi sarà massacrata subito se si pensa che la Bulgaria è il primo Stato europeo per incidenza dell’echinococcosi nell’uomo.
LA MANIFESTAZIONE AL MINISTERO – Il 20 aprile, però, un altro colpo di scena, questa volta, pare, a favore dei cani. Nella manifestazione animalista composta da trecento persone davanti al palazzo del Consiglio dei ministri a Sofia c’erano delegazioni di Animals Rescue Sofia, Vier Pfoten Bulgaria e German Spay/Neuter Centre che hanno ottenuto di essere ricevute dal primo ministro Boyko Borisov. Borisov ha letto quanto gli animalisti hanno chiesto per iscritto: nessun cambiamento alla legge sulla protezione animale del 2008, sterilizzazioni contro soppressioni, cancellazioni delle modifiche fatte dal Ministro dell’agricoltura al punto 41 della legge del 2008, impostazione di una strategia comune a tutta la nazione per risolvere il problema del randagismo e, infine, le dimissioni del ministro Naydenov.
POLIZIA SPECIALE – Dopo una lunga discussione Borisov si è impegnato pubblicamente a creare un corpo di polizia speciale per il controllo della violenza sugli animali e sugli abbandoni, un database che registri tutti i cani bulgari, a posporre i cambiamenti alla legge sul benessere animale del 2008 voluti da Naydenov e renderli oggetto di discussione pubblica, a continuare a supportare il programma delle sterilizzazioni e rilasci nel Paese, tranne che per i cani aggressivi che saranno soppressi. Intanto, in tutto il Paese si sono formati gruppi spontanei di cittadini che stanno facendo scempio di cani incuranti delle leggi e delle pratiche crudeli che utilizzano per eliminarli: prime tra tutte la combustione da vivi e l’avvelenamento. In questo scenario aspro si vedrà nelle prossime settimane se il governo centrale e le amministrazioni periferiche si metteranno davvero al lavoro e daranno il via alle sterilizzazioni di massa, unico metodo che matematicamente assicura il regresso di questo tragico fenomeno.
Corriere.it – 27 aprile 2012 | 15:39