Sarebbero due o tre persone «malate» i responsabili delle esche avvelenate disseminate sulle colline soavesi. Un problema che si ripresenta puntualmente da sei anni a questa parte, ma finora tutte le indagini non hanno ancora portato ad assicurare alla giustizia gli autori del reato. Perchè di un reato si tratta.
«Non possono essere persone normali quelle che si divertono a fare questi gesti», ha assicurato all´assemblea di giovedì sera a Castelcerino, il sindaco Lino Gambaretto. Una riunione molto animata, dove il confronto ha puntato a cercare di risolvere il problema. Sono stati una ventina i residenti ad aver alzato la mano, quando è stato chiesto chi aveva subito casi di avvelenamento tra i propri animali. C´è chi il cane è riuscito a salvarlo, ma c´è anche chi si è visto ammazzare dai bocconi avvelenati tre cani. A un residente sono morti avvelenati anche due gatti. Cosa fare per evitare che i cani vengano! intossicati?
«Purtroppo i veleni sono lumachicidi, dai quali i cani sono attratti, anche se non si trovano nelle esche», ha detto il dottor Fabrizio Cestaro, direttore dei servizi veterinari dell´area Ac dell´Ulss 20, «l´unico modo per non farli avvelenare, è mettere loro la museruola, impedendo che mettano in bocca alcunché».
«Nel caso vedeste che ingurgitano qualcosa, è meglio sempre avere a portata di mano una bottiglietta di acqua ossigenata per farli vomitare il veleno», ha prescritto Cesare Lerco, veterinario, «è bene usare l´acqua ossigenata e non acqua e sale. Noi interveniamo nella stessa maniera, facendo la lavanda gastrica. L´ultimo caso di avvelenamento è di giovedì mattina ad Illasi».
Davanti al pubblico, Clara Sartori, promotrice della serata, ha posto un manichino, chiamato «Pinco l´avvelenatore». «Le zone dove più frequentemente si sono trovate esche avvelenate sono le colline di Fittà, C! astelcerino e la località Carcera», ha fatto notare Marco Mo! rbioli, vice istruttore della polizia provinciale, «I focolai dove si verificano casi più frequenti di avvelenamento sono, oltre Soave, la Zerpa a Belfiore e a Sommacampagna, aree che teniamo monitorate da anni. Tuttavia finora non è mai stato trovato alcuno nell´atto di disseminare tali esche. Sono state fatte denunce contro ignoti e due agricoltori sono stati denunciati, ma per aver messo esche per topi senza le dovute cautele. Abbiamo dei sospetti e stiamo proseguendo con le indagini».
«Ci serve una mano da parte dei cittadini», è stato l´appello di Morbioli, «quando avete sospetti, segnalatelo subito o alla polizia locale di Soave o alla polizia provinciale».
«Anche noi cacciatori da tempo stiamo seguendo le tracce dei colpevoli», ha garantito il presidente della Federcaccia di Soave e consigliere dell´Atc 2 dei Colli, Mario Casarotti, «abbiamo collocato anche telecamere a raggi infrarossi per beccarli. Se li troviamo e sono nostr! i soci, li espelliamo dall´ambito di caccia».
«Se non vengono assicurati i responsabili di questi avvelenamenti, chiudiamo il territorio alla caccia», è stata la proposta provocatoria di Paolo Beghini, del comitato bocconi avvelenati di Verona, che ha puntato il dito contro i cacciatori. «Già l´80 per cento di Castelcerino è vietato alla caccia», ha fatto notare però Casarotti.
«Non è chiudendo all´attività venatoria che si risolve il problema, anzi sono convinto che se sono cacciatori, si vendicherebbero e farebbero ancora peggio», ha obiettato il sindaco Gambaretto, «Si tratta di persone che non sono in grado di capire la gravità del loro gesto. Possiamo difendere questo territorio, solo se ci daremo tutti una mano a farlo».
L’Arena – 3 marzo 2012