Repubblica. La seconda ondata non ha ancora raggiunto il picco, e già nasce la preoccupazione per la terza. «Se i Paesi europei non mettono a punto le infrastrutture necessarie, avremo una terza ondata all’inizio dell’anno prossimo» avverte David Nabarro, inglese, inviato speciale dell’Oms per la pandemia.
Alla terza ondata sono già arrivati Iran, Corea del Sud e Giappone (con numeri più contenuti rispetto all’Europa), Nuova Delhi e alcuni Stati americani, dopo i picchi crescenti di marzo e luglio. L’Europa, secondo Nabarro, ha perso l’opportunità «di mettere a punto le misure necessarie durante i mesi estivi, quando l’epidemia era sotto controllo».
La Spagnola, che spesso viene citata come precedente, ebbe una seconda ondata invernale più spietata della prima, poi una terza più mite. Ma la Corea del Sud oggi non sta prendendo sotto gamba il suo terzo picco di contagi. Nella nazione che fabbrica molti dei kit diagnostici usati nel mondo, test e tracciamento dei contatti hanno sempre funzionato bene, permettendo di evitare il lockdown generale. «La terza ondata è in pieno corso» ha avvertito il ministro della Salute. La Corea del Sud ha reagito annunciando chiusura di bar e nightclub, limiti per le funzioni religiose e riduzione delle attività dei ristoranti. Resteranno invece aperte le scuole, da sempre fissate come priorità. L’agenzia per le malattie infettive del Paese asiatico ha avvertito che stavolta il numero dei casi potrebbe superare i due picchi precedenti, che hanno fatto raggiungere 30 mila contagi e 500 vittime.
Tornando all’Europa, due giorni fa (prima del week-end), Gran Bretagna, Francia, Germania e Spagna hanno riportato un numero di contagi tra i 15 e i 23 mila. Solo l’Italia supera ancora i 30 mila (durante la settimana). La sensazione è che in Europa i contagi stiano decelerando. L’allentamento delle cautele finirebbe pericolosamente per coincidere con il Natale. E se, come suggeriscono le prime due ondate, flusso e deflusso seguono un ciclo di due-tre mesi, la prossima marea potrebbe colpirci prima che il vaccino sia pronto a difenderci. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha detto ieri che il vaccino sarà facoltativo, almeno in partenza: «Ma siamo pronti a valutarne l’obbligatorietà».