È emergenza in Brasile, soprattutto nello Stato di San Paolo, per l’epidemia di dengue, ormai conclamata, che, dall’inizio dell’anno, ha già ucciso 122 persone oltre ad infettarne 167mila. La malattia tropicale, causata dalla puntura della zanzara Aedes Aegypti, quest’anno sembra essere più virulenta del solito.
Rispetto al 2014, infatti, il numero delle vittime è già stato superato e gli esperti dicono che il picco arriverà solamente i primi di maggio. Una situazione che sta portando al collasso ospedali pubblici e privati, dato che non esiste cura, vaccino o profilassi contro l’infezione.
Repellenti e zanzariere sembrano, per il momento, gli unici antidoti. Febbre alta, dolori muscolari e agli occhi e grande stanchezza i campanelli d’allarme. Una volta contratta la malattia gli unici rimedi per debellarla sono antipiretici e idratazione in vena, a meno che non si trasformi in febbre emorragica, quasi sempre in persone già debilitate, in cui invece bisogna procedere con ricovero immediato. Per cercare di alleviare le lunghe file di persone in cerca di flebo e medicinali, il prefetto Haddad sta facendo costruire dei tendoni medici nelle zone di San Paolo più colpite dall’epidemia. Inoltre, è stata potenziata la rete di ispettori sanitari, che sta setacciando le case di famiglie intere per cercare di debellare le larve degli insetti che si riproducono soprattutto nei ristagni d’acqua.
Una crisi aggravata anche dalla crisi idrica che sta colpendo San Paolo e dintorni e che spinge numerosi abitanti a raccogliere riserve d’acqua facendo proliferare il rischio di nuove infezioni. Data l’ostilità di numerosi cittadini agli ispettori per paura di furti e rapine, il prefetto ha deciso di mobilitare anche l’esercito che, da lunedì prossimo si occuperà di smantellare tutti i possibili focolai. E mentre anche tre importanti giocatori del campionato brasiliano sono stati messi ko dall’epidemia, l’Agenzia Nazionale di Vigilanza Sanitaria sta lottando contro il tempo per cercare di accelerare le fasi di studio clinico del vaccino e renderlo disponibile già per la fine dell’anno, invece che per il 2018 come inizialmente previsto.
La Stampa – 19 aprile 2015