«Le pentole anti-aderenti? Le ho buttate via tutte, portate all’Ecocentro. Non possiamo rischiare di aggiungere ulteriori Pfas in quello che mangiano i nostri figli». La storia di Michela Piccoli, una mamma di Lonigo, è la stessa di molti genitori preoccupati dell’ovest Vicentino. Con l’emergere del caso della maxi contaminazione della falda da composti perfluoro-alchilici, comitati e cittadini della zona hanno avviato una crescente mobilitazione: proprio oggi a Lonigo (parco Ippodromo, alle 10) ci sarà un corteo di sindaci e genitori, che chiedono acqua «completamente libera dai Pfas». Ma allo stesso tempo molte mamme e papà hanno cambiato radicalmente le abitudini in casa: mettendo al bando l’acqua del rubinetto. E non solo.
Quando è iniziata l’emergenza a casa sua?
«A marzo di quest’anno. Sono un’infermiera e in famiglia siamo in quattro: io, mio marito, un figlio di 13 anni e una figlia di 14. A marzo è arrivato l’esito dello screening effettuato dall’Usl 8 sulla primogenita e in quel momento per noi è cambiato tutto».
Cos’hanno evidenziato?
«Mia figlia ha nel sangue undici volte il livello considerato limite dall’azienda sanitaria. Ha 90mila nanogrammi di Pfas per litro di sangue: nemmeno il pozzo artesiano più inquinato raggiunge questi livelli. Ho dato per scontato che valga lo stesso per mio figlio, che pure non è stato incluso nel monitoraggio (avviato sulla popolazione tra 14 e 65 anni, ndr ). Per noi è stato un macigno. Non posso non ricordare con rabbia le rassicurazioni di certi sindaci sulla bontà dell’acqua del rubinetto. O anche quelle dell’Usl».
Cosa avete fatto?
«Beh, prima l’acqua del rubinetto per noi era come per tutte le normali famiglie la fonte primaria. Da quel momento in poi abbiamo iniziato a usare l’acqua in bottiglia, per tutto: non solo per far la pasta e le minestre, ma anche per dare l’ultimo risciacquo alle verdure. Inoltre ho eliminato tutti i tegami anti-aderenti. Se non abitassimo in una zona contaminata magari rischierei, ma qui non posso accettare il pericolo che i miei figli assumano ulteriori composti perfluoroalchilici, il materiale di cui sono fatti i fondi di quelle pentole».
Come vi siete organizzati per l’acqua?
«Siamo costretti a comprare le bottiglie: a volte mia madre ci porta acqua con le taniche dal Comune dove vive lei, esterno alla “zona rossa”, quella più contaminata. So che altri genitori si procurano costantemente acqua in taniche da zone della provincia dove l’inquinamento non c’è. Naturalmente abbiamo dovuto lasciar perdere l’orto, non ci fidiamo a irrigarlo con l’acqua del nostro pozzo artesiano».
Quali ortaggi e alimenti comprate?
«Controllo sempre la provenienza delle verdure sulle confezioni, oppure acquisto da un agricoltore della zona che ha fatto le analisi sul suo pozzo, lui ha acqua pulita. Ma il punto è anche questo: a Lonigo, e in generale in questo territorio (sono 21 i Comuni contaminati tra Vicenza, Verona e Padova, ndr ), molte persone lavorano nell’agricoltura e nell’allevamento. L’inquinamento da Pfas metterà in ginocchio le aziende e loro, doppiamente danneggiati: Coldiretti e Confagricoltura devono mobilitarsi e aiutarli. Intanto la Regione cosa aspetta a comunicare i risultati dello screening sugli alimenti prodotti in quest’area? L’esame è stato fatto all’inizio dell’anno, chiediamo notizie da mesi. Non siamo degli stupidi, non ci vuole così tanto tempo a fare delle analisi (il Dipartimento di Prevenzione dovrebbe averli per fine mese, ndr )».
La Regione in questi giorni ha ridotto ulteriormente il limite massimo di Pfoa e Pfos nell’acqua potabile.
«Sono livelli ancora troppo alti. E poi continuano ad essere prodotti dalla Miteni di Trissino perfluorati a catena corta: noi siamo molto preoccupati. Negli Stati Uniti quando si riscontra un livello anche minimo di Pfas a catena corta o lunga nell’acqua, le autorità ne bloccano il consumo. La verità è che tutti i limiti sono un palliativo, l’acqua inquinata dev’essere esclusa dagli acquedotti e devono portare qui acqua pulita, con nuove condotte o con le autobotti».
Andrea Alba – Il Corriere del Veneto – 8 ottobre 2017